LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati
AA.VV. Dietrich Fischer Dieskau. Complete Lieder Recordings Deutsche Gramophon, Phlips e Decca
Deutsche Gramophon 486 2073 (107 CD)
Registrazioni dal 1949 al 2005; uscita: 23 ottobre 2022
16 agosto 1988 Festival di Lucerna: una data in cui chi scrive ebbe la fortuna dell’unico ascolto diretto del grande baritono berlinese Dietrich Fischer Dieskau nel ciclo Winterreise (Viaggio d’inverno) di Schubert con l’accompagnamento pianistico di Wolfgang Sawallisch. Considerato il maggiore interprete liederistico del nostro tempo, si trovava nella fase finale di una carriera straordinaria durata oltre mezzo secolo. Voce non eccezionale per volume, timbro e tecnicamente manchevole negli acuti. Tuttavia si mostrò interprete di rara sensibilità musicale e di non comune rigore stilistico: un’esperienza che ricordo come fosse avvenuta ieri. Una delle rarissime occasioni in cui ho avvertito una sorta di empatia con l’interprete.
Fischer Dieskau (foto) si è prodotto poco in Italia: recitals alla Scala (1956, 1980), Roma e Venezia (1966). Unica apparizione in un’opera: Guglielmo Tell di Rossini Rai di Torino (novembre 1951) e Rai di Milano (aprile 1956), in entrambe le occasioni direttore Mario Rossi.
Il baritono tedesco fu interprete carismatico che ha rilasciato una discografia imponente, tra le più vaste della storia la quale, nonostante critiche e obiezioni appare ben lontana dal tramonto. Comparve sulla scena in un momento storico appropriato nell’immediato dopoguerra dove una generazione di straordinari liederisti come Heinrich Schlusnus, Gerhard Husch e Hans Hotter ormai erano fuori causa per la compromissione con il regime nazista o, al contrario, per l’emigrazione forzata che li portò lontani. Dopo le tragedie e le nefandezze della guerra, emerse come interprete in grado di ristabilire la musica di Wolf (1949. 1951) in cui emerge un canto nobile, eloquente già molto personale e riconoscibile, attento alla parola e alle indicazioni degli autori. I primi vent’anni della carriera denunciano padronanza delle sfumature dinamiche e fraseggio plastico, incalzante, senza dimenticare la sicurezza delle mezzetinte. Nell’ultimo cammino sottolinea la sua attenzione, forse esasperando, l’attenzione .sulla. parola, mettendo un po’ in secondo piano l’elemento musicale con il rischio di dare al lied un atteggiamento da intellettuale. La collezione Deutsche Gramophon è ordinata in modo cronologico da Carl Philipp Emanuel Bach ad Alexander Zemlinsky. Tra i compositori dominano Schubert e Schumann, seguiti da Mahler. Tutte interpretazioni di riferimento dove entra in perfetta sintonia con essi. Fischer Dieskau si occupò anche di autori come Loewe (ballate), Meyerbeer (assai trascurato) e autori contemporanei come Britten, Martin, Ives, Reichardt, Schoeck.
In conclusione si ascoltano interpretazioni imperdibili dove ogni ascoltatore è in grado, secondo le proprie sensibilità e preferenze, di approfondire e gustare lo stupendo universo del lied. Un confronto diretto tra il Fisher Dieskau prima e ultima maniera si conclude con un bilancio favorevole al Fischer Dieskau trentaduenne non solo per la bellezza vocale ma per credibilità nel restituire la linea poetica. I pianisti recano i nomi di Gerald Moore, Karl Engel, Jorg Demus, specialisti nell’accompagnamento vocale . Non mancano sporadici incontri con grandi virtuosi come Sviatoslav Richter, Vladimir Ashkenazy, Christoph Eschenbach, Daniel Barenboim. Nel cofanetto è inserito un ponderoso booklet che racchiude tre analitici scritti, in particolare quello a firma di Michael Versin. Chiudono due interviste in tedesco e inglese, registrate a Berlino nel 2005 , dove questa leggendaria voce raccontato la propria carriera.