I MERCATI ITALIANI ED IL MESTIERE DELL’AMBULANTE. CHIERI CHIEDE IL RICONOSCIMENTO QUALE PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE DELL’UNESCO
Parte da Chieri la richiesta di candidare i Mercati italiani e il Mestiere dell’ambulante come patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
Il Consiglio comunale, infatti, ha approvato all’unanimità un Ordine del Giorno con il quale si sollecita “il Governo, il ministero della Cultura, il ministero degli Affari esteri ed il ministero dello Sviluppo economico a proporre la candidatura dei Mercati italiani e del Mestiere dell’ambulante, quale patrimonio culturale immateriale dell’Unesco”; si chiede “alla Regione Piemonte e alla Città Metropolitana di Torino di attivarsi a sostegno di tale proposta”; e ci impegna a “porre in essere tutte le iniziative utili al raggiungimento di tale scopo, in collaborazione con le associazioni dei mercatali, le associazioni di categoria e tutti i soggetti interessati”. Il documento è stato presentato dalle consigliere comunali Clara BRAMARDI (Sicchiero per Chieri Si), Manuela OLIA (Partito democratico) e Mariella TAGLIAVIA (Chieri Ecosolidale) e sottoscritto anche dai consiglieri di minoranza Luigi FURGIUELE (Gruppo Misto di Minoranza), Tommaso VARALDO (Gruppo Misto Chieri) e Rachele SACCO (Progetto per Chieri-Salviamo l’ospedale insieme). Spiega l’assessora al Commercio e alle Fiere e Mercati Elena COMOLLO: «Questo documento nasce da un confronto con gli ambulanti di Chieri. L’Unesco, infatti, riconosce come Patrimonio Mondiale non solo i beni materiali, come i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, ma anche quelli “immateriali”, che consistono in “pratiche sociali”, in “produzioni artigianali”, nel “saper fare tradizionale”. Finora l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Immateriali 15 beni italiani, ad esempio l’Alpinismo e la Transumanza o la Cerca e la cavatura del tartufo. E, allora, perché non riconoscere anche il “mercato” e il “mestiere dell’ambulante”, che sono tra le più rilevanti ed antiche “pratiche sociali” del nostro Paese? Molti mercati italiani sono noti a livello internazionale e meta non solo dei residenti ma dei turisti, e Torino è sede del mercato all’aperto più grande d’Europa, quello di Porta Palazzo. Il mercato come luogo di ritrovo, incontro e scambio, ha una rilevanza non solo commerciale ma sociale, storico e culturale e rappresenta un valore aggiunto nella vita delle nostre città e dei nostri paesi. Il mercato è sinonimo di commercio “lento” e di “km 0”, di attenzione ai prodotti tipici del territorio, e, quindi, riveste un ruolo di primaria importanza per agricoltori ed artigiani. Una pratica sociale è da tempo in sofferenza e se non adeguatamente protetta e valorizzata rischia la progressiva estinzione. Da qui la richiesta di proporre la candidatura dei mercati e del “mestiere dell’Ambulante”, al fine di riconoscere e valorizzare il capitale umano rappresentato dagli ambulanti, perché il mercato non è semplicemente un luogo del commercio ma uno spazio di relazioni». Nel documento approvato dal Consiglio comunale si ricorda come «i mercati svolgono un ruolo molto importante anche nella storia della Città di Chieri: nel 1422 venne approvata la proposta di tenere due volte l’anno una fiera in città, individuando tra le vie e le piazze cittadine quelle più adatte ad accogliere cose, persone ed animali; venne scelta la data del 21 maggio, festa di santa Basilissa, mentre una seconda fiera si sarebbe svolta ai primi di novembre; ciascuna fiera durava dieci giorni: i mercanti chieresi di panni e fustagni dovevano portarsi con la loro mercanzia in “magna via publica”, cioè lungo la Via Maestra e disporsi lungo di essa dalla porta di San Domenico alla porta di Sant’Antonio, i venditori di spezie al minuto potevano stare sulla stessa via Maestra nel tratto su cui allora si affacciavano le “speciarie”, tutt’intorno a piazza Mercandillo avrebbero potuto trovar posto i “pelleciai” ovvero i venditori di cuoio e pelli, grano, avena, legumi “et similia” andavano venduti davanti al Palazzo del Comune, sulla “Piazza del Borgo” (ora piazza Umberto), si vendevano i pesci freschi e salati, formaggi, candele ed altri generi vari, alle “bestie bovine” era riservata la piazza di Sant’Antonio (piazza Cavour), a quelle “lanute” e alle capre il tratto di strada da Sant’Antonio a San Francesco (via Palazzo di Città fino al Municipio); “equi, muli et assini” tra “Porta Fatiglieri”, (Porta Arene) ed il fossato degli Alamanni (piazza Silvio Pellico), e poi ancora i venditori di lino e di canapa e quelli di polli, uova, frutta, cipolle ed ortaggi». «Il nostro auspicio è che questo documento possa operare da innesco, affinché questa stessa richiesta venga avanzata da altri Comuni e soprattutto da Regione Piemonte e Città Metropolitana-aggiunge l’assessora Elena COMOLLO-Da parte nostra ci impegniamo ad essere a fianco dei nostri ambulanti nei passi necessari per arrivare al risultato che desideriamo, ovvero che l’Italia sostenga la candidatura dei Mercati e del Mestiere dell’Ambulante all’Unesco».