NOVARA: I NO PASS SFILANO VESTITI COME I DEPORTATI NEI CAMPI NAZISTI

Lo scorso sabato pomeriggio il centro storico di Novara è stato attraversato da un corteo contro l’introduzione del Green pass (circa 150 persone). La ribellione ha assunto connotati assai discutibili perché i partecipanti, oltre a presentare i consueti cartelli e slogan sulla dittatura sanitaria e la libertà tradita, indossavano pettorine a strisce bianche e grigie, che volevano richiamare le divise dei prigionieri dei campi di concentramento nazisti, e reggevano file di corde con nodi, a richiamare il filo spinato degli stessi campi. Volevano evocare quindi i lager nazisti con la loro cancellazione di ogni libertà e diritto, tentando un assurdo accostamento all’attuale situazione caratterizzata dagli obblighi di Green pass.

Non si sono registrati incidenti, ma l’iniziativa ha determinato una dura presa di posizione da parte della Comunità ebraica. Anche il Sindaco di Novara Alessandro Canelli ha voluto stigmatizzare quanto avvenuto, rilasciando una decisa dichiarazione di cui riportiamo un consistente stralcio: “Paragonare una posizione ideologica relativa ad un vaccino e ad un green pass alla pagina più tragica della nostra storia e a persone che sono state deportate, umiliate, torturate, annientate psicologicamente e assassinate è a dir poco vergognoso. Esprimere le proprie idee e il proprio pensiero è non solo giusto ma anche un diritto sancito dalla Costituzione.  Quindi nulla da dire sulla possibilità di manifestare il dissenso al Green pass, ma ci sono limiti che non dovrebbero mai essere superati e soprattutto non attraverso la violenza. Perché di questo si tratta, di violenza psicologica che va condannata con forza esattamente come la violenza fisica… hanno portato nella nostra città una protesta inaccettabile per come è stata messa in scena. I manifestanti non potevano scegliere modo peggiore per esprimere una posizione sulla quale si può o meno essere d’accordo ma che non doveva diventare causa di vergogna e di polemica nella nostra comunità”.

E.D.P.