CURIOSITÀ CHIERESI – San Giuseppe. Una statua (dimenticata) che racconta

La statua di San Giuseppe a San Filippo

È l’estate del 1949, a Chieri nel settecentesco ex convento di San Filippo Neri è in corso un imponente trasloco: il Seminario, o meglio uno dei Seminari della Diocesi di Torino a Chieri dal 1829, viene trasferito a Rivoli. Mobili, letti, biblioteca, archivio, cucine e refettorio, tutto viene trasferito nella nuova sede che, sappiamo, iniziò l’attività nell’ottobre dello stesso anno. Ma tra mobili, casse e arredi viene dimenticata la statua di San Giuseppe col suo alto piedistallo. Quella statua venne collocata nel Seminario 130 anni fa, nel 1892, in seguito a un Voto ed è curioso che sia San Giuseppe in prima persona a raccontarlo; infatti sulle tre facciate del piedistallo si può leggere:

DOPO VOTIVO RICORSO / TRA MORBO EPIDEMICO / CONSERVATI INCOLUMI / RICONOSCENTI / PERPETUO CUSTODE / MI POSERO / E / DI QUESTA LEVITICA FAMIGLIA / PATRONO E PADRE / CON SOLENNE RITO / MI COSTITUÍ / S.E.MONS. DAVIDE RICCARDI / ARCIVESCOVO DI TORINO / NELLA SUA PRIMA VISITA AGLI AMATI FIGLI / IL 17 MAGGIO 1892

Seguono i nomi del Rettore, dell’economo, del direttore spirituale, dei professori e degli assistenti, dei 63 alunni del primo corso, dei 46 del secondo e dei 29 del terzo corso.

Ricorrere a San Giuseppe in caso di morbo epidemico aveva già avuto un trascorso; durante la peste del 1630 le monache domenicane di Santa Margherita fecero a lui Voto solenne. E con le umane cautele la peste non fece vittime in quel Monastero.

Dopo la chiusura del Seminario la statua di San Giuseppe ha assistito a nuovi insediamenti e nuovi traslochi: l’arrivo dei Padri Salvatoriani con il Convitto, la loro partenza nel 1986; le scuole superiori (geometri e ragionieri) poi trasferite nella nuova sede nel 1977; l’apertura della scuola media “Don Milani” e il suo trasferimento nel 2009; poi l’apertura di una scuola privata, il progetto museale ancora in corso, l’adattamento dei vari locali come sedi delle Associazioni e, storia recente, l’invito a trasferirsi altrove per la messa in sicurezza dell’intero ex convento. E la statua di San Giuseppe sempre lì, ferma al suo posto. Testimone muto, impolverato, col piedistallo che necessita di urgente manutenzione. San Giuseppe, anche oggi, dimenticato.

Anche una statua (dimenticata) può essere spunto per raccontare la nostra storia.

Roberto Toffanello