CURIOSITA’ NOVARESI 32. PIAZZE E ANTICHI MONUMENTI DI SOVRANI SABAUDI
In alcune piazze del centro storico di Novara sorsero negli ultimi secoli monumenti in memoria di alcuni re di Casa Savoia e anche le piazze stesse, in più casi, furono a loro dedicate. A seguito degli eventi dell’ultima guerra mondiale le denominazioni di quelle piazze sono mutate, ma alcuni dei monumenti sabaudi sono scampati alla demolizione e sono tuttora visibili. Cerchiamo ora di approfondire la conoscenza di queste piazze e di questi monumenti: quelli ancora presenti come quelli scomparsi. E’ il caso di iniziare con piazza Vittorio Emanuele II, oggi piazza Martiri della Libertà. La piazza corrisponde all’area in cui veniva allestito il mercato delle granaglie, bozzoli e lino. Inizialmente era occupata da una parte delle fortificazioni esterne del Castello. Fu poi sistemata dal governatore Rivarol, da cui prese il nome di piazza Rivarola, poi tornò piazza Castello, ma dal 1881 si chiamò piazza Vittorio Emanuele II, anche in relazione al grande monumento equestre che ancor oggi la domina. L’inaugurazione del monumento fu fatta il 30 ottobre 1881, ma senza l’intervento del Re e di principi, come la Città sperava. Il Re era a Vienna, ospite degli Asburgo. Lo rappresentò il Conte Thaon di Revel. Nel monumento il Re è saldo in arcioni in atteggiamento ardito e dignitoso (nella foto). Dopo il secondo conflitto mondiale, la piazza fu intitolata ai Martiri della Libertà. Nell’Ottocento era chiusa su tre lati: da Palazzo del Mercato (anche detto Palazzo Orelli o della Borsa), dal Teatro Coccia e dal Castello Visconteo Sforzesco. Più tardi nel Novecento sarà anche chiusa ad Ovest da Palazzo Venezia. All’inizio del XX secolo i mercati settimanali di Novara avevano grande importanza per le contrattazioni del riso, meliga, segale, frumento, ed avena, che erano frequentati da numerosi negozianti della provincia. Il mercato era di giovedì, ma quando il giovedì cadeva in giorno festivo veniva anticipato al martedì. I mercati si tenevano quindi in quella che era piazza Vittorio Emanuele II e sotto i portici del Palazzo del Mercato, che si affaccia sulla stessa piazza, e del Teatro Coccia. Era particolarmente importante il mercato del mese di giugno per la grande affluenza di negozianti e per la grande quantità di bozzoli (la provincia di Novara, come la vicina Lombardia, era a quei tempi vocata all’allevamento dei bachi da seta e alla coltivazione dell’albero di cui si nutrono, cioè il gelso) che vi si contrattavano. “…Anche le fiere godono rinomanza e sono molto frequentate. – così sta scritto in un documento della Camera di commercio del 1901 – Quelle dei bovini si tengono nel cosiddetto Prato della Fiera (l’area dove all’inizio degli anni Trenta del XX secolo sarà realizzato il Parco dei Bambini), quelle degli equini nel Viale delle Carrozze (ora viale Filippo Turati – Allea) e Largo Bellini, quelle dei suini sugli spalti a sud della città. Gli altri articoli trovano posto in Piazza Vittorio Emanuele II, sotto i portici del Palazzo del Mercato e nelle vie adiacenti”.
