20° PREMIO NAZIONALE ARTE “CITTA’ DI NOVARA” – Sezione “Fuori concorso”

Nel contesto della sezione “Fuori concorso” del Premio Nazionale Città di Novara e quindi nell’esposizione allestita al Castello (Piazza Martiri, Novara), rileviamo la presenza di quattro artisti novaresi, noti ormai da molti decenni per la loro interessante produzione, che meritano una sintetica presentazione. Stiamo parlando di Alfredo Caldiron, Emilio Mera, Marco Minniti e Luigi Sergi.

Alfredo Caldiron, dopo una prima fase figurativa di carattere tradizionale, i suoi paesaggi puntano a una sempre maggiore essenzialità fino al completo superamento della figurazione stessa. Nel 2011 espone a Palazzo Nervi di Torino nell’ambito del Padiglione Italia “esteso” della 54 Biennale di Venezia (curatore Vittorio Sgarbi). E’ lo stesso anno di una svolta nella sua produzione, svolta sancita nella personale presso Palazzo Bellini di Oleggio, in direzione di una pittura essenziale, fatta di cromatismi puri e definiti. Le grandi tele presenti al Castello appartengono a questa ultima fase della sua arte, caratterizzata da un trionfo di colori espressi in una complessiva, affascinante armonia.

Emilio Mera, pittore convintamente informale, realizza opere dove, nel contesto delle campiture cromatiche, acquisisce un suo protagonismo anche il segno, un segno primordiale, ricco di diretta, evidente espressività. Come è già stato rilevato in passato, i suoi lavori, anche se non sono ovviamente figurativi, hanno un forte legame con il reale, nella creazione di uno spazio “vero e immenso”, in quanto le linee raffinate ed eleganti e le campiture ampie e ben strutturate creano volumi profondi. E’ un spazio il suo, al di là dal tempo, di grande emotività, uno spazio che caratterizza una produzione che diventa “poetica”, decisamente lirica, una produzione che produce sincera emozione anche in chi la osserva.

Marco Minniti, dopo un periodo caratterizzato da una pittura informale vibrante di colore, ha recentemente integrato nei suoi lavori informali qualche personalissimo richiamo al Futurismo del secolo scorso. Così nei suoi quadri, come in quelli in mostra, appare una scrittura di grande pregnanza. Caratteri e parole, che diventano singolare segno e inequivocabile firma per una produzione che, mentre ricorda il passato, guarda al futuro. Rappresentazione visiva, come è già stato scritto, di un approccio genuino alla condivisione con l’altro, superando il limite dell’isolamento e della solitudine della realtà contemporanea urbana. I suoi lavori, guardando al futuro, danno una visione positiva dello scorrere del tempo.

Luigi Sergi. Nel 1982 il critico Giovanni Quaglino, a proposito dei suoi lavori, parlava di “aggregazioni di materia primigenia” e specificava che la tumultuosità della materia trovava un freno, un superiore equilibrio, nella scansione geometrica delle campiture, nel ritmico alternarsi del chiaroscuro, nell’aggregarsi armonico del colore. Quanto vediamo in mostra non è produzione recente (il “reale” riprodotto attraverso una perfetta e raffinata rappresentazione di carte increspate, pieghe di carta che emblematicamente potrebbero richiamare pieghe e passaggi della vita), ma mostra una perizia, una tecnica e una sensibilità artistica che ritroviamo anche nei suoi lavori più recenti, come quelli della nota poetica del “pacco”.

La sezione “Fuori concorso”, così come la mostra delle 60 opere in concorso, resterà aperta, presso le sale del Castello, fino al prossimo 19 giugno.

Enzo De Paoli