CHIERI CHIEDE LA PIENA ATTUAZIONE DELLA LEGGE 194/1978
Il Consiglio comunale approva un documento che chiede più risorse per consultori e servizi sociali, percorsi di informazione, rafforzamento dei congedi parentali. Le consigliere Pd: “Non regali tramite soggetti privati ma politiche pubbliche eque”
Risorse aggiuntive destinate a Consultori delle Asl e Servizi sociali per migliorare la condizione di questi servizi e per favorire percorsi di informazione su contraccezione, di educazione sessuale, di genitorialità consapevole (compresa la distribuzione di anticoncezionali alle giovani donne under 26 e alle donne disoccupate nei 12 mesi post parto e nei 24 mesi post interruzione di gravidanza) e messa in campo delle necessarie azioni politiche per favorire il cambiamento culturale nell’approccio alla genitorialità, a partire dal rafforzamento dei congedi parentali per entrambi i genitori: queste le richieste avanzate alla Regione Piemonte dal Comune di Chieri e formulate nell’Ordine del Giorno, approvato dal Consiglio comunale con 18 voti a favore. Primi firmatari del documento sono le consigliere comunali Clara BRAMARDI (Sicchiero per Chieri Si), Manuela OLIA (Partito democratico) e Mariella TAGLIAVIA (Chieri Ecosolidale). «Il documento parte dal dibattito sollevato dalla decisione delle Regione Piemonte di impiegare 400mila euro a favore delle associazioni pro life, per distribuire a 100 donne 4000 euro se rinunciano ad abortire, attraverso l’istituzione di un fondo, voluto dall’assessore di Fdi Maurizio Marrone, destinato ad “associazioni di tutela materno-infantile”-spiegano le consigliere Manuela OLIA ed Elisabetta BALBIANO D’ARAMENGO (Partito democratico)-A parte l’inapplicabilità concreta del provvedimento, la proposta ci ha dato l’occasione di ribadire con forza i principi contenuti nella legge 194/1978. Ossia, l’importanza di supportare la scelta autonoma delle donne, la necessità di affiancare le scelte di maternità e genitorialità responsabile con servizi e azioni non episodiche, come tutele sul lavoro, servizi per l’infanzia, agevolazioni fiscali come l’assegno per i figli, e soprattutto, utilizzando risorse per ampliare e migliorare l’azione dei consultori, perché svolgano appieno le funzioni che sono previste all’articolo 5 della legge. Non solo prestazioni sanitarie ma un vero affiancamento pubblico». «Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici-aggiungono le consigliere Manuela OLIA ed Elisabetta BALBIANO D’ARAMENGO-hanno il compito, specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, sociali o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto. Non vogliamo regali tramite soggetti privati ma politiche pubbliche eque”.