CURIOSITA’ NOVARESI 29. L’ISTRUZIONE E LE SCUOLE NEI SECOLI: DALLA CASA CANOBIA DELLA SAPIENZA ALL’ISTITUTO OMAR

Casa Canobio

Scrivere dell’istruzione a Novara e quindi delle scuole che in Città sono sorte e si sono sviluppate nei secoli ci porta anzitutto a parlare di Amico Canobio, erede di una nota e ricca famiglia giunta a Novara nel XVI secolo e famoso benefattore della Città per le numerose iniziative promosse e finanziate, a partire dall’omonimo Monte di Pietà. Con suo testamento dell’11 febbraio 1591 aveva nominato erede universale il figlio Giovanni Agostino, ma, nel caso questi fosse morto senza discendenti, aveva disposto che l’intera eredità andasse al Sacro Monte di Pietà e alla sua Confraternita, con l’obbligo di finanziare, tra le altre iniziative, una scuola e di acquistare, a questo scopo, un edificio perché fosse la sede della Casa Pia Canobia della Sapienza.

Poiché effettivamente il figlio Giovanni Agostino morì dieci anni dopo la morte del padre senza discendenti, in esecuzione del testamento, le Scuole Canobiane aprirono i battenti nel 1609 nella stessa casa del loro ideatore (nella foto), in piazza Cesare Battisti (forse più nota ai Novaresi come piazza delle Erbe), con la direzione dell’umanista Giovanni Pietro Gallarati di Milano. L’ordinamento didattico comprendeva una scuola di grammatica divisa in cinque classi (lettura, classici, composizione latina e italiana, interpretazione autori) e una seconda scuola con corsi di retorica, logica, filosofia, casi di coscienza e istituzioni di diritto. Le lezioni delle Scuole Canobiane comprendevano comunque tutte le materie fino ai corsi universitari. Il numero degli alunni veniva fissato di anno in anno dalla Confraternita del Monte, ma non superò mai i 190. La stessa Confraternita nel 1624 affidò, mediante convenzione, la gestione delle Scuole all’Ordine dei Gesuiti, che offriva garanzia

Chiesa dei Gesuiti al centro della foto

di cultura e di serietà disciplinare. I Gesuiti vollero accanto alla Casa Canobio, sede delle scuole, annessa alla stessa Casa, una loro chiesa, poi abbattuta nel XX secolo (nella foto d’epoca si può vedere la chiesa dei Gesuiti tra Palazzo Natta della Prefettura e Palazzo Cabrino del Comune).

Credo possa essere interessante, al proposito, un breve inciso su questa chiesa ormai dimenticata. La chiesa, intitolata ai SS. Ignazio da Lojola e S. Francesco Saverio, fu costruita nel XVII secolo dai Gesuiti, poi, quando fu abbandonata nel 1773 dagli stessi Gesuiti, divenne proprietà della contessa Egiziaca Caccia-Natta, che la donò al vescovo Balbis Bertone nel 1780. L’ebbero quindi in ufficiatura gli Oblati dei SS. Gaudenzio e Carlo, che la dedicarono a San Carlo. Nel 1806 fu nuovamente chiusa; riconsacrata nel 1818, per essere definitivamente sconsacrata nel 1840. Divenne quindi sede della Milizia Nazionale e fu poi occupata dal Comizio Agrario del Circondario, che qui ebbe i suoi uffici ed una mostra permanente di macchinari ed utensili agricoli fino alla prima guerra mondiale. Fu poi trasformata in cinematografo e vi si trasferì il “Varietas”, già in corso Italia, che prese il nome di “Mondiale”. Dal 1922 divenne negozio di calzature e Caffè Portorico, quindi fu abbattuta per lasciare spazio all’edificio che lì fu costruito e che è attualmente presente.

Tornando alla storia delle Scuole Canobiane, dobbiamo ricordare che, nel secolo XVIII, vi insegnò anche Gerolamo Tiraboschi (1731-1794), noto erudito e storico della letteratura italiana (divenne famoso con la sua “Storia della letteratura italiana”), che fece parte della Compagnia di Gesù dal 1746. Nel 1772 però, quando Carlo Emanuele III (Il Novarese era passato ai Savoia dal 1735) emanò le sue Costituzioni in materia di istruzione, i Gesuiti lasciarono le Scuole Canobiane, ritenendo che le disposizioni regie fossero contrarie alla regola della loro Compagnia, che voleva piena indipendenza da ogni autorità civile ed ecclesiastica all’infuori del Papa. Abbandonando le Scuole, i Padri Gesuiti chiesero al Monte di Pietà, in conformità di un contratto del 26 aprile 1649, di riprendersi i beni immobili ceduti temporaneamente nel 1649 (le cui rilevanti attività economiche consentivano di coprire le spese di gestione delle scuole) e di pagare L. 14.045 imperiali oltre ai miglioramenti che i Gesuiti avevano introdotto nei fondi, dietro stima di persona competente. Il Monte, malgrado il saggio consiglio dell’avvocato Ravioli di Torino, di arrivare ad un amichevole componimento della lite, non accettò la richiesta e iniziò così il contenzioso, che, con la soppressione della Compagnia di Gesù del 23 agosto 1773, continuò con l’Economato dello Stato sabaudo. Questo impose al Monte nel 1786 una transazione ben peggiore di quella proposta dai Gesuiti, veramente rovinosa. Il Monte di Pietà rinunciò a ogni pretesa sui beni dismessi dai Gesuiti, che costituivano grande parte dell’eredità di Amico Canobio, mentre il Regio Economato avrebbe pagato al Monte in dieci anni L. 190.000 antiche di Piemonte, oltre agli interessi di mora. Allora la Provincia di Novara affermò di essere creditrice verso il Monte di Pietà per avere contribuito dal 1776 in poi al mantenimento delle Scuole e, poiché le stesse in quel periodo non erano state aperte, pretese di essere rimborsata di tali spese. Così il Monte, con convenzione del 1787, dovette accettare di pagare L. 27.600 alla Provincia in dieci anni e con interesse.

