PIEMONTE ARTE: VIGLIATURO, DE-COLL’ E BERRUTI, SESIA DELLA MERLA, PALAZZO MADAMA, BAUMGARTNER, DEMARCHI,SANTAFRIKA…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

SILVIO VIGLIATURO E LA MAGIA DEL VETRO. “UNA LUCE ATTRAVERSO” A PORTACOMARO

Luce e colore, le magie del vetro: da domenica 16 aprile all’11 giugno alla Casa dell’Artista di Portacomaro la mostra “Una luce attraverso” del Maestro Silvio Vigliaturo, artista chierese di origini calabresi, da decenni protagonista sulla scena artistica internazionale. È un doveroso omaggio all’opera del Maestro, autore dell’etichetta dell’annata 2021 di “Laudato”, il vino prodotto dalla Vigna del Papa, offerto tra l’altro a Papa Francesco anche in occasione della recente visita “alle radici” ad Asti e Portacomaro. Silvio Vigliaturo, nato nel 1949 ad Acri, in provincia di Cosenza, vive da oltre sessant’anni a Chieri e lavora in una luminosa e centralissima “bottega” ricavata da una delle più antiche filature della città, proprio di fronte all’imponente Duomo gotico, arricchito nel tempo da diverse sue preziose vetrate multicolori. La mostra allestita negli spazi suggestivi della Casa dell’Artista propone una selezione di sculture, tra le quali alcune inedite e alcune tele tra le quali un dipinto inedito in bianco e nero che dà il titolo alla mostra realizzato per l’occasione e ispirato proprio alla figura ed alla missione di pace e fratellanza di Francesco.

La mostra, promossa da Fondazione Gente&Paesi e ComunitàLaudato Sì, è stata inaugurata domenica 16 aprile alle ore 17 e sarà visitabile sabato (16/18 e 30), domenica e festivi (10 e 30/12 e 30 – 16/18 e 30) fino all’11 giugno.

Questa la presentazione scritta da Carlo Cerrato.

UNA LUCE ATTRAVERSO

Come fasci di luce che, attraverso le vetrate di una cattedrale gotica, scaldano la penombra e svelano a mezz’aria impercettibili corpuscoli sfumati, leggeri e sospesi, alchimie di colori da sabbie remote disegnano universi nell’antica filanda. Mille storie si incrociano nella bottega dei remoti saperi, dove il vetro prende forma e calore, oltre l’apparente gelido immobile distacco. Spuntano storie di persone che hanno attraversato secoli lasciando segni che raccontano fatica, fede e memoria; prendono forma percorsi tra arte e mestiere in un punto magico dove i luoghi fanno memoria prima ancora dell’uomo protagonista che ha saputo incrociarne i segreti. Il Duomo antico, dipinti preziosi, le solide arcate, il sapiente gioco di raggi al tramonto. Di fronte, la filanda testimone di lenti passaggi verso il nuovo, dalla bottega alla fabbrica in un luogo creativo e forte, crocevia di commerci e fucina del nuovo, come le tele colorate al gualdo che diventeranno per il mondo: blu di Genova, poi jeans. In mezzo un figlio di migranti, ragazzo di bottega, in una terra che diventerà sua, e poi artista. Dettagli, forse. Pezzi di racconto preziosi che ti svelano un mondo appena dopo, quando varchi la soglia del regno di Silvio Vigliaturo, nel cuore di Chieri, antica potente terra di tessitori. È qui, in bottega (mai studio, nè laboratorio), che l’artista, da una vita, gioca con sabbie, pigmenti, cristalli, scompone e ricompone, crea immagini che sono storie, attraverso la luce. Vetro protagonista, ma c’è spazio, eccome, per la tela, genius loci che offre altri spazi, altre praterie narrative. In mostra, tra le antiche mura del Ricetto, ritrovi, in piccola parte, tutto il fascino segreto di quel mondo fatto di sabbie magiche e cangianti, granelli incolori che si accendono, in sapienti processi di fusione, delle sfumature più sorprendenti a fissare figure fantastiche, tra sogno e realtà, fisicità e mito, storia e leggenda, quotidianità e poesia. Ritrovi in quelle figure fantastiche il senso delle radici mai recise che affondano nella Grecia Antica, echi di racconti omerici e di epici scontri di Amazzoni, armate di scudi multicolori. Poi la musica che tutto avvolge e ripropone echi di altri mari, con omaggi al sax di James Senese o alla chitarra di Jimi Hendrix. E la donna, presenza costante, leggera, a volte appena accennata. Protagonista sempre.

