I fratelli Fea: artisti chieresi nell’Alto Canavese
I due nipoti del Moncalvo autori degli affreschi nel salone d’onore del castello di Valperga
Sono trascorsi pochi giorni da quando Centotorri ha diffuso la notizia della “scoperta”, in un’antica chiesetta di Prascorsano, piccolo Comune dell’Alto Canavese, di un affresco cinquecentesco raffigurante la Madonna della Misericordia, firmato da un quasi sconosciuto pittore chierese, Gabriele Petitti. Ebbene, quell’episodio ha avuto un seguito: i Chieresi che in occasione delle recenti “Giornate del FAI” hanno visitato il Castello di Valperga, sempre nell’Alto Canavese, hanno appreso che i professori di arte del Politecnico di Torino hanno recentemente attribuito gli affreschi che ne ornano il salone d’onore ad altri due pittori chieresi: i Fratelli Fea. Si tratta dei nipoti (Antonio e Giovanni Francesco) di Francesco Fea, uno dei principali allievi di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo: nipoti per parte di una figlia, che aveva sposato tale Gasparo Cerutti. Il loro vero cognome, perciò, era Cerutti: si firmavano Fea, o Cerutti-Fea, per sfruttare a loro favore la celebrità del nonno. I due artisti lavorarono in chiese e in varie residenze nobiliari piemontesi, eccellendo nelle decorazioni architettoniche e nelle raffigurazioni di soggetti allegorici, mitologici e dinastici. Per i Duchi di Savoia dipinsero nel Palazzo Reale, nei palazzi Madama e Carignano e nella Villa della Regina di Torino, oltre che nei castelli di Moncalieri e di Racconigi. Nel Duomo di Chieri, qualche decennio dopo la peste del 1630, su incarico del Comune affrescarono tutta la cappella municipale della Madonna delle Grazie. Ma con il passare del tempo la loro fortuna artistica si trasformò in sfortuna: quasi tutti i loro affreschi, per un motivo o per l’altro, andarono distrutti. A cominciare da quelli chieresi, che furono eliminati nel Settecento quando la cappella della Madonna delle Grazie venne completamente ricostruita da Bernardo Vittone. O come gli affreschi del Palazzo Carignano, che vennero soppiantati da quelli di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino. Erano rimaste, e si riteneva che fossero le uniche ad essersi salvate, le scene di soggetto mitologico del grande cornicione del Salone degli Svizzeri nel Palazzo Reale. Invece, proprio grazie al confronto con quelle, ai Fratelli Cerutti-Fea i professori del Politecnico hanno attribuito anche i maestosi affreschi, fino ad ora definiti anonimi, del salone d’onore del castello di Valperga, ora trasformato in cappella.
Antonio Mignozzetti