Chieri. Ricordo di Alberto Papuzzi. Tra giornalismo e politica

Alberto Papuzzi negli anni Settanta

Alberto Papuzzi, scomparso oggi dopo una  coraggiosa, straziante lotta ultra decennale contro una malattia che non perdona, aveva da poco compiuto 80 anni. Nato a Bolzano il 3 agosto del 1942, aveva studiato a Venezia ma all’università aveva preferito il giornalismo. Cronista ventenne del Gazzettino, a metà anni Sessanta passò La Stampa, poi all’Unità e alla Gazzetta del popolo, negli anni dell’autogestione, e lì diventò collega e amico del chierese Cesare Roccati, il figlio di Vigin, oste e gran pittore. Fu proprio Roccati a trovargli casa a Chieri a inizio anni Settanta. Con il suo dirimpettaio Anselmo Vignale nacque un’amicizia che si legò strettamente a una comune militanza politica. Nel 75 Vignale diventò segretario del PCI e Papuzzi fu il candidato di punta alle elezioni comunali: i comunisti chieresi ottennero allora ben dodici consiglieri. E Papuzzi ne fu l’autorevole e stimato capogruppo. Ruolo che ricoprì anche nella successiva tornata elettorale, fino al 1985. Tra l’ ‘82 e l’ ’83, quando il PCI acquisì il settimanale Cronache Chieresi, ne fu il vulcanico direttore, allevando un gruppetto di giornalisti in erba, che avrebbero presto fatto tesoro della sua lezione: quelle annate di Cronache restano ancora oggi un modello del giornalismo di inchiesta e di confronto culturale, che Chieri non ha mai più avuto.

Ma la vita di Alberto Papuzzi è andata ben oltre Chieri e la politica. Lavorò nella redazione di Nuova Società, la rivista fondata da Diego Novelli e Saverio Vertone; fu a lungo responsabile dell’ufficio stampa della casa editrice Einaudi, dove diventò amico di numerosi studiosi e scrittori, primo tra gli altri Primo Levi, con cui condivise la passione per l’alpinismo; fu direttore del mensile di informazione e critica editoriale L’Indice del libri.  Tornò poi a La Stampa, per diversi anni coordinatore dell’inserto viaggi “Tuttodove”, inviato e infine responsabile delle pagine culturali. Nel contempo insegnò “Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico” all’Università di Torino e alla Scuola di giornalismo Rai di Perugia: nel 1993 uscì da Donzelli la prima edizione del suo Manuale del giornalista. Tecniche e regole di un mestiere, che diventò un testo basilare per chi si avviava alla professione.

Papuzzi debuttò come scrittore da Einaudi nel ’76 con Il provocatore, dedicato al “caso Cavallo”, le trame del sindacalismo giallo nella Fiat anni  Cinquanta e Sessanta; seguì  Portami su quello che canta, un libro che denunciò distorsioni e sevizie dei manicomi e contribuì non poco a far prendere dell’urgenza di una riforma delle cure psichiatriche, come poi avvenne grazie alla “legge Basaglia”. Negli anni Novanta si occupò di Letteratura e giornalismo e curò l’Autobiografia del filosofo Norberto Bobbio (entrambi Laterza), forse il titolo che l’ha reso più noto. Ma quello che più lo lega a Chieri e ai è Quando torni. Una vita operaia (Donzelli 2007): il racconto famigliare di un metalmeccanico, delegato sindacale, militante comunista  che diventa specchio di un’epoca, libro nato dalla rielaborazione narrativa del diario autentico di uno tra i più cari dei suoi tanti amici e compagni chieresi che oggi lo piangono e sempre lo ricorderanno.

Valerio Maggio