PIEMONTE X CURIOSI – La Bela Caplera, il fantasma della Bella Cappellaia di Torino
La Bela Caplera: storia e leggenda di Maria Bel, la Bella Cappellaia di Torino condannata alla ghigliottina nell’Ottocento
Conoscete la storia di Maria Bel, la “Bela Caplera” di Torino? Risale all’epoca napoleonica, agli inizi dell’Ottocento. La Bella Cappellaia andò in sposa al signor Ivaldi, un anziano titolare di una bottega di cappelli (da lì il suo soprannome). La giovane in realtà era legata in un matrimonio di interesse e non amava affatto suo marito.
È facile intuire il susseguirsi di voci dei suoi presunti e numerosi tradimenti con i giovani clienti del negozio. Probabile, dato che in realtà Maria Bel svolgeva la professione di “donna pubblica“. Le carte processuali la descrivono come una donna di “23 anni, altezza 1 metro e 60 centimetri, capelli e sopracciglia castani, fronte coperta, occhi castani, naso regolare, bocca media, mento rotondo, viso ovale”.
Finì in tribunale con un suo probabile amante, il parrucchiere Giuseppe Cavallo, detto Parrucchino. L’accusa per i due era di aver avvelenato Giuseppina Maggiora, una collega di Maria Bel. Le due stavano discutendo per un alloggio da liberare, finché il giudice di pace non concesse la stanza a Maria Bel, sotto un ingente pagamento.
Da quel momento, le due si parlarono a mala pena, finché Maria Bel non invitò Giuseppina a bere un bicchiere di vino in una cena tra amici. La donna si sentì male e Maria Bel aspettò un “tempo sospetto” per chiamare i soccorsi. I medici, infine, scoprirono che Giuseppina morì per avvelenamento da arsenico. Il giudice rilasciò Giuseppe Cavallo perché considerato “complice inconsapevole”. Per Maria Bel, invece, arrivò la sentenza di condanna a morte tramite ghigliottina. L’esecuzione ebbe luogo il 28 febbraio 1807 in piazza Carlo Emanuele II, meglio nota come Piazza Carlina.
La leggenda e il fantasma
Con ogni probabilità, la leggenda della Bella Cappellaia nacque da una frase che la donna pronunciò durante il processo, nel goffo tentativo di risultare innocente: “Se mai avessi voluto avvelenare qualcuno, quello avrebbe dovuto essere mio marito, che è una persona insopportabile“. Negli anni successivi, infatti, le voci popolari cambiarono la versione dei fatti. Raccontarono che la Bela Caplera avvelenò il suo stesso marito, che morì nel sonno, nel suo letto. Da qui l’accusa di omicidio e la conseguente pena capitale.
La leggenda narra inoltre che il giorno dell’esecuzione il boia non vedeva l’ora di provare una “tradizione” dei francesi. Questi, per esprimere disprezzo contro i condannati, schiaffeggiavano le loro teste mozzate. Quando il boia mise in atto il gesto di sdegno sulla testa recisa di Maria Bel, questa pianse copiose lacrime.
Da allora, sembra che il fantasma di Maria Bel si aggiri ancora in piazza Carlina o all’interno di qualche soffitta della vicina via Bogino. Qualcuno dice che il suo spirito vaghi alla ricerca dei suoi lunghi capelli tagliati per l’esecuzione, altri credono sia un’anima in pena tormentata dai rimorsi. Anche le sue apparizioni hanno versioni diverse: c’è chi dice che si presenti nella sua “interezza” con un lungo taglio sul collo, e chi giura di averla vista con la testa sotto il braccio.
Marco Sergio Melano