CURIOSITÀ CHIERESI – Un furto che racconta. 50 anni fa, il Tesoro del Duomo…

Sappiamo quasi tutto di quella notte dell’estate 1973.

Busto reliquiario di Santa Genesia sec. XV

Sappiamo che era un giovedì. Sappiamo che era il 12 luglio. Sappiamo che faceva un gran caldo. Sappiamo che un furgoncino era parcheggiato a sinistra della facciata del Duomo. Sappiamo che Piazza del Duomo era illuminata. Sappiamo da quale punto del tetto si calarono, quali porte aprirono e quali bloccarono. Sappiamo con quanta facilità aprirono le vetrine espositive collocate nella Cappella dei Gallieri. Sappiamo come vennero percorsi gli oltre 50 metri all’interno del Duomo, per raggiungere il furgoncino in attesa sul sagrato. Sappiamo che con la partenza di quel furgoncino spariva il prezioso e splendido Tesoro del Duomo di Chieri.

Il Tesoro del Duomo era composto da trentasei “pezzi”: preziose Reliquie della cristianità erano contenute in preziosi e artistici contenitori in argento dorato, il più antico risalente al 1230.

Sappiamo poi che negli anni 1974, 1975 e 1981 ne furono recuperati diciannove dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Furono ritrovati pesantemente manomessi, privi di alcune parti e privi delle Reliquie.

Due sono invece le cose che ancora non sappiamo.

La prima: dove siano i diciassette “pezzi” ancora non recuperati. E per la prima volta li vogliamo citare tutti: statua-reliquiario della Madonna col Bambino, statua-reliquiario di San Giovanni Battista, statua-reliquiario di San Giuliano, busto-reliquiario di Santa Genesia, reliquiario di Sant’Apollonia, reliquiario di Santo Stefano e San Saba, reliquiario di San Bartolomeo, reliquiario della Misura del corpo di Gesù Cristo, più sacre suppellettili: cinque calici, un ostensorio, una

Statua reliquiario della Madonna col Bambino c.1492

Statua reliquiario di San Giovanni Battista c.1460

Statua reliquiario di San Giuliano sec. XVI

navicella, una placca, una croce d’oro.

La seconda: perché nel febbraio del 2014 non sia stata spedita ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale con sede a Torino la nuova documentazione acquisita, concernente fotografie e descrizioni da Inventario faticosamente reperite. Documentazione che potrebbe servire a verificare attraverso la Banca-dati la precisa registrazione delle opere ancora mancanti.

Sono passati quasi cinquant’anni da quella notte, ne scriviamo non per ricordare un “anniversario” in una città, la nostra, che ha dimenticato ultimamente anniversari storici e artistici, ma ne scriviamo perché questa è una triste storia per l’arte chierese. Da non dimenticare.

Dopo il disastro della soppressione napoleonica, in cui partirono dai monasteri e dalle chiese di Chieri un numero imprecisato di carri carichi di dipinti, statue, mobilio, biblioteche, paramenti, marmi, organi, argenti, il furto del Tesoro del Duomo nel 1973 fu un nuovo tremendo colpo per il patrimonio artistico di Chieri. Ma non l’ultimo. Seguirono altri furti, documentate sparizioni, illecite sostituzioni e un generale disordine che, con un notevole grado di indifferenza, hanno creato danni a un patrimonio artistico così sempre più ridotto.

Il recentissimo ritrovamento, dopo ottant’anni, della “gargolla” (doccione rappresentante un drago alato) del Duomo di Milano fa ben sperare anche per il “nostro” Tesoro del Duomo di Chieri; a patto però che ci si renda conto della necessità di una collaborazione attiva, di una verifica attenta, di voler essere informati su questi beni da cinquant’anni trafugati alla nostra comunità. E anche di spedire o portare a mano quella documentazione preparata nel 2014, che aveva il solo scopo di fare il punto della situazione.

 Anche un furto può essere spunto per raccontare la nostra storia.

 

Roberto Toffanello