LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati
LEGGENDE TENORILI- MARIO LANZA (1921-1959)- Quest’anno ricorre il centenario delle nascite di tre celebri tenori Mario Lanza ,Franco Corelli e Giuseppe Di Stefano a cui va aggiunto il centenario della morte di Enrico Caruso.
Alfredo Arnoldo Cocozza, nato a Philadelphia da genitori immigrati dal Molise, già da fanciullo era attratto dalla raccolta di dischi posseduta dal nonno materno Salvatore: trascorreva intere giornate ad ascoltarli: si dice che venne sorpreso ad ascoltare per ben ventisette volte il brano “Vesti la giubba” (I pagliacci) interpretato da Enrico Caruso. Usava cantare con i dischi, così i genitori scoprirono che aveva una voce tenorile. La madre Maria assecondò il talento del figlio, lavorando duramente per pagargli le costose lezioni di canto. L’insegnante Irene Williams procurò al ragazzo un’audizione presso il celebre direttore d’orchestra Sergej Kousewitschy che lo ascoltò in “Vesti la giubba”. L’esito fu favorevole con l’invito a studiare al prestigioso Bershire Music Center di Tanglewood (Boston). E’ qui che Freddy Cocozza, avendo il sentore di una possibile carriera sostituì il suo nome con quello della madre volto al maschile: si chiamerà Mario Lanza (foto). Dopo gli studi venne arruolato nella base militare di Marfa (Texas) ì, destinato ai Servizi Speciali come cantante. Ingaggiato per un musical, che gli frutterà un contratto discografico quinquennale con la Rca Victor. Congedato nel gennaio 1945.sposa Betty Hicks dalla cui unione nasceranno i figli Marc, Elise, Damon e Colleen. Nel frattempo si perfeziona con Enrico Rosati, già maestro di Beniamino Gigli, che farà firmare a Mario un contratto con la Columbia Concert che lo porterà a cantare negli Stati Uniti, Canada e Messico. Nell’agosto 1947 tenne due concerti alla Hollywood Bowl di Los Angeles dove, tra il pubblico, era presente Louis R. Mayer, produttore della MGM Film che aveva in cantiere la produzione di alcune pellicole di carattere musicale ed era alla ricerca di un tenore giovane e bello. Il giorno seguente Mario firmò un contratto che prevedeva sette film in sette anni. Durante la pausa delle riprese poteva tenere concerti, partecipare a trasmissioni radiofoniche e televisive, incidere dischi. Dopo la realizzazione del primo film mirò ail suo grande sogno, quello per cui aveva studiato, l’esordio nell’opera lirica: Pinkerton della Madama Butterfly a New Orleans al fianco del soprano nipponico Tamiko Kanazawa. Purtroppo la crescente popolarità, l’enorme successo e l’aumento degli impegni cinematografici allontanarono sempre più Lanza dai palcoscenici. La MGM, nel frattempo, organizzò un intero anno di tour attraverso gli Stati Uniti con il veto di prodursi in opere intere. Solo nel 1954 riuscì a liberarsi dal contratto capestro con la MGM. Nel ’57 si trasferì con la famiglia in Italia con il proposito di dedicarsi all’opera. La Scala gli offrì nel 1960 Rigoletto, mentre il San Carlo di Napoli gli offrì la possibilità di interpretare un’opera a sua scelta. Lanza scelse I pagliacci. Purtroppo la morte lo colse a Roma in clinica e i suoi sogni rimarranno tali. Interprete non amato dagli ultras della lirica che lo accusarono di mescolare la canzone leggera con le arie d’opera, un giudizio che ancor pesa, soprattutto in Italia che lo ha sostanzialmente dimenticato. Al contrario, invece all’estero, gode ancora di solida fortuna tanto che sono nati Club “Mario Lanza negli Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Russia.
Il lascito discografico comprende ben venti CD di songs da musicals e canzoni della tradizione popolare. Realizzati per l’etichetta Rca Victor .Ne scelgo due: il primo intitolato By my Love in cui canta, tra l’altro, brani celebri quali Torna a Surriento, Arrivederci Roma, Granada, Marechiare; il secondo ha per titolo Il grande Caruso ed è la colonna sonora del film omonimo (1951) che ebbe una vasta eco di successo con oltre un milione di dischi venduti. In questo CD sino presenti gli unici brani da opere realizzati da Lanza: “Celeste Aida”, “Vesti la giubba”, “Recondita armonia “ (Tosca), “Lamento di Federico” (L’Arlesiana di Cilea), “Cielo e mar” (La Gioconda), “Una furtiva lacrima” (L’elisir d’amore) e “Nessun dorma” (Turandot) a cui si aggiungono le canzoni Because, ‘O sole mio. Tutti cavalli di battaglia di Caruso, vero mito cui Mario ammirò fin fa fanciullo.
La voce trasmette sicurezza, il controllo dell’emissione sembra avvenire senza sforzi. Nei brani operistici la grana della voce è coesa, anche se non esplosiva. Tuttavia, traspare una certa genericità che, in un’epoca poco attenta al canto e allo stile dell’opera italiana ottocentesca, può far passare Lanza pe un valido cantante. (1. continua)