PIEMONTE ARTE: L’IMPRONTA DI CASORATI, CORDERO, DIARIO DI VAN GOGH, LENCI, PICCOLO FORMATO…
coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
“L’IMPRONTA DEL MAESTRO”. GLI ALLIEVI DI FELICE CASORATI IN MOSTRA TORINO
Le opere di Francesco Casorati, Francesco Tabusso, Nino Aimone e Marcolino Gandini – artisti nati negli anni ’30 e allievi tra gli anni ‘50 e ’60 del grande novarese –saranno esposte alla Fondazione Amendola da mercoledì 16 novembre a sabato 31 dicembre 2022. Esposizione curata da Pino Mantovani.
Il figlio del grande pittore e altri tre allievi di Felice Casorati: questi i protagonisti della mostra dal titolo “L’impronta del maestro”, che sarà inaugurata mercoledì 16 novembre (ore 18.30) presso i saloni espositivi della Fondazione Giorgio Amendola e Associazione Lucana Carlo Levi, in via Tollegno, 52 a Torino. La mostra, curata da Pino Mantovani, rimarrà aperta sino a fine dicembre 2022 con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì 10-12.30 e 15.30-19; sabato 10-12.30; sabato pomeriggio e domenica, solo visite guidate su prenotazione. L’esposizione, più che documentare l’evoluzione nei decenni dei quattro pittori, intende invece insistere – con alcuni significativi esempi degli anni ’50 e ‘60 – sul riferimento al maestro comune, e verificare come l’impronta iniziale si sia articolata in direzioni diverse, fortemente caratterizzate pur rimanendo sempre coerenti. I quattro protagonisti della retrospettiva, giunti alla maturità pittorica nell’immediato dopoguerra, si confrontano con un’epoca nuova, gravida di grandiose aspettative poi in parte deluse: è la piccola rivista “Orsa Minore” il centro di gravità attorno al quale, con amici coetanei, dal ’52 al ’54 cercano di definire un atteggiamento consapevole verso il mondo della cultura, in particolare delle arti, della pittura, della musica e della letteratura. Tabusso, unico maggiorenne, è il direttore responsabile della pubblicazione; Gandini, all’epoca ancora un ragazzino, è l’unico assente. Il percorso e la generazione pittorica raccontati in “L’impronta del maestro” hanno un punto di partenza antico, che risale a una generazione precedente alla nascita dei quattro artisti: quel cruciale 1918, anno del trasferimento a Torino (dopo Napoli e Verona) di Felice Casorati, che si inserisce nell’ambiente progressista e, presto, antifascista della città. Inizia con queste premesse un sodalizio d’intenti dapprima con Piero Gobetti, con lo storico dell’arte Lionello Venturi e, in seguito, con l’industriale e mecenate Riccardo Gualino, artefice di imprese culturali di un respiro ampio che travalica i confini nazionali. Casorati insegna a Torino all’Accademia Albertina e, come maestro privato, nel suo studio. La sua influenza è notevole. Dai primi anni ‘20 alla sua scuola di pittura si riunirono figure come Albino Galvano, Nella Marchesini, Paola Levi Montalcini, Riccardo Chicco. L’onda lunga dell’influenza di Casorati non si smorza neppure dopo il 1945: proprio la generazione di artisti nata attorno agli anni ‘30 per esordire nei primi ‘50 fu in tanti propri elementi, direttamente o indirettamente, ispirata al magistero pittorico del grande maestro. La mostra ospitata presso la Fondazione Giorgio Amendola di Torino è dedicata a quattro figure che devono a Felice Casorati, ciascuna in maniera peculiare, un corretto approccio alla pittura, salvo poi fare scelte più o meno divergenti:
Francesco Casorati, nato nel 1934, è figlio di Felice e di Daphne Maugham: si immagini il drammatico conflitto tra una eredità inevitabile e l’esigenza di costruire una identità autonoma;
Francesco Tabusso, nato nel 1930, dopo la maturità classica, è frequentatore assiduo fino al ‘54 dell’ambiente casoratiano, che perfino ritrae in alcune occasioni, amicissimo di Francesco Casorati;
Nino Aimone, nato nel 1932, è accolto con generosità e simpatia nella casa-studio di via Mazzini, dove dal ’51 al ’54 mette a punto tecniche e metodo (per lui, giova sottolineare la provenienza proletaria e la eccezionale disposizione al disegno, subito apprezzata da Felice Casorati);
Marcolino Gandini, nato nel 1937, è figlio del compositore Marco sodale di Piero Gobetti e di Felice Casorati dai primi anni ‘20, nipote della pianista Mariuccia intima di Felice, morta prematuramente.
