CURIOSITÀ CHIERESI – Un bacio che racconta
Una domenica d’autunno di settantacinque anni fa, il 9 novembre 1947, nell’orario previsto subito dopo i dieci rintocchi della campana dell’orologio, a Chieri in una Piazza del Duomo affollatissima nel silenzio totale la banda musicale iniziò a suonare “Il Piave” e fu allora che il Sindaco Giuseppe Franco fece cadere i veli tricolori che coprivano le lapidi in bronzo collocate su tre lati del Monumento ai Caduti, che riportavano i nomi dei soldati morti di tutte le guerre. Quando il 3 gennaio 1926 venne inaugurato il Monumento, un soldato della Grande Guerra chiese alle Autorità di colmare una lacuna: mancavano i nomi dei suoi commilitoni chieresi che non fecero più ritorno. Questo – scriveva – il sentimento che sorge in me, che sorge certo in ogni combattente davanti al monumento ai Caduti, che sorge forse sotto altra forma in tanti Padri, Madri, Vedove e Figli di Caduti. Noi combattenti interroghiamo il monumento, chiediamo il nome dello scomparso. Spesso un nome ricorda tante cose, sempre strappa una preghiera per essi, che l’hanno tanto meritata. Questa richiesta veniva attuata ventun anni dopo e ai nomi dei Caduti della Grande Guerra (1915-1918), in quella mattina di novembre del 1947, vennero aggiunti quelli della Guerra d’Etiopia (1935-1936) e quelli della Seconda Guerra Mondiale (1940-1945).
Il Monumento, opera notevole di Giacomo Buzzi Reschini (lo stesso che fece poi le lapidi), rappresenta un soldato che trasporta sulle sue spalle un soldato agonizzante che riesce ancora a stringere con una mano la bandiera, al loro fianco una donna con in braccio un bimbo. La donna sostiene con una mano il capo del soldato morente e chinandosi lo bacia sul viso. Quel soldato morente dal 9 novembre 1947 ha un nome: quel soldato ha il nome degli oltre trecento Caduti chieresi. Ognuno di essi, simbolicamente, riceve sul suo viso quel bacio.
Settantacinque anni dopo dobbiamo far notare due attuali lacune, che prendono spunto dalla cronaca di quell’avvenimento. Si scrisse che il Sindaco prendeva in consegna a nome della città la nuova opera d’arte e si auspicava contemporaneamente che sia cura dei Chieresi tutti il conservarlo degnamente. Alle lapidi in bronzo invece sono state divelte alcune date, è stata strappata dalla pietra una parte di lapide, e sul basamento del Monumento vi sono infinite scritte, cuoricini, messaggi che deturpano e mancano di rispetto al simbolo costruito per nostra memoria. Bisognerebbe poi scoraggiare il bivacco sul Monumento stesso, dopo il quale ai suoi piedi viene lasciato ogni genere di immondizia. Questo non fa onore a noi e ancor di più a coloro che non fecero più ritorno a Chieri.
Ancora: l’elenco dei nomi è incompleto per dimenticanza e per difficoltà a reperire, negli anni successivi alle guerre, informazioni sui Caduti; entrambe le cose però oggi risultano chiarite e quindi questi nomi potrebbero essere aggiunti. Così come si deve riflettere su come proteggere il Monumento dei Caduti dai vandalismi, perché quel bacio dato sul viso dei Caduti di tutte le guerre deve essere onorato sì dalle corone di alloro, sì dagli inni, ma anche da maggiore cura.
Anche un bacio può essere spunto per raccontare la nostra storia.
Roberto Toffanello