CURIOSITA’ NOVARESI 30. DALL’ANGOLO DELLE ORE ALLA PIAZZA DEL ROSARIO, CON IL BITTER CAMPARI
Alcuni angoli del centro storico hanno caratterizzato e caratterizzano ancora oggi la storia di Novara. Due di questi sono certamente l’Angolo delle Ore e la Piazza del Rosario. E’ quindi il caso di dare qualche sommaria notizia su entrambi, per una migliore conoscenza della Città.
Il cosiddetto “Angolo delle ore”, il “Canton di uri” in dialetto novarese, corrisponde all’incrocio dei due assi principali della Città: corso Cavour/corso Mazzini e corso Italia/corso Cavallotti. Questo quadrivio, conosciuto appunto con il nome di “Angolo delle ore”, è il centro topografico di Novara, all’incrocio tra il Cardo e il Decumano della città romana. Il nome “Angolo delle ore” non è casuale, perché ancora oggi, all’angolo tra corso Cavour e corso Italia, come si vede nella foto, vi è un orologio (in questi giorni in ritardo di circa 10 minuti). In passato, fino al 1860, era detto “Angolo (o Cantone) della Croce Bianca”, perché lì si trovava una colonna che sosteneva una croce in marmo bianco, che ora è al colmo della facciata della chiesa di San Pietro al Rosario (nella foto), nella vicina piazza Gramsci (forse più conosciuta come piazza del Rosario). Prima ancora di questa colonna pare lì si trovasse un altare, collocato nel 1630, a seguito dei primi casi di peste in città. Quell’altare consentiva ai Novaresi di seguire le funzioni religiose senza uscire dalle abitazioni o comunque all’aperto e a distanza, per evitare il contagio. Era infatti un uso diffuso, a quei tempi e in quelle emergenze, nei centri abitati, collocare un altare o una croce, o entrambi, in una posizione centrale dell’abitato stesso, per consentire la partecipazione, a distanza, alle celebrazioni religiose.
Sullo stesso incrocio, ma dalla parte opposta della strada (angolo tra corso Mazzini e corso Italia), rispetto a quella dove ancor oggi vi è l’orologio, possiamo vedere le fondamenta di una antica torre, chiuse in una grande teca di cristallo. Come ricorda il testo della Direzione Generale per i Beni Archeologici posto sulla stessa teca: “Questa fondazione appartiene ad una torre realizzata con ciottoli fluviali e basoli provenienti da lastricati stradali romani, con rinforzi angolari in serizzo. La sua collocazione (prossima agli assi stradali romani Cardo e Decumano), l’utilizzo di antiche pavimentazioni stradali e la sua parziale manomissione ad opera di un condotto fognario del V sec. d.C. testimoniano come la torre fosse pienamente inserita nel tessuto urbano circostante. In assenza di elementi cronologici certi ma per confronto con le torri delle case-forte dell’epoca, essa è riferibile all’età medievale (XI – XII sec.), anche se non mancano elementi costruttivi e documentari che farebbero ipotizzare una sua maggiore antichità. Trasformata poi in torre dell’orologio e incorporata in un edificio, sopravviverà fino alla risistemazione novecentesca.
La sistemazione dei ritrovamenti intende ricordare l’originaria verticalità nonché le caratteristiche costruttive dell’antica torre e di analoghi manufatti di quel tempo mediante le due stele in acciaio ossidato, tra loro ortogonali come lo erano il Cardo e il Decumano”. Evidentemente l’incrocio tra corso Cavour/corso Mazzini e corso Italia/corso Cavallotti (quindi tra il Cardo e il Decumano romani) è sempre stato caratterizzato dalla presenza di un orologio, che si trovasse da una parte o dall’altra dell’antica strada.
Sul fronte orientale del quadrivio, lato opposto alle fondamenta della torre, all’angolo tra corso Mazzini e corso Cavallotti, si può notare ancora oggi un imponente e prestigioso palazzo. Nel 1911 l’edificio lì collocato, un vecchio stabile, fu ristrutturato dall’ingegner Bronzini, così da acquisire una veste che ricordava, nella parte superiore: “Liberty”, ”Art Nouveau” e “Secessione Viennese” (nella foto), gli stili architettonici che in quell’epoca erano particolarmente diffusi. Oltre alle decorazioni è certamente bello l’insieme dei motivi in ferro.
Ci resta da parlare dell’ultimo angolo del quadrivio, quello tra corso Cavour e corso Cavallotti, sempre sul fronte orientale, di fronte alla casa con orologio di cui si parlava all’inizio. In questa casa era collocata la farmacia per i poveri del Sacro Monte di Pietà “Amico Canobio” e vi restò dall’apertura della stessa farmacia, alla fine del Cinquecento, per circa due secoli. La casa fu poi venduta nel 1877 e nel 1934 fu abbattuta per far posto al palazzo dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, che ancor oggi possiamo vedere.
Terminiamo questa nota sull’Angolo delle ore con il famoso “Bitter Campari”, che, ad oggi, è venduto in 190 paesi. Perché voglio parlare del Bitter Campari? Perché Gaspare Campari, appassionato di miscele di aromi e di liquori, con l’ardente desiderio di inventare nuove bevande, dopo un apprendistato a Torino, si trasferì a Novara e nel 1856 rilevò il Caffè dell’Amicizia, che si trovava appunto all’Angolo delle Ore, ai piedi della torre dell’orologio, che ha dato il nome al cantone. E’ proprio lì che nacque il Bitter Campari, che poi diventerà famoso in tutto il mondo. Nel 1862 Gaspare si trasferirà poi a Milano, in un locale vicino a piazza Duomo e al Teatro La Scala, e da quel momento il nome di Campari sarà legato per sempre a quello del capoluogo lombardo.
La Piazza del Rosario (oggi piazza Gramsci) è caratterizzata dalla chiesa di San Pietro al Rosario, che peraltro le ha anche dato il nome, con cui è ancora oggi conosciuta. A Nord è chiusa da un lato della struttura di Palazzo Cabrino. Questo palazzo, che era già stato abitazione del governatore spagnolo, divenne quindi sede degli Intendenti Generali del Regno Sardo e poi del governo dipartimentale, nel periodo napoleonico. Infine è divenuto sede del Municipio della Città nel XIX secolo e lo è tuttora. Appena prima del Palazzo, la piazza era in passato abbellita da un monumento a Carlo Alberto, che, su disegno dell’ingegnere Paolo Rivolta, era stato eseguito dallo scultore Pietro Rossi (nella foto la piazza in un disegno di Stefano Gorla, ripreso da una foto del 1890). Il monumento era protetto da una cancellata recuperata dalla Barriera Albertina, quando fu aperta al libero passaggio. Le statue che impreziosivano la cancellata e che egualmente provenivano dalla Barriera Albertina, rappresentavano la “Vigilanza” e la “Temperanza” ed erano dell’Argenti. Cancellata e statue sono poi state collocate all’ingresso del cimitero urbano, in quanto il monumento fu demolito nel 1943. Anticamente la piazza era il cosiddetto “Carrobbio” di Novara. I carri vi sostavano perché non potevano circolare nelle vie strette della Città. La piazza ebbe nei secoli molte denominazioni: Pasquario di S. Maria Ingalarda, dei SS. Quirico e Giullitta, San Pietro al Rosario, dal 1898 al 1943 piazza Statuto, dal 1943 al 1945 piazza della Repubblica e infine piazza Gramsci.
Enzo De Paoli