I GIOCHI SIDERALI DI RICCARDO CORDERO ALLA REGGIA DI VENARIA
Nei Giardini della Reggia di Venaria, Parco basso, nove grandi opere dello scultore Riccardo Cordero, realizzate dal 2002 al 2020, in acciaio e bronzo, sono esposte dal 21 novembre a cura di Guido Curto. Attraverso un affascinante percorso espositivo si coglie l’energia, la tensione espressiva, il gioco degli elementi compositivi che esprimono l’intensa ricerca dello scultore torinese, presente con opere in Germania e in Cina, in occasione delle Olimpiadi e Paraolimpiadi invernali del 2021 e alla prima Biennale della Città di Macao sempre dello stesso anno. Un’esperienza internazionale che caratterizza un significativo percorso creativo, espresso mediante una straordinaria interpretazione e reinterpretazione della personalissima visione e lettura delle immagini siderali attraverso bozzetti, modelletti, progetti. E in questa angolazione, il percorso di “ricerca e sperimentazione plastica dell’artista – afferma Guido Curto – a partire dagli anni novanta si orienta verso forme essenziali, iconiche, visionarie, in rapporto alla dimensione ambientale…”. Mentre si avverte in tempi recenti una “dilatazione e contrazione dello spazio, nella contrapposizione quasi matematica di elementi curvi e spezzati” come suggeriisce l’artista, che si identificano con asteroidi, comete, meteore, satelliti orbite siderali che fanno parte di un “corpus” di lavori che “occupano” il viale lungo il secentesco Parco Basso, tra il canale d’Ercole e il Potager Royal. Intallazioni, quindi, che creano una diversa prospettiva dell’ambiente, catturano l’attenzione dei visitatori e stabiliscono un determinante rapporto con lo spazio, nel segno di strutture immerse in un’atmosfera rarefatta e altamente suggestiva.
Angelo Mistrangelo
GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH. IL DIARIO RITROVATO
Spettacolo teatrale con Marco Goldin. Tratto dal suo romanzo, “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (edito da Solferino)
Musiche di Franco Battiato. Regia di Marco Goldin
Domenica 20 novembre, Torino, Teatro Colosseo, ore 18
Un grande successo di pubblico ha salutato dapprima la data zero dello spettacolo a Salsomaggiore Terme e successivamente la prima nazionale al Duse di Bologna e l’appuntamento seguente al Filarmonico di Verona, sempre con 1000 e più spettatori a teatro. Le prime 11 date sono in calendario nei mesi da novembre a gennaio. Per una tournée che continuerà per tutto il 2023 sull’intero territorio nazionale, con nuove date in continuo incremento, a seguito proprio del successo dello spettacolo, che anche stampa, televisioni e radio stanno recensendo in modo molto positivo. Protagonista Marco Goldin in “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato”, che trae spunto dall’omonimo romanzo edito da Solferino. La tournée – prodotta e distribuita da International Music and Arts – tocca il Piemonte con la serata di Torino domenica 20 novembre al Teatro Colosseo, con inizio spettacolo ore 18. Seguiranno poi, in questa prima fase, Bergamo, Milano, Udine, Padova, San Donà e Trieste.
“Gli ultimi giorni di Van Gogh” fa parte di un vasto progetto dal medesimo titolo, costituito dal romanzo, dalle cinque puntate che hanno inaugurato il canale podcast dello studioso trevigiano e ovviamente la rappresentazione teatrale con il contributo eccezionale determinato dalle musiche di Franco Battiato. Seguendo il ritmo del suo romanzo uscito due mesi fa, Goldin sale sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Vincent van Gogh. Nel libro alla base dello spettacolo egli immagina che Van Gogh avrebbe potuto tenere un diario proprio in quelle settimane finali e per questo gli presta la sua voce. Ovviamente mai staccandosi dai fatti realmente accaduti eppure dilatando molti vuoti e altrettanti silenzi del pittore. In quelle settimane conclusive l’artista olandese scrive tra l’altro un numero minore di lettere rispetto al solito e parla di meno della metà degli oltre settanta quadri che realizza. Il romanzo e lo spettacolo sono quindi un continuo gioco di specchi e di rimandi, tra i colori, le parole e i silenzi nei quali quasi si adagiano le musiche di Battiato.
