CURIOSITA’ NOVARESI 35. MERCATI, FIERE ED ESPOSIZIONI NEI SECOLI

Piazza Martiri oggi

Il tradizionale mercato del lunedì e giovedì è rimasto per secoli nel cortile del Broletto. Nel 1801 fu invece spostato nel cortile e porticato della Canonica e quindi, come ha scritto Cesare Bermani, nella sua pubblicazione ”Dalla grande Associazione degli Operai di Novara al Circolo Operaio Agricolo della Bicocca” del 1983, ”…poi trasferito nell’aprile 1807 nella piazzetta del Conte, davanti al Palazzo Bellini, per le merci in natura e al quadrivio di corso Italia, via Prina e via San Gaudenzio per l’assembramento delle persone, aveva finito per dilatarsi e frazionarsi in varie sedi. Il pollame e la verdura erano in piazza delle Erbe, la tela e la canapa in via Omar, funghi, rane e fiori in via Bianchini, vino tra il vecchio teatro e la fossa del castello sforzesco, legna, paglia e fieno nell’attuale via Perrone, mentre le granaglie –ormai ridotte perché le contrattazioni cominciavano a essere fatte su campioni e non più sui sacchi di granaglia- in piazza del Conte”.

Qualche anno dopo il Comune, a seguito dello sviluppo del mercato, decise il trasferimento della sede del mercato nella spianata davanti al Castello, quella che diventerà piazza Vittorio Emanuele II (ora Piazza Martiri della Libertà, nella foto), dove era prevista la costruzione di un semplice porticato per riparare merci e persone, porticato a cui furono aggiunti locali ove collocare le derrate invendute o portate in città in giorni diversi da

Chiosco nell’Esposizione del 1901

quelli di mercato. In seguito fu costruito il grandioso Palazzo del Mercato, che fu costruito tra il 1817 e il 1844. Nel decennio 1880-1890 tutta l’area terrena disponibile di Palazzo del Mercato (anche chiamato Palazzo Orelli) era spesso interamente occupata da prodotti agricoli, soprattutto nei mesi di maggio-luglio in relazione all’importante presenza dei bozzoli da seta. In quei mesi, nel cortile del palazzo, veniva costruito un padiglione provvisorio coperto da telone, che ne occupava la metà, per poter accogliere tutta la merce che vi veniva portata nelle prime ora della giornata e che nelle prime ora del pomeriggio veniva già trasferita dai suoi acquirenti. L’attuale piazza dei Martiri in quel tempo era occupata dai sacchi di cereali che non avevano trovato posto sotto il portico e da numerosi carri trainati da animali. Anche il numero delle persone che frequentavano il mercato aumentava in modo esponenziale, rendendo così la piazza sempre più affollata. Nel 1879 venne proposta la costruzione di una tettoia fra il Teatro Coccia e la fossa del Castello. Nel 1881/1883 si parlò di un nuovo porticato sull’area ora occupata da Palazzo Venezia; seguirono poi altri progetti, senza arrivare ad una definitiva soluzione. Nella vicina piazza Bellini era invece collocato, sotto una tettoia metallica, il mercato all’ingrosso della frutta e ciò fino alla fine degli anni Trenta del XX secolo, mentre la verdura era venduta all’aperto.

Quanto alle Fiere, in un documento del 1901 della Camera di Commercio si legge “La fiera di marzo ha luogo generalmente nella settimana in cui cade il giorno 10, cadesse in venerdì, sabato o domenica, la fiera si trasporta al lunedì successivo. La fiera di agosto si tiene nella prima settimana intera di detto mese. Se il 31 cadesse in lunedì, la fiera incomincia in quel giorno. La fiera di novembre (detta di San Martino) ha luogo nella settimana in cui cade il giorno 11. Se questo cade in venerdì, sabato o domenica, allora la fiera incomincia col lunedì successivo”. Di quest’ultima fiera così scriveva Dante Graziosi in “Storie di brava gente”

La fontana in una foto d’epoca

del 1982: “Più importante di tutte era la fiera di San Martino a novembre, quando gli agricoltori mettevano a punto tutto l’occorrente per l’annata, dai concimi, alle sementi, al rinnovo della stalla. Era uno spettacolo irripetibile quello dei cavalli da risaia, i belga-cremonesi, che i palafrenieri facevano correre sull’allea dei baluardi, allo schioccare delle lunghe fruste…”.

