Paralimpiadi, lo sport di superare i propri limiti
Ne sono passati lustri da quando il medico Sir Ludwing Guttmann, neurologo tedesco, naturalizzato britannico ideò la prima edizione dei Giochi di Stoke Mandeville, le future Paralimpiadi. A lui si deve l’inserimento della pratica sportiva come complementare alla fisioterapica nel processo di riabilitazione di soggetti affetti da lesioni midollari nell’ospedale di Stock Mandeville cittadina inglese dove il medico esercitava. Il medico, infatti, negli anni quaranta introdusse lo sport come mezzo fondamentale per la riabilitazione di persone paralizzate con traumi spinali, dei reduci di guerra che riportarono amputazioni e traumi vari, descrivendo sia i benefici fisici sia psicologici dell’attività sportiva.
Durante le Olimpiadi di Londra del 1948, Guttmann, comprende che la pratica sportiva per i mielolesi può diventare parte integrante della vita, aiutando i pazienti a ritrovare autostima, fiducia, dando nuova dignità e opportunità di reinserimento nella vita sociale. Una ventina di atleti, tra loro anche quattro donne, partecipano ai giochi di Stoke Mandeville e il successo fu tale che in seguito assumeranno la denominazione di Giochi Paralimpici o Paralimpiadi così come noi oggi li conosciamo.
Storicamente ricordiamo come data ufficiale il 1960, anno in cui si disputano le Paralimpiadi moderne, con l’edizione di Roma. E’ la prima volta che i Giochi Olimpici e Paralimpici si svolgono nella stessa città. L’otto settembre nello stadio dell’Acquacetosa 400 atleti in carrozzina, in rappresentanza di 23 paesi sfilano davanti a circa 5000 spettatori. La delegazione più numerosa è quella italiana. Tra le discipline che sono praticate, troviamo il biliardo, il lancio del giavellotto, la scherma, la pallacanestro, il tennistavolo e il tiro con l’arco. L’Italia, per dovere di cronaca, conquista 28 medaglie d’oro, 30 di argento e 24 di bronzo.
I Giochi Paralimpici estivi e invernali ormai sono diventati un appuntamento imperdibile, che si ripetono parallelamente ai giochi olimpici, ogni quattro anni. Durante le mie lezioni di Scienze Motorie, sia in presenza sia in DAD quindi a distanza, riservo sempre per i miei studenti liceali un paio di lezioni sul tema dello sport e disabilità, argomento che assume sempre grande interesse nei ragazzi e che permette loro di avvicinarsi a un mondo, lo sport e la disabilità in maniera semplice e chiara.
Attraverso lo sport si acquisiscono nuove consapevolezze e si superano i propri limiti nel rispetto delle proprie capacità ed è proprio questo processo che permette alle atlete e agli atleti di vincere nuove sfide, dove lo stereotipo della disabilità è abbattuto e dalle disabilità stesse si passa alle diverse abilità, che attraverso allenamenti, fatica, impegno costante porta al raggiungimento di quel traguardo che, piccolo o grande, è già un successo enorme. Lo sport praticato in modo idoneo, da sempre assume dei valori importati quali, tra gli altri, la socializzazione, il divertimento, l’integrazione e la relazione con l’altro (avversario o compagno di squadra), il rispetto verso gli altri, la collaborazione ed evidenzia l’aspetto ludico ma non solo: l’importanza dell’autonomia e delle nuove indipendenze danno fiducia, aumentano l’autostima e apportano un benessere psicofisico non indifferente. Il mantenimento di uno stato di salute ottimale si acquisisce anche attraverso una sana pratica sportiva, proprio così come Guttmann intendeva quando trovò affinità tra aspetti riabilitativi e terapeutici attraverso il movimento finalizzato. Per questo è importante promuovere lo sport nelle persone con disabilità al fine di dare vita a nuovi stimoli che permettono di scoprire con gioia nuove potenzialità personali, potendo raggiungere risultati positivi, ottimizzando la propria prestazione. Sport amatoriale e sport agonistico quindi come percorso di crescita e miglioramento non solo fisco ma anche personale in ogni circostanza.
I XVI Giochi paralimpici di Tokyo, stanno portando eccellenti risultati, la delegazione italiana in questa edizione dei giochi conta 113 partecipanti (sessanta atlete e cinquantatré atleti) che ancora una volta ci fanno sognare con le loro vittorie. Come non citare la straordinaria vittoria di Beatrice Vio al fioretto individuale, dove ancora una volta ha ripreso l’oro dopo Rio ma soprattutto dove ha sfidato e ha vinto contro un’infezione da stafilococco che nell’aprile scorso rischiava di portarle via un braccio e non solo … e questa sua dichiarazione ai media, arrivata solo dopo la vittoria, ci ha permesso ancora una volta di comprendere quanto sia più forte la voglia di vivere con tutte le sue sfumature e quanto sia bello vedere i propri sforzi e il grande impegno ripagati in questo modo. Emblematica e bellissima la frase che ha scritto sui social dopo la vittoria: “Se sembra impossibile … Allora si può fare … Due volte”. Ancora una volta devo ricordare che lo staff dietro ad un atleta fa la differenza: allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti, psicologi dello sport, … quando l’atleta vince, la vittoria è anche di chi sta dietro le quinte e la nostra Bebe lo afferma con sicurezza.
Ma non solo Bebe Vio è protagonista di questi Giochi, ci sono moltissimi altri atleti che stanno portando grandi risultati, come non riportare il bronzo nel Triathlon categoria PTWC di Giovanni Achenza dove forse il fattore insolito non è tanto nella sua disabilità (perdita dell’uso degli arti inferiori per infortunio sul lavoro) ma nell’età, cinquanta anni, dove solitamente si è già fuori età in molti sport e dove lo stereotipo sportivo ad alto livello è che “dopo una certa età sei fuori”. L’argento della calabrese Anna Barbaro nel Triathlon cat. PTVI guidata dalla valdostana Charlotte Bonin, dove Anna dedica la sua vittoria all’Italia e alla sua Calabria perché “ … Quando reagiamo, ce la facciamo”. Nel nuoto fra i tanti e le tante medagliate come non menzionare Carlotta Gilli, oggi 30 agosto al suo secondo oro e alla sua quinta medaglia olimpica (due ori, due argenti e un bronzo) con record mondiale nei 200 misti. Wandergilli, la moncalierese così soprannominata per la sua velocità in acqua e le sue qualità fisiche, in queste sue prime Paralimpiadi ha già raggiunto risultati superlativi: cinque gare cinque obiettivi centrati, ipovedente per la malattia di Stargardt, conta alle spalle un ricco bottino di premi, record mondiali ed europei in vasca lunga e mondiali in vasca corta, e siamo sicuri che altri successi arriveranno anche in futuro. Tantissimi altri atleti che non ho qui menzionato ci stanno regalando emozioni e altrettante ce ne regaleranno in queste Paralimpiadi che giungeranno al termine in questo fine settimana, quindi sarà bello continuare a godere di questi momenti, dove seppur Tokyo sia lontanissima, diventa più vicina grazie ai media, ai social ma soprattutto grazie al calore, alle emozioni e alle belle imprese dei nostri atleti Paralimpici. In attesa delle Paralimpiadi Invernali … a marzo 2022 sarà un’altra bella storia da vivere e da raccontare.
Dott.ssa Roberta Benedetta Casti, professoressa Scienze Motorie e Sport, psicologa dello sport