Carlo Cerrato

 

MAESTRI A CRAVANZANA. MASSIMO BERRUTI E PIER TANCREDI DE-COLL’

 

 

IMPRESSIONI, FIGURE E COLORI DI GIANNI SESIA DELLA MERLA

Nel panorama della pittura torinese, il linguaggio di Gianni Sesia della Merla si è sviluppato nel tempo all’insegna di una figurazione dal colore estremamente brillante, capace di fissare una figura femminile o un paesaggio. E la sua scomparsa avvenuta il 14 aprile lascia un vuoto profondo nel mondo degli affetti e dell’arte. Nato a Torino il 24 marzo del 1934, si era formato ai corsi del Liceo Artistico dell’Accademia Albertina, per poi approfondire il suo discorso negli studi di Benedetto Ghivarello, Metello Merlo e Giovanni Gribaudo raggiungendo nel corso degli anni una personale misura espressiva, un dialogo serrato con la natura e l’ambiente e le località che ha visitato durante i suoi viaggi a Casablanca, Marocco e Francia. Una pittura, che, accompagnata da piacevoli pagine di grafica, parla della neve in Valsangone o di Venezia, delle baite a Loz (Valtournanche) o dell’imbrunire a Procida. In questa successione di luoghi e incontri si delinea un dipingere ricco di materia, con la rappresentazione dei predoni nel deserto, delle barche ancorate nei porticcioli e delle orientali odalische. Immagini e composizioni, quindi, che ha presentato in numerose occasioni alla Promotrice delle Belle Arti al Valentino e al Circolo degli Artisti, al Piemonte Artistico Culturale e al concorso “La modella per l’arte”, sino al “Festival des Arts de la Rue”. E accanto si ricordano le mostre allestite al Casinò Municipale di San Remo, alla Biblioteca “A. Arduino” di Moncalieri e alle Gallerie “Berman”, “Quaglino Incontri”, “Accademia” e “Bottega San Giors” di Torino. Un percorso che ha attraversato il tempo e colorato il suo racconto con gli anni in cui ha insegnato pittura all’Istituto Moderno di Cultura Artistica, Studio Sperimentale d’Arte di via Vanchiglia e all’Associazione ex Allievi Fiat di corso Dante 102 a Torino. Cittadino Onorario di Moncalieri, Sesia della Merla appartiene a una stagione figurativa reinterpretata secondo un’impostazione caratterizzata dalle “vedute di Torino con una casa rossa profilata contro la quinta di grandi fiori”, come ha rilevato Gian Giorgio Massara, o da ritratti e una scrittura “schiettamente e piacevolmente narrativa” (Marziano Bernardi)e un “segno grafico che incide la pasta ricavandone un ricamo di piccoli solchi e di piccoli grumi” (Albino Galvano). Materia e la magia del colore nell’opera di Sesia della Merla fra ricordi e sottese emozioni.

Angelo Mistrangelo

 

 

PALAZZO MADAMA. AL VIA LE VISITE GRATUITE AL CANTIERE DELLA FACCIATA A 28 METRI D’ALTEZZA

Prime visite guidate il 22 aprile, poi ogni terzo sabato del mese

Partiranno sabato 22 aprile 2023, alle ore 9.30, le prime visite guidate gratuite al cantiere di restauro e consolidamento della facciata juvarriana di Palazzo Madama e alle monumentali statue di Giovanni Baratta riportate al loro antico splendore con il contributo straordinario della Fondazione CRT, che ha stanziato 2,4 milioni di euro per l’intera operazione. Tramite l’ascensore di cantiere accessibile anche alle persone con disabilità, i visitatori saranno guidati dai restauratori lungo uno spettacolare percorso sui ponteggi sino a quota 28 metri dal suolo, in corrispondenza del terrazzo soprastante la facciata. La balconata attrezzata per la movimentazione a terra delle quattro statue allegoriche del “Buon Governo” – Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza – appena restaurate, offrirà una prospettiva privilegiata e inedita della città e del territorio circostante fino alla corona alpina, abbracciando a 360° le principali architetture di Torino: Palazzo Reale, la cappella della Sindone, la Real chiesa di San Lorenzo, la Mole Antonelliana, Palazzo Carignano, Superga. Sulla sommità del ponteggio compaiono in primo piano le parti superiori delle due torri romane della porta decumana, rimaneggiate nel Medioevo. Alcune immagini fotografiche, qui collocate, mostrano come si presentava il luogo nell’Ottocento e nei primi anni del secolo scorso. Un disegno in grande dimensione rivela il progetto completo preparato da Filippo Juvarra per la facciata di Palazzo Madama, rimasta incompiuta. I visitatori potranno osservare gli interventi in corso per il restauro delle decorazioni in marmo e il consolidamento strutturale della trabeazione, con l’inserimento delle strutture in acciaio, in fase di montaggio nelle tre “camere cieche” ricavate da Juvarra durante la costruzione, all’interno del cornicione. A un livello intermedio, dietro al grande telone che ricopre i ponteggi, sarà possibile ammirare i grandi capitelli delle colonne che decorano il corpo centrale della facciata: qui, a tu per tu con il gigantismo della monumentale architettura barocca, saranno visibili le fasi di restauro delle colonne, con gli artigiani scalpellini che stanno ponendo in opera i tasselli in marmo sui fusti delle colonne e nel fregio dell’architrave. I restauratori illustreranno i procedimenti adottati per risanare il deterioramento dei marmi e “ricucire” le lesioni, i danni di guerra e il degrado che aveva intaccato cornici, sculture e ornamenti. Un piccolo, ma affascinante brano sulla storia di un’architettura storica monumentale, che rivelerà i segreti impiegati nelle antiche tecniche per l’edificazione di un palazzo divenuto simbolo di Torino nel mondo.

