Scuola ed educazione sessuale: passato e presente di un tema ‘caldo’. Anche a Chieri…
Quest’anno, tra le proposte di attività formative presentate dall’ASLTO5 per il periodo scolastico 2021-2022 compare anche ‘educazione all’affettività’ , un programma di due ore destinato agli studenti della scuola secondaria di primo grado e guidato dalle ostetriche del D.M.I., il cui obiettivo è offrire un confronto qualificato sul tema della sessualità. Nel frattempo le scuole secondarie di secondo grado sono tagliate fuori dal progetto. Ma la vera domanda è: sono efficaci incontri come questi?
In Italia non esiste un vero piano, valido e approvato, per educazione sessuale nelle scuole: è sempre toccato ai presidi gestire eventuali attività di questo tipo, vincolate per altro della disponibilità di fondi. Un tentativo per rendere più uniforme l’educazione alla sessualità è stato fatto nel 2015 con la legge 107 che promuove l’educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere e delle discriminazioni. Tuttavia non è mai realmente entrata in vigore, e dunque la situazione è rimasta ingarbugliata.
Vediamo ora com’è la situazione nella regione Piemonte.
Il primo approccio all’educazione sessuale della regione risale al 2018 con l’approvazione del progetto “lezioni d’amore”, su iniziativa del consigliere regionale Gabriele Molinari, per sensibilizzare alla violenza di genere: un ciclo di corsi di educazione sentimentale rivolti alle quarte e quinte superiori, in cui però non erano contemplati temi fondamentali come l’identità di genere e l’orientamento sessuale.
A Chieri, invece, nel lontano 2012 si ebbe una prima divergenza sul tema, quando la proposta del consigliere comunale Raffaele Furgiuele di munire i licei di distributori di contraccettivi, come avveniva già a Torino, venne rifiutata dal preside del liceo Monti, Salvatore Perna, che riteneva che l’educazione sessuale non dovesse esser trattata nelle scuole. Alla fine la proposta si era ridotta a un nulla di fatto, visto che il preside del Vittone, Angelantonio Magarelli, sebbene si fosse dimostrato più disponibile, non aveva attivato nessun provvedimento particolare.
In ogni caso, a parlare sono le statistiche, e queste dicono che l’Italia è rimasta tra gli ultimi paesi europei a non disporre di un programma di educazione sessuale, il quale è fondamentale per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze precoci e per sviluppare una sessualità sana fondata sul rispetto e la consapevolezza, come dimostrano i dati dei paesi in cui è presente l’insegnamento di questa materia nelle scuole. Progetti così esigui, di sole due ore all’anno, per la formazione degli adolescenti alla sessualità, sia biologica che emotiva, non sono sufficienti né tanto meno proficui.
Noi però non ci fermiamo qua e continueremo ad approfondire l’argomento, quindi alla prossima!
Anna Carfì