IL MAGO MERLINO VISSUTO A PINO TORINESE

È la maschera carnevalesca di Pino Torinese scelta dalla Pro Loco nel febbraio del 1979 e accettata con fastosa investitura ufficiale dalle Autorità.

Fino ad allora non c’era una maschera caratteristica del paese e, poiché le feste carnevalesche erano sempre più di moda, si sentì la necessità di trovarne una. L’esigenza derivò dal fatto che negli ultimi anni si era moltiplicato il numero dei ragazzi presenti nel paese. Infatti, dopo l’apertura del Traforo avvenuta nel 1956, in Pino si era sviluppato un notevole incremento demografico con forte espansione edilizia: dai 1.868 abitanti del 1952, nel tempo di una sola generazione si era passato a 7.460, per lo più impiegati giunti da Torino e dall’estero per lavorare alla Società Ferrero. La nuova realtà cittadina era caratterizzata dalla presenza di ragazzi di diverse nazionalità, con usi e costumi propri, all’oscuro delle tradizioni locali. Non si poteva perciò presentare come “maschera” una figura piemontese doc, tipo “la vendummioira”, ma era opportuno trovarne una che tenesse conto della nuova realtà sociale. La Pro Loco, perciò, guardò con interesse l’attività teatrale dei ragazzi che frequentavano l’Oratorio Parrocchiale che con recite, sketchs, canzonette, balletti ed altro coinvolgeva con entusiasmo quei ragazzi di diverse nazionalità. Notò che la loro attività si basava sulla favola di Merlino, un giovane vissuto in zona intorno all’anno Mille, il quale con le sue vicende faceva rivivere le tradizioni locali non usando il dialetto, misterioso per i più, ma parlando la lingua nazionale conosciuta anche dagli oriundi stranieri. Pensò quindi di servirsene come trait-d’union tra i locali e i nuovi abitanti designandolo maschera del paese nelle feste di Carnevale. La proposta fu accettata con entusiasmo non solo dai ragazzi ma anche dalle Autorità cittadine e regionali: fu infatti tenuto a battesimo dallo stesso Gianduja della “Famija Turineisa”.

Ma chi era Merlino?  Non era il Mago delle leggende bretoni che condusse Re Artù all’ascesa al trono e inventò per i suoi Cavalieri la famosa “Tavola Rotonda”. Non era neppure il Mago di Walt Disney nel film “La spada nella roccia”, il “cartoon” (fumetto) allora conosciuto da tutti, che vestiva d’azzurro con bacchetta magica e cappello a punta. Egli era, dice la favola (inventata da Beppe Tucci), un giovane vissuto nella collina intorno all’anno Mille che veniva detto “mago” perché studiava alchimia, astronomia ed altro facendo esperimenti strani. Egli poi, credendosi un genio e un eroe, volle comportarsi sull’esempio dei cavalieri erranti, famosi in quei tempi; e partì dal punto più alto del paese, Montosolo, scendendo con vicende rocambolesche giù “verso la gloria”. Arrivò a Torino ma… fu sconfitto dalla cruda realtà e scappò tornando su, sempre più su, verso l’umiliazione che gli cambiò la vita. Ormai saggio per le traversie subite, con l’appoggio della Castellana di Pino divenne difensore dei deboli contro la prepotenza dei forti. Si recava nei vari borghi e ne illustrava le tradizioni e il perché dei nomi, dei “tetti” e delle feste di zona. Tutto ciò era utile ai ragazzi d’oggi per conoscere ed esaltare Pino, il paese in cui erano venuti a vivere.

L’abbigliamento della “maschera pinese” doveva limitarsi a quello di un cavaliere errante; ma… nella confusione dei volontari addetti fu dotato di un mantello e un cappello (fuori luogo) per qualificarlo “Mago”. Andò bene lo stesso perché “A Carnevale ogni scherzo vale”!

Fu così che il “Mago Merlino vissuto a Pino” entrò, come maschera di Carnevale, nella storia del paese. Gli fu poi affiancata la Castellana.

Oggi però le feste carnevalesche non sono più di moda…

Beppe Tucci