Asl To 5. Ospedali e case di Comunità e Centrali Operative Territoriali. Dove, con quali funzioni e che rapporti avranno con gli attuali ospedali

Come ha riportato 100torri  ieri, l’Asl To5 ha definito il Piano per la realizzazione di alcune strutture sanitarie che dovranno potenziare la risposta della sanità territoriale in modo capillare. Si tratta di strutture intermedie tra i presidi ospedalieri e i distretti. 2 Ospedali di Comunità: Carignano e Nichelino. 7 case di Comunità: Santena e Castelnuovo don Bosco per il distretto di Chieri. La Loggia e Trofarello per il distretto di Moncalieri, Vinovo per il distretto di Nichelino e Carmagnola e Carignano per il distretto di Carmagnola. 2 Centrali Operative Territoriali (COT): Chieri e Nichelino.

Riteniamo utile pubblicare le note tecniche che l’asl To 5 ci ha fatto pervenire, per spiegare meglio che cosa si intende per Ospedale e casa di comunità e Centrale operativa territoriale.

Ospedale di Comunità

“Il SSN mira al potenziamento dell’offerta dell’assistenza a livello territoriale attraverso la creazione di nuove strutture e presidi territoriali come l’Ospedale di Comunità. Questo potrà avere una sede propria, oppure presso presidi ospedalieri riconvertiti, presso strutture residenziali socio-sanitarie ma gerarchicamente è riconducibile all’assistenza territoriali distrettuale. L’ospedale di Comunità è dotato di alcuni posti letto. La responsabilità clinica del paziente è in capo al MMG (Medico di Medicina Generale) o a un medico operante stabilmente nella struttura, mentre è garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, coadiuvati da OSS e altri professionisti. L’Ospedale di Comunità potrà anche facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti. Non si tratta quindi solo di curare la persona ma anche di prepararla per il ritorno a casa.

L’ospedale di Comunità prevede va a colmare il buco tra due condizioni:

  • per le condizioni non acute ma con richieste assistenziali importanti il ricovero in strutture sanitarie non ospedaliere (es. clinica riabilitativa dopo ictus o frattura femore)
  • per le condizioni non acute e con richieste assistenziali non importanti per i quali si prevede l’assistenza domiciliare che però non può essere gestita”

Case di Comunità

“Le Case della Comunità sono strutture sanitarie, promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria. La sede della Casa della Comunità deve essere visibile e facilmente accessibile per la comunità di riferimento perché è il luogo dove il cittadino può trovare una risposta adeguata alle diverse esigenze sanitarie o sociosanitarie.

  • In queste strutture, al fine di poter fornire tutti i servizi sanitari di base, il Medico di Medicina Generale e il Pediatri di Libera lavorano in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.
  • La figura chiave nella Casa della Comunità sarà l’infermiere di famiglia, figura già introdotta dal Decreto Legge n. 34/2020 che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità.
  • Secondo il PNRR, la Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici.
  • La Casa della Comunità è finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi sociosanitari) e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.”

La Centrale Operativa Territoriale (COT)

L’ospedale San Lorenzo di Carmagnola

“La COT svolge un ruolo di integratore e di facilitatore tra l’Ospedale ed il Territorio. Dispone della mappa delle disponibilità e delle soluzioni offerte dal territorio e garantisce la continuità assistenziale nel percorso del paziente, organizzando le attività post dimissione e riducendo la percentuale di nuovi ricoveri non necessari.”

Il territorio

“Il sistema territoriale, costituito dal MMG, dal servizio infermieristico distrettuale (ADI) e dal servizio sociale comunale, è collegato alla Centrale Operativa Territoriale dalla quale riceve le segnalazioni in tempo reale, corredate da tutte le informazioni necessarie alla presa in carico.”

Le strutture

“Le strutture (Cure Intermedie, RSA, Hospice ecc.) sono integrate nel processo e condividono le disponibilità con la Centrale Operativa Territoriale, in modo tale da garantire l’ottimizzazione del flusso di dimissione e massimizzare il turnover sui posti letto.  La piattaforma consente di rendere visibili le proprie disponibilità, effettuare l’accettazione del paziente, gestire le domande di proroga e facilitare il processo di dimissione al domicilio.”

 

Il quadro, spiegano all’asl To5, è comunque in piena, continua evoluzione. Su tutto, incombono le scelte (tutt’altro che scontate e purtroppo per nulla immediate) della Regione sulla localizzazione e poi sulla realizzazione dell’Ospedale Unico. In teoria, se sarà a Moncalieri e zone limitrofe (Vadò?), dovrà essere individuato un ruolo diverso agli attuali ospedali di Chieri e Carmagnola. Impensabile che possano ridursi a Ospedali di Comunità, senza pronto soccorso e solo con alcuni posti letto. Un problema (confermano all’asl To 5) che comunque si porrà solo tra … una decina (quindicina) di anni…