Alpignano. ‘Ndrangheta.Tentata estorsione ai danni di una associazione. Due arresti
Arrestati due soggetti per un presunto tentativo di estorsione in danno di un’associazione di Alpignano (TO), proprietaria di un ristorante in Val di Susa già confiscato ad una locale di ‘ndrangheta. Destinatario del provvedimento Giuseppe Ursino, nipote di Rocco LO PRESTI
i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, dal GIP del Tribunale di Torino che ha ritenuto sussistenti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di due indagati italiani in ordine a una tentata estorsione, pluriaggravata dal metodo mafioso.Ad esito delle indagini, avviate nel settembre 2020 dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Torino, è stato possibile raccogliere gravi indizi relativamente:- all’ipotizzato tentativo, mediante minacce e intimidazioni, da parte di Giuseppe Ursino, ritenuto esponente di associazione di stampo ‘ndranghetistico, detenuto a seguito di condanne passate in giudicato per reati ex art. 416bis, di riottenere, con varie modalità illecite, la gestione dell’ex ristorante “Lettera 22”, sito in Val di Susa e di proprietà di un’associazione di Alpignano (TO), la cui licenza era già stata oggetto di sequestro preventivo ai fini della confisca nel pregresso procedimento a carico dello stesso URSINO, poiché diretta espressione della rete di attività economiche funzionali al riciclaggio e al sostentamento economico del sodalizio mafioso;- all’attuale ipotizzato coinvolgimento dell’Ursino nelle dinamiche criminali del “Locale di San Mauro”, storicamente riconducibile alla famiglia Crea, il quale, nonostante lo stato detentivo carcerario, sarebbe riuscito ad imporre le proprie volontà criminali, anche con l’ausilio di un soggetto incensurato, anch’egli destinatario del medesimo provvedimento restrittivo;- alla permanenza, nel territorio di Alpignano (TO), di un clima d’intimidazione, assoggettamento e omertà nei confronti della citata organizzazione criminale, tale da far desistere diversi imprenditori del posto dall’investire economicamente su un bene giuridico restituito alla collettività.