CHE BAMBOLE! LE TENNISTE LENCI DA TORINO ALLA CONQUISTA DEL MONDO
Fino al 31 gennaio 2023
Archivio Storico della Città di Torino
Nell’eccezionale cornice degli originali arredi in ciliegio dell’ex farmacia omeopatica ottocentesca appartenenti ai locali dell’Archivio Storico della Città di Torino, visitabile gratuitamente, si apre la mostra ispirata al tennis e realizzata in collaborazione con l’Associazione Collezionisti di Tennis. Una curiosa, piccola ma ‘straordinaria’ selezione di immagini, documenti e oggetti prodotti nel secolo scorso dalla torinese ditta Lenci racconta i processi produttivi e fa emergere quell’alchimia di creatività artistica e di perizia artigianale che insieme hanno reso celebre la fabbrica in tutto il mondo: in particolare sono esposte le stupende bambole tenniste che, almeno nel nostro immaginario, prendono vita e divengono anch’esse degne partecipanti della seconda edizione delle Nitto ATP Finals di Torino!
9 novembre 2022 – 31 gennaio 2023 – Ingresso gratuito
Archivio Storico della Città di Torino
via Barbaroux, 32
dal lunedì al venerdì 8.30-16.30.
Ingresso libero, chiuso i festivi. Sarà data comunicazione sul sito www.comune.torino.it/archiviostorico e sulla pagina Facebook dell’Archivio delle prossime aperture straordinarie.
PINO TORINESE. LEGGENDO CALVINO.
Mostra di incisioni su temi tratti dal libro “Le Città Invisibili” di Italo Calvino e altre opere grafiche
Piero De Macchi (Torino, 3 settembre 1937), è grafico, type designer, calligrafo ed incisore. Pino è il paese che ha scelto – dal giorno del suo matrimonio con Silvana – per vivere e lavorare, ed è il paese dove è cresciuta la sua famiglia. Attualmente risiede a Pianezza nell’antica casa materna. Le sue opere sono contraddistinte da una profonda ricerca del segno grafico e del bilanciamento compositivo, in quella che potremmo chiamare una «danza visiva» che conduce chi guarda lungo un percorso preciso. Comunicando sempre armonia, essenzialità ed un pizzico di sana ironia.
TORINO. GALLERIA AVERSA. MOSTRA: “PITTORI DELL’OTTOCENTO E DEL ‘NOVECENTO”
La mostra si terra negli ampliati spazi della galleria, nel cortile nobiliare di Palazzo Luserna di Rorà, in via Cavour 13 a Torino, dal 11 novembre al 10 dicembre 2022 con i seguenti orari:
dal martedì al sabato 10/12,30 – 15,30/19
PIEMONTE ARTISTICO CULTURALE: MOSTRA DEL PICCOLO FORMATO
FONDAZIONE PACCHIOTTI. “PERCORSI”. LUCIA SCONFIENZA E SERGIO AIMASSO
MONASTERO DI LANZO. UN LIBRO SULLE PALE D’ALTARE DI GASPARIN
Il 20 novembre 2022, alle ore 15:30, presso la Chiesa Parrocchiale di Monastero di Lanzo (TO), verrà presentato il volume “Monastero di Lanzo La Parrocchiale e il suo patrimonio d’Arte”, a cura di Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo. Pittore professionista che predilige i temi del Ritratto, della Natura Morta, del Paesaggio, Gasparin fra il 1997 (Coassolo) e il 2005 (Viarigi), ha realizzato numerose Pale d’Altare dal Piemonte a Siena e Brescia. Formatosi presso i maestri Sergio Tappero-Merlo, Mario Caffaro-Rore, Gregorio Calvi di Bergolo, Gasparin esordisce nel 1971 recuperando le tecniche e i valori del passato. Per la Regione Piemonte e la Scuola di Applicazione realizza numerosi ritratti di Presidenti e Comandanti. Nel 2009 pubblica “Gasparin- Pittura ad olio- Tecnica e poetica” Alinea Editrice- Firenze, a cura di Camilla Torre e nel 2021 alcuni suoi dipinti sono stati editati in “Balangero In cornice”. La presente pubblicazione riguarda espressamente dipinti antichi e sei lunette di Gasparin, collocate nella Chiesa Parrocchiale di Monastero di Lanzo ed ispirate ai momenti della Vita di Gesù. Monastero è un antico luogo dominato da un bel campanile romanico; nel 991 ospita un monastero di monache benedettine e nell’età medievale appartiene alla castellania di Lanzo.