Ipnosi: tra miti e falsi miti
In questo articolo vi parlerò dell’ipnosi in quanto molto spesso in tale “magica” parola si racchiudono miti e falsi miti che vengono poi interpretati soggettivamente, secondo le proprie conoscenze o addirittura secondo ciò che viene erroneamente recepito da video, immagini, che molto spesso raccontano la pratica ipnotica come pericolosa, misteriosa, che va a carpire nel più profondo del nostro intimo, dove persone ingenue si lasciano “suggestionare” da personaggi ambigui, curiosi e strani, che potrebbero farci fare anche azioni sconsiderate, come consegnare il proprio portafogli, oppure farci compiere azioni motorie strambe e imbarazzanti alla “Giucas Casella”, personaggio pubblico che tra l’altro io apprezzo come show man.
In realtà, lo stato ipnotico è evidenziato come uno stato alterato della coscienza che però non è riconducibile al sonno e come definisce il più grande studioso, il padre dell’ipnosi Milton Erickson “L’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi”. Sembrerà strano ma la nostra mente entra in uno stato ipnotico continuamente, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Un altro aspetto importante è che ogni essere umano ha la capacità di entrare in autoipnosi, questo passaggio, ovviamente, richiede una consapevolezza e una conoscenza approfondita del proprio sé.
Molti medici e studiosi della psiche umana si avvicinarono in passato allo studio della trance, non è possibile qui citarli tutti ma mi limiterò a tracciare un breve riassunto sulla storia dell’ipnosi, riprendendo sommariamente le teorie di alcuni dei più grandi esperti di questo fenomeno.
L’ipnosi origina in un tempo molto antico, se già pensiamo agli antichi egizi che praticavano l’ipnosi dandone un valore magico-religioso, ma troviamo, andando avanti nel tempo, studi su questa pratica che tra il XVIII e gli inizi del XIX secolo veniva definita “magnetismo animale” e assumerà il nome di Mesmerismo, da Franz Anton Mesmer che introdusse la relazione umana tramite la teoria del fluido vitale e del magnetismo. Qualche tempo dopo, intorno alla seconda metà del XIX secolo, James Braid porta attenzione agli aspetti fisiologici e soprattutto psicologici dell’ipnosi, associando a questo stato alterato della mente il termine di “neuro hypnotism (sonno nervoso). Un altro grande ipnotista fu Jean Martin Charcot che apre le porte dell’induzione ipnotica attraverso la tecnica della levitazione mano-braccio, Pierre Janet invece diede una strutturazione al fenomeno della suggestione, spiegandone il fenomeno e dando origine all’idea della concezione della trance naturalistica (che Erikson riprenderà e svilupperà in seguito), dove in questo stato devono essere utilizzate le risorse dell’inconscio. L’ipnosi si sviluppa come una vera e propria scienza nel XX secolo, Joannes Schultz da origine al training autogeno nel 1928. Milton Erickson porrà l’accento sulla trance come fenomeno relazionale, dove il rapport è inteso come la assoluta capacità di concentrazione della persona sul proprio terapeuta/ipnotista, riprendendo così le teorie di Braid sul monoideismo (un’idea alla volta) come atto di concentrazione ed esperienza da accogliere.
Ma vediamo ora molto brevemente qualche indicazione sull’utilizzo dell’ipnosi come supporto psicologico in ambito clinico.
Il lavoro nella visione classica ha come scopo quello di far emergere la parte più profonda della psiche umana, facendola “partecipare” attivamente e creando un dialogo con la parte consapevole permette di raggiungere uno stato mentale equilibrato. L’inconscio affiorando in superfice coinvolge in maniera totale la persona che impara a riconoscere il proprio inconscio come un alleato, una guida che permette di facilitare il cambiamento.
L’ipnosi può essere utilizzata con successo in ambito lavorativo, clinico per ridurre ansia e stress, per risolvere fobie e dipendenze, per aiutare il processo di guarigione dovuto a traumi psichici e fisici ma non solo, infatti, è un metodo efficace per ottenere quel cambiamento terapeutico che a volte risulta essere difficoltoso con altre tecniche e metodi. Qualche anno fa partecipai a un seminario di ipnosi clinica della Scuola di Franco Granone (CIICS) e rimasi folgorata dalle potenzialità dell’ipnosi in campo medico: la riduzione del dolore in pazienti con patologie fisiche cronicizzate, l’applicazione nei disturbi alimentari, il controllo del dolore ma soprattutto la sua riduzione in odontoiatria (cure dentali e paradentali senza anestesie), in ostetricia (durante il parto), in cardiochirurgia (interventi chirurgici effettuati senza anestesie), e non per ultimo la remissione della sofferenza in soggetti grandi ustionati durante delle sedute fisioterapiche che potevano compiere alcuni movimenti dei quattro arti nonostante ustioni di grado piuttosto elevato. Tutto ciò mi ha letteralmente conquistata. Ma quella non era la prima volta che mi avvicinavo all’ipnosi; infatti, avevo seguito qualche mese prima un paio di moduli sull’ipnosi applicata allo sport, frequentando un corso del professor Giuseppe Vercelli, e in questo caso ho potuto sperimentare e sperimentarmi con l’ipnosi. Quindi l’ipnosi svolge un ruolo importante anche nello sport dove, grazie all’intervento specifico, si vanno ad attivare quelle risorse dell’atleta che possono fare la differenza.
