Alba- La Cerca dei Tartufi dichiarata patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO

Foto Davide Dutto

La ‘Cerca e della cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ è ufficialmente iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale. La decisione è stata comunicata questa mattina, giovedì, a seguito del pronunciamento del Comitato intergovernativo UNESCO ed è stata accolta ad Alba in diretta in videoconferenza nella sala Fenoglio dal sindaco Carlo Bo e dal presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo Antonio Degiacomi. Si conclude così un iter iniziato a marzo 2020.

“Il riconoscimento UNESCO di un’antica e grande tradizione italiana coinvolge profondamente il nostro territorio che già beneficia dell’iscrizione dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Monferrato e Roero e dell’inserimento di Alba tra le Città creative per la gastronomia – ricorda il Carlo Bo -Ringraziamo l’associazione nazionale città del tartufo, la FNATI e il centro nazionale studi del tartufo per il lavoro di tanti anni che ha reso possibile questo grande risultato. Questo momento di festa deve ricordarci che sul nostro territorio la cerca del tartufo rappresenta una pratica di profondo significato culturale che continueremo a valorizzare, forti di questo storico riconoscimento”.

Una candidatura di carattere nazionale per l’Italia, che ha visto il coordinamento tecnico-scientifico istituzionale del Servizio II- Ufficio UNESCO del Segretariato Generale del Ministero della Cultura (MiC), il cui percorso è stato seguito e implementato dalla partecipazione diretta e costante della vasta comunità che si identifica nell’elemento, una rete interregionale nazionale composta dall’Associazione nazionale Città del tartufo (Anct), soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione nazionale associazioni tartufai italiana (Fnati), da altre libere Associazioni e da singoli Tartufai.

La ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia’ rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio di conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le competenze del tartufaio e quelle del cane con la sua capacità olfattiva, di cui l’uomo è abile addestratore e con il quale crea un rapporto simbiotico. Una tradizione antica che racconta di una pratica che accomuna l’Italia dal Nord al Sud declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.

“Siamo entusiasti di questo risultato, finalmente ce l’abbiamo fatta – ha commentato Michele Boscagli, presidente di Anct – otto anni di lavoro sono stati apprezzati, è stato un percorso che, grazie alle istituzioni competenti, ha dato l’opportunità a tutti i soggetti coinvolti di comprendere l’importanza di salvaguardare saperi e conoscenze della tradizione dei tartufai italiani. Un patrimonio collettivo, prezioso anche per le generazioni future, che va ben oltre il valore del prodotto in sé”.

Il percorso che ha accompagnato la candidatura ha consentito di acquisire consapevolezza di essere comunità e di portare avanti un lavoro di catalogazione, finora mai realizzato, per documentare una lunga tradizione praticata e tramandata in gran parte del Paese.

“È un obiettivo che ci eravamo posti e dopo un lungo lavoro siamo riusciti a raggiungerlo – ha precisato Fabio Cerretano a nome delle associazioni dei tartufai italiani – la Cerca e cavatura del Tartufo è un grande patrimonio culturale immateriale tramandato di generazione in generazione fatto di storia, di cultura e di tradizioni che abbraccia tutta l’Italia, da nord a sud, e ora ottiene questo prestigioso riconoscimento dall’UNESCO. Un sogno che finalmente si avvera”.

“Dopo i Paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero-Monferrato, le Residenze reali dei Savoia e i Sacri Monti, ora anche la l’affascinante e misteriosa ricerca del tartufo diventa patrimonio dell’intera Umanità – ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – E come per i paesaggi vitivinicoli disegnati dalle mani dell’uomo è il legame con la terra a fare la differenza. Consapevoli però che il tartufo nasce quando e dove vuole: è merito solo della Natura e noi di questo patrimonio prezioso le siamo estremamente grati”.