Chieri, sondaggio al Liceo Monti: come stiamo a due anni dall’inizio della pandemia, e cosa è cambiato?

Somministrando un sondaggio a una decina di persone con un’età compresa tra il 16 e i 18 anni, è stato rilevato un preoccupante andamento dovuto, in parte, all’evento tragico della pandemia. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico e relazionale, più del 50% ha ammesso di aver sviluppato ansia, depressione o attacchi di panico a seguito dei vari momenti di lockdown, il 45% ha risposto che il suo rapporto con le persone più vicine è peggiorato, e il 56% che è molto cambiato l’approccio di relazione con le altre persone. In ultimo, l’80% dichiara di sentirsi spesso solo e incompreso dai propri coetanei. Andando a esaminare la dimensione scolastica, troviamo anche in questo caso dati poco incoraggianti: il 70% dichiara che il suo rapporto con lo studio, a causa dell’avvento della didattica a distanza (DAD), è abbastanza cambiato, e il 30% che è del tutto cambiato; il 35% afferma che il rientro in presenza non è stato vissuto del tutto serenamente, mentre una fetta del 10% dice addirittura di averlo vissuto malissimo. Se da una parte vi sono delle dichiarazioni scoraggianti, dall’altra però vediamo anche casi (circa il 55%) in cui il rientro è stato visto come un evento positivo, di riavvicinamento alla normalità. In ogni caso, si rileva una diffusa insofferenza verso il sistema scolastico, poiché il 67% ritiene che non stia facendo un buon lavoro, considerando il supporto psicologico, la formazione e la validità dell’insegnamento offerto, mentre un 33% ritiene l’impegno della scuola non sufficiente ma anzi parecchio scarso.

Ma l’aspetto più allarmante non riguarda lo stato presente di cose, bensì i suoi risvolti nel lungo termine: tutti i campioni presi in esame rivelano una generale ansia e preoccupazione per il futuro, dovute alla crisi climatica di cui le istituzioni non sembrano curarsi più di tanto, all’instabilità politica ed economica che non ci permette di proiettarci con sicurezza nel mondo del lavoro, all’immagine di una società fondata sulla competizione, l’indifferenza e l’esclusione. In breve, sentiamo di essere la generazione del futuro, ma senza un futuro.

Anna Carfì