L’induzione ipnotica seppur possa apparire complessa, richiede una procedura articolata: l’intervento più famoso e discusso è senza ombra di dubbio relativo all’ipnosi regressiva, infatti, quando parlo con amici e conoscenti la domanda che quasi tutti mi pongono è: “Ma davvero nell’ipnosi regressiva si scopre di aver vissuto in un’altra vita?” oppure … “L’ipnosi regressiva è affascinante ma avrei paura a farmi ipnotizzare”, questo dimostra che il mondo dell’ipnosi è ampio e generalmente le persone “non addette ai lavori” possiedono conoscenze mitizzate che inevitabilmente portano ad un’idea alterata dell’argomento. Ma a parte l’ipnosi classica, esistono anche altre tipologie di ipnosi e, in modo particolare come sostiene Chisotti, l’ipnosi costruttivista attinge da tutte le fonti che danno i risultati e l’ipnosi è una visione degli stati mentali, una particolare realtà degli stati mentali.
Marco Chisotti, psicologo, psicoterapeuta è fondatore, presidente e docente della SIC, Scuola di Counseling ad indirizzo ipnologico costruttivista, presidente e formatore AERF (Associazione Europea per la Ricerca e la Formazione) e la dottoressa Arianna Romano hanno elaborato l’ipnosi dei cinque sé come un percorso che permette di mettere a fuoco le proprie risorse potendo ottenere un riequilibrio e una crescita personale. Ogni Sé è parte integrante degli altri e ci appartiene. Sinteticamente riporto qui sotto i significati dei cinque sé che sono sviluppati nel libro “Dalla coscienza alla consapevolezza. L’ipnosi meditativa dei cinque sé” scritto dal dott. Chisotti e dalla dott.ssa Romano:
- Sé corporeo che comprende le sue memorie motorie, le sue sensazioni a più livelli.
- Sé emotivo, le memorie affettive ed emotive tipiche dell’essere umano, che si costruiscono all’interno della nostra vita e si aprono alle nostre esperienze legate alle memorie dei vissuti che vanno a costruire le nostre emozioni.
- Sé autobiografico la storia che portiamo con noi, per come la viviamo e la ricordiamo questa può essere modificata e migliorata.
- Sé relazionale come disponibilità e innata esigenza al relazionarci con l’altro e con il mondo esterno.
- Sé spirituale che riporta al dialogo interno con il nostro inconscio che diventa una parte positiva, l’inconscio come una guida che ci porta sulla giusta strada, sia in termini evolutivi come sviluppo personale e spirituale.
Esiste un tempo bio-fisiologico scandito da ritmi (ritmi circadiani, ritmi ultradiani, ritmi infradiani), ma anche un tempo psicologico, il tempo interno.
L’operatore specializzato che lavora nella relazione di aiuto deve prestare attenzione alle varie unità temprali di riferimento contestuale, quelle unità di misura con le quali processiamo tutti i dati che riguardano il divenire, e deve rispettare il tempo del cambiamento; quindi, il tempo che ognuno di noi ritiene sia necessario o del quale di fatto ha bisogno perché il nuovo, l’appreso, possa far parte dei propri processi interni e/o relazionali. Ci vuole del tempo per predisporre le cose dentro di noi. L’ipnosi diventa quell’attenzione in più che può portare alla normalizzazione temporale (ore, giorni, settimane…) e all’atto della confidenzialità sull’inconscio che assume un significato preciso e contestuale per ciascuno di noi e del proprio stato mentale. Il dialogo con “l’amico Inconscio” diventa possibile dal momento in cui siamo in grado (o meglio quando impariamo attraverso un percorso strutturato) di riconoscere le nostre intuizioni e la nostra creatività che spesso affiorano alla mente in modo sottile e celato.
Dott.ssa Roberta Benedetta Casti
Psicologa, psicologa dello sport, chinesiologa, esperta in ipnoanalisi