Istituto Brera

“Dopo tante perdite, restava sempre al Monte -come ha scritto l’avvocato Sante Scolari, commissario del Monte di Pietà, nel suo libro dedicato al Monte, pubblicato dalla Tipografia San Gaudenzio di Novara nel 1943– l’obbligo di provvedere alle scuole in conformità della disposizione testamentaria di Amico Canobio, ma dei beni da questi lasciati (per questo scopo) restavano solo L. 190.000 vecchie di Piemonte”. Furono avviate quindi trattative con la Provincia di Novara, che si conclusero con l’impegno del Monte di pagare annualmente alla Provincia L. 2.500 di Piemonte, pari a lire italiane 2.878,20. Il Monte di Pietà si liberò così di ogni onere relativo alle scuole e la Provincia si impegnò a tenere le scuole nella casa di Amico Canobio. Cessarono così di esistere le Scuole Canobiane, come erano state volute da Amico, e il Monte continuò a pagare l’annualità prevista fino al 1801 alla Provincia e successivamente alla Città di Novara, finché, con atto del 1878, l’annualità fu affrancata con il versamento da parte del Monte di Pietà al Municipio di Novara di titoli di rendita pubblica del Regno d’Italia per il valore nominale di L. 57.600, con il vincolo del mantenimento delle scuole volute da Amico Canobio. In seguito la Casa Canobio di piazza delle Erbe fu venduta dal Comune ai privati. “Il Comune di Novara –come ricorda Scolari nel suo libro- si era obbligato di denominare ‘Scuole Canobiane’ le scuole elementari da esso tenute, e di mantenere in perpetuo sul fabbricato di esse una lapide con l’iscrizione ‘Scuole Canobiane’. Così allora fu fatto, ma oggi (nel 1943) chi volesse vedere la lapide o rintracciare le ‘Scuole Canobiane’ perderebbe il tempo e la pazienza”.

Dopo aver parlato della Casa Pia Canobia della Sapienza, veramente fondamentale per l’istruzione novarese, che avviò i suoi corsi, come abbiamo visto, all’iniziò del XVII secolo, passiamo ora a trattare di alcune importanti iniziative che, in questo campo, nacquero e si svilupparono nei secoli successivi

Nel 1744 Antonio Gallarini, ricco proprietario terriero, con suo testamento, disponeva la fondazione di un istituto di istruzione ed educazione per i giovani presso la sua casa di Sillavengo, comune limitrofo a Novara, mettendo a disposizione a questo scopo un cospicuo capitale, oltre alla proprietà del podere detto “della Regina” presso Casaleggio. L’Istituto doveva essere riservato a giovani di sei località del Novarese indicate dallo stesso Gallarini. Il Collegio doveva avere la direzione e l’amministrazione di un Rettore, che per l’insegnamento doveva avvalersi anche di due sacerdoti, uno per il corso di grammatica e l’altro per quello di umanità e retorica. Il Collegio sorse però in Novara e solo nel 1755, in una casa presso il palazzo episcopale. Nel 1828 ci fu un tentativo dell’allora Vescovo di Novara di trasferirne la sede a Miasino, unendolo al seminario vescovile, ma il Comune di Novara e gli eredi del fondatore si opposero, ponendo l’istituto sotto la diretta amministrazione della Città. Nello stesso 1828 ci fu una transazione per la quale il Collegio doveva rimanere a Novara e l’amministrazione sarebbe stata affidata ad un economo di nomina civica, che annualmente avrebbe dovuto presentare i conti a una persona deputata dal Vescovo, con intervento anche di una persona deputata dal Comune. La Città si assunse inoltre l’obbligo di ampliare la sede del Collegio, così da poter ospitare almeno 60 alunni, e si caricò anche l’onere di intervenire con finanziamento comunale se le rendite del Collegio non fossero state sufficienti a sostenere le spese di gestione. Il Collegio poi si sviluppò, cambiò la sua sede e nel 1864, attraverso un nuovo regolamento, fu esclusa qualsiasi ingerenza ecclesiastica. Tra il 1915 e il 1920 fu però adibito a ospedale militare. Tornò a funzionare nel primo dopoguerra, ospitando però solo esterni senza personale docente. Con la seconda guerra mondiale fu nuovamente adibito a ospedale militare e, al termine del conflitto, il palazzo, requisito, fu per qualche anno sede degli uffici di Polizia. Dopo anni di abbandono, il complesso dal 1989 è sede del Conservatorio “Cantelli” di Novara.

