ARTABAN, IL QUARTO RE MAGIO

  Non si può parlare dell’Epifania  senza menzionare i Re Magi, gli ultimi personaggi a comparire sulla scena del presepe, i quali segnano il coronamento della venuta del Bambino Gesù e il suo riconoscimento nel mondo non solo da parte degli umili pastori, ma anche da parte degli uomini portatori del sapere.    “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo» (Matteo 2,1-2).    Nel testo di Matteo non sono citati né i loro nomi, che si trovano invece in uno dei  Vangeli apocrifi, il Vangelo degli Ebrei o dei Nazareni, né il loro numero che in testi non canonici dei secoli successivi varia da due fino a dodici.     La tradizione li identificherà di volta in volta come uomini di scienza  provenienti da Babilonia, sacerdoti persiani di Zoroastro, astrologi o astronomi  ma in ogni caso come viaggiatori giunti da un lontano e generico Oriente e assegnerà loro i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.    E’ presumibile invece che il numero dei Magi si sia assestato a tre in base al loro valore simbolico. Infatti il numero tre è ricorrente nelle Sacre scritture e come altri numeri quali 1, 7, 10, 12, è investito di un significato preciso: tre sono i giorni che separano la morte dalla resurrezione di Cristo, tre sono le persone della Trinità, tre sono i doni offerti al Bambino, oro, incenso e mirra.

Ma allora, quanti sono realmente i Magi?    Anche se non menzionato in nessun Vangelo, nella tradizione cristiana dei secoli passati e in molte leggende è citato anche un quarto Re Magio, di nome Artaban. Proveniva dalla Persia e come gli altri tre vide la stella nel cielo che preannunciava un evento prodigioso;  non giunse però in orario all’appuntamento stabilito con i suoi compagni per cui dovette mettersi in viaggio da solo alla ricerca di Gesù, ma non arrivò mai a Betlemme.  Anche lui portava un dono prezioso da offrirgli: uno scrigno contenente tre perle bianche come la luna e grandi come uova di piccione, oppure, secondo un’altra tradizione, una perla, uno zaffiro e un rubino.    Nel suo lungo peregrinare incontrò molte persone povere alle quali donò il tesoro che aveva riservato per il Re dei Re. Una perla la donò ad un vecchio povero e malato, un’altra la utilizzò per salvare un bambino che stava per essere ucciso da un soldato di Erode, e l’ultima per riscattare una giovane ridotta in schiavitù.    Artaban continuò a viaggiare per tutta la vita, cercando continuamente informazioni sul bambino al quale voleva rendere omaggio. Infine, dopo 33 anni, sfinito dal lungo peregrinare, giunse a Gerusalemme nel periodo in cui un uomo, Gesù di Nazareth, stava per essere crocifisso.     Così, quando ormai credeva di avere fallito la sua missione e di avere sacrificato la sua vita per inseguire un sogno irraggiungibile, Artaban si trovò finalmente al cospetto del Bambino che aveva tanto cercato e poté finalmente concludere il suo lungo, estenuante viaggio e avere pace.