Chieri e il Giorno del Ricordo. Gaspardo Moro: “Serve favorire la comprensione e la pacificazione delle coscienze”
In una lettera a 100torri, Massimo Gaspardo Moro, consigliere comunale di Chieri e già assessore all’ambiente e alla viabilità nella Giunta Martano, interviene nel dibattiuto appena avviato da un altro consigliere comunale, Tommaso Varaldo, e in cui si è registrata la presa di posizione dell’assessore alla cultura Antonella Giordano, sull’evento organizzato dal Comune in occasione del Giorno del Ricordo.
“Gentile Direttore, intervengo perché ho studiato la storia del nostro confine orientale nell’800 e ‘900, stimolato dalla storia della mia famiglia.Nei giorni scorsi, all’approssimarsi della ricorrenza del Giorno del Ricordo, abbiamo assistito purtroppo a nuove polemiche di parte.Bisognerebbe tenere a mente la prefazione del recente saggio “Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza”, del professor Raul Pupo, uno dei massimi e più equilibrati storici di quei fatti.Ricorda Pupo che i territori dell’Adriatico orientale sono stati uno dei laboratori della violenza politica del ʼ900: scontri di piazza, incendi, ribellioni militari come quella di D’Annunzio, squadrismo, tentativi rivoluzionari, stato di polizia, persecuzione delle minoranze, terrorismo, condanne del tribunale speciale fascista, pogrom antiebraici, lotta partigiana, guerra ai civili, stragi, deportazioni, fabbriche della morte (come la Risiera di San Sabba), campi di concentramento (come quelli italiani in Jugoslavia), foibe, sradicamento di intere comunità nazionali.Queste esplosioni di violenza sono state spesso studiate con un’ottica parziale – quella italiana o quella jugoslava, poi slovena e croata. Un’ottica parziale che ha originato antagonismi, incomprensioni e deformazioni interpretative, da una parte e dall’altra. È solo applicando contemporaneamente punti di vista diversi che si può sperare di comprendere le dinamiche di un territorio plurale come quello dell’Adriatico orientale, che nel corso del ʼ900 oscillò fra diverse appartenenze statuali. Le versioni offerte dalle storiografie nazionali hanno rafforzato le memorie già a suo tempo divise, e rimaste divise generazione dopo generazione. Sono maturi i tempi per ricostruire una panoramica complessiva delle logiche della violenza che hanno avvelenato – non solo al confine orientale – l’intero Novecento.Alla luce di questa, che è la tendenza dei più recenti studi storici, stupisce ascoltare certe affermazioni. Nessuno qua ha mai disconosciuto le foibe e l’esodo degli italiani da quei territori. Chieri ha sempre celebrato unita il Giorno del Ricordo.Le strumentalizzazioni, le forzature, le visioni unilaterali, esasperano gli animi invece di favorire la comprensione e la pacificazione delle coscienze. Sembra evidente che ad alcuni non basta celebrare il Giorno del Ricordo. Si vuole approfittare della ricorrenza per attaccare l’avversario politico. Si vuol ricordare solo una parte della storia, in modo strumentale. Non si vuol ricordare, invece, perché non fa piacere, che noi italiani nel 1941 abbiamo invaso la Jugoslavia. Che abbiamo condotto in quei territori una politica di snazionalizzazione, anche con il terrore. Che abbiamo gestito campi di concentramento, dove non c’erano i forni crematori, ma la gente moriva di stenti e di malattie. Che siamo stati alleati dei nazisti fino a quando le cose andavano “bene”. Noi italiani, i nostri bisnonni, nonni, genitori, non qualcun altro.Un saluto cordiale”
Massimo Gaspardo Moro, Consigliere Comunale