Una seconda piazza in cui ancora oggi domina un monumento dedicato ai Savoia è piazza Puccini. Il monumento, che raffigura Carlo Emanuele III (Torino 1701-1773), primo sovrano sabaudo a regnare su Novara, è infatti ancora lì a ricordarci un tempo passato. La sua progettazione venne deliberata il 2 giugno 1828. La lapide dedicata a Carlo Emanuele III e collocata nel 1765 sulla facciata di Porta Torino (dove oggi vediamo la Barriera Albertina) era stata distrutta dai Francesi quando avevano occupato la città, alla fine del XVIII secolo. Dopo la Restaurazione fu deciso che era necessario sostituirla in modo degno. Carlo Emanuele III, oltre ad avere ultimato, per Novara, la realizzazione del famoso canale di scolo chiamato Cunetta, migliorando così clima e salubrità dell’aria, aveva anche emanato leggi molto utili per la ripresa dello sviluppo della Città. Quindi una pubblica sottoscrizione, promossa dal Comune, raccolse la somma necessaria alla realizzazione del monumento, che doveva essere di grandi dimensioni e di prestigio. L’opera fu affidata allo scultore Pompeo Marchesi (1783-1858), insegnante all’Accademia di Brera a Milano e allievo del Canova, artista famoso in Italia e all’estero. Marchesi aveva proposto di collocare la statua nel cortile del Broletto, ma il consiglio cittadino preferì invece collocarla tra il Teatro Civico e la chiesa di San Giovanni Decollato, dove è tuttora, abbattendo alcune casupole e creando così una nuova piazza. La statua fu terminata nell’estate del 1837. L’altezza era notevole, di m. 4,16, così che i Novaresi cominciarono a chiamarla San Carlone, con chiaro riferimento alla statua colossale di San Carlo Borromeo ad Arona. Nel monumento (nella foto) Carlo Emanuele è in abito regale e con la mano sinistra porge il decreto che consentì l’ultimazione dei lavori della Cunetta, con la quale realizzazione furono risanati i fossati d’acqua stagnante e malsana, realizzati precedentemente dagli Spagnoli per la maggior difesa dei baluardi.
E’ il caso ora ricordare altri due monumenti realizzati, in onore di sovrani sabaudi, poi demoliti e ormai dimenticati. L’attuale piazza Matteotti (nella foto) era un
tempo piazza Umberto I proprio per la presenza in loco di un monumento del sovrano. La piazza fu sistemata nel 1905, ricavata dal giardino donato al Comune dai fratelli Pampuri e fino al 1943 vi si trovava appunto il monumento in bronzo di Umberto I, a grandezza naturale, realizzato dallo scultore Giuseppe Rossi e inaugurato nel 1905, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena. Sulla piazza si affaccia tuttora il palazzo, su disegno di Pellegrino Pellegrini, che fu dei conti Caccia di Castellazzo e Mandello e poi passò ai Natta-Isola di Casale Monferrato. Il palazzo, che, in relazione alla sua importanza, merita un breve approfondimento, inizialmente aveva solo il primo piano, ma fu sopraelevato quando fu acquisito dalla Provincia di Novara, come sua sede, dopo il 1890. Nel palazzo si trova anche la Prefettura e dal palazzo si eleva la torre, anticamente denominata “Torre grande” o “Torre longa”, con l’orologio del Comune. La torre inizialmente e ancora all’epoca di Francesco Sforza “dominava –come ha scritto Giancarlo Andenna in ‘Novara da scoprire’ del 1988- una larga piazza in cui erano disposti a mezzogiorno i portici delle beccherie maggiori e a nord il coperto, poggiante su travi, con le banche del paratico dei calzolai. Ad occidente la piazza era chiusa dal palazzo dei paratici, dalla torre omonima e dal palazzo del Comune”.
Un quarto monumento dedicato ai Savoia era quello di Carlo Alberto (Torino 1798- Oporto 1849, re di Sardegna dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849, giorno della famosa battaglia della Bicocca e
della sua abdicazione). Era in piazza del Rosario (oggi piazza Gramsci), dietro Palazzo Cabrino, in un piccolo cortile chiuso da cancellate (nella foto la parte della piazza dove si trovava il monumento). Era a ricordo di re Carlo Alberto e appunto della battaglia di Novara del 1849. Il monumento non era grande e dopo la chiusura del suo accesso dal cortile del palazzo comunale, con cancelletti e sculture tolti alla Barriera Albertina, era come “imprigionato” e non visitabile. Con l’occasione ricordiamo che Carlo Alberto ebbe diversi soprannomi. Giosuè Carducci lo chiamava Italo Amleto per il suo carattere cupo ed enigmatico. Altri invece lo definirono il Re Tentenna, per le sue lunghe indecisioni prima della firma dello Statuto cosiddetto “Albertino” (promulgato nel 1848), in quanto ancora influenzato dal suo passato conservatore.
Enzo De Paoli