L’Istituto Bellini nasce per la volontà della contessa Giuseppa Tornielli di Vergano, vedova del conte Marco Bellini, che l’affidò in patronato all’Amministrazione civica di Novara. Si trattava di costituire una scuola di istruzione professionale per maschi e femmine. Questa scuola è una delle prime di questo genere in Europa e la prima in Italia. Per questo motivo la Società Montyon e Franklin di Parigi volle conferire alla contessa la medaglia d’oro come “Benefattrice dell’umanità”. Furono costruiti due convitti separati per ragazzi e ragazze tra i 9 e i 12 anni, appartenenti a famiglie povere della Città o del circondario novarese, ma aperti anche ad allievi paganti. Il complesso scolastico, fondato nel 1833 dalla contessa, arrivò a comprendere: le scuole elementari, le scuole professionali e d’arti e mestieri, l’istituto tecnico e la scuola tecnica; tuttavia entrò in funzione soltanto a partire dal 1840. Materie di insegnamento dovevano essere, tra le altre: la calligrafia, la grammatica, l’aritmetica, la geografia e la storia, il disegno, l’incisione, la litografia, la fisica e la meccanica applicate alle arti e le regole del commercio. Nel 1859 venne emanata una legge sull’istruzione tecnica e in quella occasione si poté constatare come corrispondesse sostanzialmente ai programmi della Scuola Bellini. Nel 1861 all’Istituto furono unite le scuole elementari per femmine e in seguito furono istituiti corsi normali maschili e femminili per maestri. Il regolamento del 1864 stabiliva che nell’istituto vi fossero: una biblioteca di libri, stampe e disegni attinenti alle industrie, arti e mestieri, un gabinetto tecnologico di macchine e apparati scientifici oltre a delle officine. Il numero degli allievi (ragazzi e ragazze) era a discrezione del Consiglio comunale, che nominava anche il personale docente.

Per ricostruire la storia dell’Istituto Musicale Brera, dobbiamo partire da prima del 1858, quando la Guardia Nazionale di Novara aveva una propria banda. Nel 1858 però il conte Giovanni Gibellini e l’Ing. Carlo Savio fondano una società per azioni, con lo scopo di conservare la banda stessa e di promuovere l’insegnamento pubblico della musica. Si voleva quindi assicurare alla Città una buona banda e fondare un liceo musicale. Il Consiglio Comunale, nello stesso anno, decide di finanziare per un quinquennio l’iniziativa, elargendo la somma annuale di lire 10.000, per la creazione dell’Istituto Musicale. Grazie all’efficienza e alla serietà dimostrata, l’Istituto ricevette nel 1866 l’intera eredità del maggiore Fedele Brera. Sempre nel 1866 lo stesso Istituto diventava ente morale e veniva intitolato al suo benefattore. Lo statuto del 1872 stabiliva che alle scuole fossero ammessi i giovani di famiglie povere, con disposizione naturale per la musica e che l’Istituto dovesse mantenere, agli ordini del Municipio, un corpo di banda di almeno 25 musicanti, denominato “Banda Civica di Novara”. L’edificio, che è tuttora sede dell’Istituto Musicale Brera e che si trova fuori dalla vecchia cinta muraria della Città, in viale Giuseppe Verdi 2 (nella foto), è stato progettato dall’ingegnere Alessi di Canosio, che vi lavorò tra il 1902 e il 1906. La struttura del complesso forma una T, con un avancorpo affiancato da due ali laterali. La facciata a due piani è divisa da una fascia marcapiano, con finto bugnato nel piano terra. Le decorazioni hanno motivi vegetali e floreali e si rifanno allo stile Liberty. Soggetto ricorrente è anche la lira, presente nel terrazzino del primo piano, alle inferriate delle finestre, nel cancello principale e nei capitelli.

Sempre legata ad un lascito testamentario è la storia dell’Istituto Omar, con il quale arriviamo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Infatti il geometra novarese Giuseppe Omar di Biandrate, che morì nel 1885, nominò suo erede universale la città di Novara, a condizione che venisse istituita una scuola con tre scopi: istruzione, lavoro, industria. L’Istituto Tecnico Industriale Omar nasce quindi nel 1895 e inizia a funzionare nell’anno successivo nella sede che ancora occupa attualmente. L’Istituto fu eretto ente morale nel 1893, con il compito di formare maestranze scelte per le arti meccaniche e per la falegnameria e divenne punto di riferimento per i giovani che avrebbero poi lavorato nel comparto industriale novarese, comparto che, come si sa, ebbe particolare sviluppo nel XX secolo.

Enzo De Paoli