La visita sarà integrata da un racconto del professor Giovanni Carlo Federico Villa sulla storia millenaria di Palazzo Madama: da porta romana a castello medievale, da capolavoro del Barocco europeo a sede del Senato, oggi Museo Civico d’Arte Antica con oltre 70.000 opere di pittura, scultura e arti decorative dal periodo romano all’Ottocento.

INFO VISITE

Date: sabato 22 aprile, 20 maggio, 17 giugno,16 settembre, 21 ottobre 2023

Orari: 9.30, 11.30, 14.30, 16.30

Durata: 1 ora

Visita gratuita con prenotazione obbligatoria dal venerdì al mercoledì antecedenti alla data. In caso di maltempo la visita sarà annullata e riprogrammata

Tel. 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com  Al momento della prenotazione saranno forniti il regolamento di accesso al cantiere e la modulistica da compilare.

Posti limitati

 

 

ROCCATRE. FRITZ BAUMGARTNER. DIETRO LA MASCHERA

A cura di Angelo Mistrangelo

Durata mostra 20 aprile – 20 maggio 2023. Inaugurazione giovedì 20 aprile 2023 ore 18

Sede mostra Galleria d’arte Roccatre Via della Rocca, 3/b – 10123 Torino – Tel. +39 011 836765 roccatre@gmail.com www.galleriaroccatre.com

Orari apertura al pubblico martedì-sabato 10.30-12.45 15.30-19.30

La galleria Roccatre presenta in mostra una personale dell’artista bavarese Fritz Baumgartner (1929-2006) con un’accurata selezione di opere che ne ripercorrono il percorso artistico iniziato negli anni ’50-’60. Le opere si collocano nella corrente espressionistica sino a giungere, attraverso continue ricerche e sperimentazioni, all’attuale simbolismo contraddistinto da una netta ed incisiva grafia sostenuta da intensi cromatismi.

