CURIOSITA NOVARESI 6. IL MARCHESATO DEI FARNESE
Novara è stata per oltre 50 anni sede di marchesato e feudo dei Farnese, ma, per parlare di strutture e istituzioni che caratterizzarono la città in quel periodo e almeno in un caso ancora esistenti, bisogna prima dare alcune informazioni di contesto, che possono apparire noiose, ma servono per farci comprendere quell’epoca così lontana.
Nel 1535, morto il duca di Milano Francesco II Sforza, l’esercito dell’Imperatore Carlo V conquistò definitivamente lo Stato milanese. Quindi il Re di Francia per ritorsione occupò nel 1536 le terre dei Savoia. Il Papa Paolo III si attivò per risolvere la controversia tra Carlo V e Francesco I e nel 1538, anche in considerazione della sua attività di mediazione, propose che il ducato di Milano fosse dato in feudo al suo figlio naturale Pier Luigi Farnese, dietro la consegna di due milioni in oro. La proposta fu accolta da Carlo V solo molto parzialmente, infatti fu lasciato al Farnese solo il distretto di Novara, che fu costituito in marchesato ereditario nello stesso 1538, in cambio di 225.000 scudi. Il marchesato poteva battere moneta e incassava tributi e dazi del territorio novarese, che precedentemente spettavano alla Camera ducale di Milano. Essendo però questi diritti difficilmente separabili da quelli dello Stato di Milano, l’imperatore assegnava un corrispettivo annuo di circa 9000 scudi al marchese.
Novara, così costituita in feudo imperiale, era quasi autonoma, legata ovviamente al ducato di Parma e Piacenza della stessa famiglia Farnese: a Novara arrivavano infatti i vicari dei Farnese, tuttavia gli Spagnoli mantenevano il loro presidio nel castello. Quando, ripresa la guerra tra Carlo V e Francesco I, Pier Luigi Farnese iniziò a complottare con lo stesso Francesco I, l’imperatore chiese la restituzione del marchesato.
Il duca nonché marchese dovette cedere e poco dopo, il 10 settembre 1547, fu ucciso in una congiura. Ferrante Gonzaga, governatore di Milano, occupava quindi Piacenza, mentre Ottavio Farnese riusciva a salvare Parma. Novara, tornata completamente dominio spagnolo, giurava fedeltà all’imperatore il 25 gennaio 1548. Ottavio Farnese (figlio di Pier Luigi) riusciva poi a recuperare circa dieci anni dopo il marchesato, che gli veniva confermato da Filippo II, tuttavia sia a Novara che a Piacenza restavano i presidi spagnoli. L’anomala situazione determinò, tra l’altro, una serie di contenziosi tra il marchesato e il ducato milanese governato dagli Spagnoli. Nel 1602 Filippo III riscattò però il marchesato, utilizzando la riserva voluta da Carlo V, che prevedeva la possibilità del riscatto, dietro restituzione dei 225.000 scudi d’oro pagati nel 1538 dal Papa Paolo III. Al fine di raccogliere tale consistente somma il conte di Fuentes, governatore di Milano, impose un cospicuo aiuto finanziario ai Novaresi.
Nel periodo del marchesato, peraltro compreso (in quanto feudo imperiale) nei due secoli della dominazione spagnola, che aveva mantenuto, come si è visto, i suoi presidi militari nella Città, possiamo ricordare alcuni fatti di rilievo e di diverso genere.
Nel 1549 arrivano a Novara i Fratelli Sesalli, oriundi valsesiani, che impiantano la prima tipografia per Novara, nel complesso del Broletto. Nel 1549 infatti Francesco e Giacomo Sesalli, figli di maestro Bernardino ed eredi di Battista, furono chiamati dalla Comunità di Novara per aprire una libreria e tipografia. La famigli era originaria di Agarla nella Valsesia. Si trovavano a Venezia quando furono chiamati a Novara. I fratelli lavorarono insieme fino al 1559, poi Francesco continuò da solo. Giacomo, che era canonico di S. Gaudenzio, morì nel 1567, Francesco probabilmente nel 1588.
Nel 1566, secondo le indicazioni del Concilio di Trento, viene costruito il primo seminario vicino al complesso della Cattedrale, in via Dominioni, per volontà del cardinale Giovanni Antonio Serbelloni, a quei tempi vescovo della Città. Il nucleo originario si deve al vescovo Francesco Bossi. Quindi ci fu una sua espansione nella seconda metà del Settecento per volere del vescovo Marco Aurelio Balbis Bertone. Il seminario vescovile ebbe anche una chiesa annessa, poi riconfigurata nell’Ottocento. La sede del seminario venne poi trasferita dalla sede di via Dominioni (nella foto) a quella di via Monte San Gabriele negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Sempre nel 1566 Papa Pio V accoglie la richiesta di Amico Canobio per l’istituzione di un Monte di Pietà con la sua confraternita. L’autorizzazione pontificia era necessaria perché in quel tempo, secondo le norme del diritto canonico e del diritto civile, le istituzioni di beneficenza dovevano essere legalmente costituite dall’Autorità Ecclesiastica e restavano sotto la sua giurisdizione. Dalla Confraternita del S. Monte di Pietà Amico Canobio prenderanno vita anche molte altre iniziative benefiche novaresi, nel corso dei secoli, ma di questo avremo occasione di tornare a parlare in altro specifico articolo.
Poco dopo la nascita del seminario, nel 1575, abbiamo notizia anche di un “Ginnasio” a Novara, ove si insegna grammatica, filosofia, ed istituzioni di diritto.
Nel 1579 Ottavio Farnese concede alla confraternita di San Giovanni Battista Decollato “Ad Fontes” il privilegio di poter liberare ogni anno un condannato a morte, oltre a provvedere alla sepoltura dei giustiziati, come abbiamo visto già in un precedente articolo di “Curiosità novaresi”.
Al 1588 risale la fondazione della Confraternita della Madonna dello Spasimo, detta poi del Carmine, che dal 1596 portò la sua sede nella chiesa allora parrocchiale di S. Clemente, ora chiesa del Carmine (nella foto in alto), dove si erano trasferiti, come abbiamo visto in altro articolo, i Carmelitani e sempre nel 1588 avvengono i restauri del palazzo vescovile.
Nel 1593 viene nominato vescovo di Novara Carlo Bascapè (1593-1615). La nomina verrà considerata “vero dono per la Città e Diocesi” (nella foto particolare del dipinto di Moncalvo “Processione del Santo Chiodo” della chiesa di S. Marco di Novara, dove appare Bascapè con la barba, a sinistra di S. Carlo). Col suo vescovato verranno infatti rinnovati organici e costumi del clero, che a quel tempo erano piuttosto rilassati. Venne ristabilita la disciplina con tre Sinodi. Bascapé visitò più volte tutte le parrocchie della Diocesi, anche le più lontane e sperdute, infondendo ovunque una nuova atmosfera di fede, ma anche di questo torneremo a parlare.
Enzo De Paoli