CURIOSITÀ CHIERESI – Una campana che racconta
Arrivarono a Chieri tutte e due dalla bassa Valsesia, dal borgo medievale di Valduggia in provincia di Vercelli, uscite dall’Antica Fonderia “Mazzola Roberto fu Pasquale”. Erano le due campane da collocare nella cella campanaria del campanile di San Domenico. La domenica mattina del 17 giugno 1928, adornate di ghirlande di fiori e bandiere tricolori, vennero posizionate su di un palco ai piedi del campanile. Qui si riversò la città intera e l’attenzione fu rivolta, ed è anche ora mentre di essa si scrive, in particolare verso la più grande: la campana maggiore, perché a dieci anni dalla fine della Grande Guerra essa veniva dedicata ai Caduti. E i Padri Domenicani la vollero sul loro campanile. Il Vescovo di Pinerolo Mons. Angelo Bartolomasi, già vescovo militare e legatissimo a Chieri, le asperse con l’acqua benedetta, le unse con l’olio santo, le avvolse con l’incenso, le suonò per tre volte e dopo di lui le suonarono il padrino il Podestà Alfredo Bruni, e la madrina Giuditta Tinelli Chiaudano, madre di un Caduto. Il Vescovo cantò poi attorno ad esse i sette salmi (per i vivi, per i morti, per i sani, per gli infermi, per chi gioisce, per chi piange). Solo dopo questa funzione vennero issate in cima al campanile, sospese tra il cielo e la terra, tra Dio e il suo popolo. Sulla campana dei Caduti si legge in latino una dedica che possiamo tradurre così: La Famiglia domenicana e il popolo chierese nell’anno della salvezza 1928 per i Caduti della guerra, nel decimo anniversario della vittoria. Pontefice Pio XI e Re Vittorio Emanuele III e Priore Padre Tommaso Ferraris. Ave oh Croce unica speranza, Regina del Santissimo Rosario prega per noi, San Pietro Martire, Patrono della Provincia domenicana, San Giorgio Patrono di Chieri. Segue una scritta in cui è la campana che parla in prima persona e che venne tradotta così:
Gli eroi, che la dolce Patria onora gloriosamente caduti sui patrii campi, viventi io vò cantando mattino e sera con gli Spiriti celesti.
Vi sono infine i nomi dei principali oblatori: Comune di Chieri, Cassa di Risparmio di Torino, Terz’Ordine e Piccole Rosarianti. Come molte campane chieresi anche questa non “canta più al mattino e alla sera”, ma essa rimane la campana dei Caduti della Prima Guerra Mondiale e quando verrà suonata il 4 di novembre, giorno in cui finì la guerra, i suoi rintocchi saranno come una preghiera per tutti i Caduti.
È passato più di un secolo e il passare del tempo cancella i ricordi, forse anche la memoria di aver avuto un Caduto nella propria famiglia; resta la campana e come venne scritto nella vigilia di quella domenica: Questa è la voce della campana sacra. Quando sarà sollevata in alto sopra le nostre teste e le nostre miserie, sotto la cuspide ardita del nostro bel campanile essa dirà: Io vi canto o militi gloriosi della grande guerra, vi canto vivi uniti a Dio lassù nei cori degli eroi, vi canto vivi nelle case che avete abitato, vivi nei cuori che avete amato.
Anche una campana può essere spunto per raccontare la nostra storia.
Roberto Toffanello