Chieri in rima. Auto in fila per la birra
Caro e fido “Centotorri”,
io ti scrivo non per celia,
ma per cose che tu aborri,
cose triste da impazzir.
Gli è cantuccio in Albussano
tra la via ed il vicoletto,
dove s’ode un gran baccano:
egli è certo un picciol bar.
Frequentato è assai la sera,
e di giorno, t’assicuro,
una folla schietta e vera
di ragazzi e bevitor.
Che, guidando lor vettura
grandi piccole e mezzane,
le posteggian -che paura!-
lì davanti con furor.
Già si sa che il vicoletto
nella curva dove gira,
è piccino, gli è ristretto:
la “machine” che ci sta a far?
Ma ne vedi certo molte,
lì nei pressi del locale,
sì che vedi certe svolte
perigliose da morir.
Orsù giovani, che fate?
Per la birra un sacrificio:
un pochino camminate,
ve lo devo proprio dir!
V’ha posteggio lì nei pressi,
dieci posti, una ventina,
e non siete certo fessi,
se marciate siate fier.
Non temiate che vi cada,
gamba o piede nel cammino:
per raggiunger Madrugada
e poi darsi a schietto ber.
La bevanda è nota e buona,
compagnia non manca certo,
già nell’aria qui risuona
il sapore del goder.
Ma la macchina ingombrante
ho piazzato al posto suo,
e con cuore palpitante.
levo in alto il mio bicchier!
Vincenzo Tedesco