Spazio a parte in questa nota devono poi avere le Esposizioni. Ricordiamo in particolare quelle del 1901 e del 1926. Per ciò che riguarda l’Esposizione del 1901, dal 12 al 31 ottobre 1901, possiamo annotare che l’entrata principale era all’imbocco dell’Allea dall’attuale piazza dei Martiri, che aveva nello sfondo la fontana costruita all’incontro dei viali. All’interno dell’Esposizione le varie rassegne si trovavano in numerose ed eleganti costruzioni (un chiosco dell’Esposizione nella foto d’epoca); in bella mostra erano tutti i prodotti delle attività. Amleto Rizzi nelle sue “Spigolature novaresi” del 1952/1953 ricorda che: “I Congressi si svolsero ordinati e proficui nel Teatro Politeama (che a quei tempi sorgeva in largo Costituente, dove è oggi il palazzo delle Poste Centrali), con la partecipazione delle più esperte personalità in ogni ramo trattato, come autorevoli furono le deliberazioni in essi prese nell’interesse generale…”. A proposito della fontana di cui si è detto sopra (riprodotta in una foto d’epoca), che si presentava al visitatore, oltrepassata la porta principale dell’Esposizione, ricordiamo che essa fu realizzata dallo scultore Carlo Cantoni per il disegno, da Giuseppe Airoldi per l’impianto idraulico e da Luigi Ferrario per la costruzione, mentre la ditta Bottacchi fornì i mattoni ed i vasi decorativi e Giorgio Fregonara mise a disposizione le piante ornamentali. La fontana aveva 19 getti d’acqua che, a pressione completa, potevano innalzarsi fino a circa 10 metri d’altezza. La vasca circolare aveva un diametro di metri 8,50 e una profondità di centimetri 50. Ai nostri giorni chi dalla fontana vuole scendere al Parco dei Bambini incontra un grande scalone che unisce appunto il Parco all’Allea. La scalinata è in finta roccia e benché sia stata definita anche “afflitta da provincialismo estetico” appare ai più gradevole e accogliente.

Nella foto in fondo a sinistra l’imponente entrata alla Esposizione e a destra il Teatro

Quanto all’Esposizione del 1926, che fu inaugurata il 6 settembre 1926 ed ebbe una durata di cinque settimane, ricordiamo che comprendeva diverse sezioni o comparti: Agricoltura e Zootecnica, con otto gruppi; Industrie Agrarie, con sei gruppi; Industrie Generali, con dieci gruppi; Commercio, con sei gruppi; le Arti con dieci gruppi e lo Sport con un gruppo. Gli espositori furono 817. L’entrata principale era all’inizio del viale delle Carrozze (in fondo a sinistra nella foto, mentre a destra si vede il Teatro Coccia) ed era alta 35 metri e nel suo lato verso la cinta muraria del complesso del Vescovado aveva una entrata per le automobili, che avevano il loro parcheggio nello spazio di fronte al fabbricato del complesso del Collegio Gallarini. Una seconda entrata per il pubblico era poi all’imbocco dell’Allea di piazza Martiri. Ancora Amleto Rizzi, a proposito dell’Esposizione 1926, scrive nelle sue “Spigolature”: “Magnifico e grandioso l’aspetto del viale delle carrozze con lo sfondo dell’elegante padiglione delle feste ufficiali e mondane, al quale erano uniti i vari esercizi pubblici di confort, ristorante, bar, generi di monopolio, ecc.; mentre sul lato destro, per tutta la sua lunghezza, si stendeva una lunga teoria di tettoie con stands lussuosi per merci esposte e per disposizioni di luci, di colori e di arredamenti, che opportunamente intercettava la veduta delle cadenti mura del castello”. Dovevano essere veramente grandiose queste Esposizioni, dei veri “Eventi” per quell’epoca!

Enzo De Paoli