Testo a cura di Angelo Mistrangelo

DA INTERIORI SEGNALI E RIVELAZIONI

Quando innalzerai di nuovo le tue mura

– il focolare, il letto, il tavolo e la sedia –

non appendere le lacrime per quelli che se ne sono andati,

che non abiteranno più con te

Nelly Sachs

La cadenza delle immagini della poetessa Nelly Sachs unisce le interiori emozioni a una rivisitata quotidianità, il linguaggio all’intensa espressività della pittura di Fritz Baumgartner degli anni Cinquanta e Sessanta.    Un periodo e una vitalità compositiva che caratterizza la mostra allestita nelle sale della  Galleria Roccatre, che in passato ha già ospitato i lavori di questo artista nato a Aurolzmunster, in Austria, nel 1929, cittadino tedesco, e scomparso a Monaco di Baviera nelA Torino, e non solo, gli è stato riconosciuto il valore di una creatività che, nella serie dei 43 disegni de “I nuovi disastri della guerra” (collezione Provincia di Torino), esprime con determinata fermezza la tragica dimensione dell’umanità di fronte alle sofferenze della guerra. Sofferenze che, in estrema sintesi, emergono attraverso un’interpretazione legata all’andante penetrante di un segno vibrante e rabdomantico.Una ricerca, quindi, che si sviluppa secondo una scrittura sempre dinamica, pulsante e inquieta, che in ogni occasione afferma l’essenza di una figurazione delineata all’interno di un “corpus” di documenti pittorici indagati e studiati da Luigi Carluccio, Lorenzo Mondo e Marisa Vescovo. Nel suo atelier hanno preso forma e contenuti dipinti, disegni e progetti di vetrate, che appartengono a un percorso denso di riferimenti sociali e spirituali, di aspetti d’Arte Sacra e momenti della realtà ripresi e descritti con un segno-colore dal coinvolgente e materico “Espressionismo”. Un’esperienza in cui prevalgono – suggerisce Lorenzo Mondo – “le presenze femminili, come simbolo di una irriducibile forza germinativa, capace di ricreare ogni volta il mondo”. Mentre nella monografia di Florens Deuchler, edita da Priuli&Verlucca nel 1998, si coglie il senso profondo della cultura visiva di Baumgartner, l’indiscutibile abilità e virtuosismo grafico scandito dalla originale stesura di un repertorio contraddistinto dalla figura umana. L’attuale selezione di lavori documenta il dialogo dell’artista con la forma e il colore, in una dimensione dove – ha detto Fritz Baumgartner – “Il colore gioca un ruolo di primo piano, esprime sempre qualcosa di simbolico…A me interessa l’involucro umano, il vuoto al di là della maschera. Che cosa si nasconde dietro le cose, dietro gli uomini…”. E sono, in particolare, subitanee intuizioni che sottolineano la sua complessa stagione artistica dal “realismo organico” alle storie di donne con “Regina pulisce”, “Sarta” e “Natura morta”, sino al pastello “New Orleans”. Impressioni, accensioni cromatiche e paesaggi, resi con un robusto impasto della materia, concorrono a fissare un luogo o un pensiero che è ironia, angoscia e misura del vivere e dell’esistere. Baumgartner riafferma, tra la memoria del tempo, Crocifissioni e l’”Evangelario”, il fascino dei soggiorni parigini, con le serate “Party”, delle montagne valdostane e le strade e piazze torinesi, mediante una personale, esclusiva e meditata narrazione.

 

ROBERTO DEMARCHI IL SACRO NELL’ASTRAZIONE

Nei locali del Collegio Sacra Famiglia, in via Rosolino Pilo 24, sono esposti, sino al 21 aprile, diciotto opere del pittore e architetto Roberto Demarchi che esprimono attraverso un lirico astrattismo  tematiche tratte dai “Vangeli”, con particolari riferimenti ai momenti della “Passione”.

Un dettato legato indissolubilmente a un linguaggio scandito da segni graffiti, rigorose e complementari sequenze di quadrati e rettangoli e un’elaborazione cromatica che unifica e armonizza composizioni come l’immateriale “Ascensione” o la “Cena di Emmaus”.

Immagini che affiorano alla luce con tutta l’energia di una profonda spiritualità, tra controllata gestualità e interpretazione filosofica “scevra da qualunque intelletualismo”, afferma Claudio Strinati. Mentre Antonio Paolucci sottolinea gli aspetti e i contenuti di una “ricerca (e poi della intuizione e della rappresentazione) dell’ordine insieme razionale e poetico che governa il mondo visibile”.

Un’esposizione, quindi, che testimonia un’esperienza condotta con estrema misura espressiva, dove grumi di materia, forme essenziali e un colore altamente evocativo creano la suggestione di una singolare, intensa e interiorizzata visione con i versi di Andrea Zanzotto:” e mago di colori crudi e cotti/ dei materiali, e della lor potenza/ avrebbe meglio colto i segreti…”.

                                     Angelo Mistrangelo

 Collegio Sacra Famiglia, via Rosolino Pilo 24, Torino, orario:10-12/15,30-18,30, chiuso la domenica.

 

ACCADEMIA ALBERTINA. “COLLEZIONARE OGGI”

 

SANTAFRIKA A TORINO. SABRINA POLI, LO SGUARDO DIAGONALE

Dal 3 al 26 maggio 2023

515 Creative Shop, Via Giuseppe Mazzini 40, Torino

A cura di Marcella Pralormo

Dal 3 al 26 maggio 2023 negli spazi di 515 Creative Shop di Torino sarà ospitata la mostra fotografica SantAfrika ideata da Sant’Era, con le fotografie di Sabrina Poli, e sotto la curatela di Marcella Pralormo, storica dell’arte, già Direttrice della Pinacoteca Agnelli di Torino e ideatrice del progetto curatoriale Arte, Benessere e Colori.

SantAfrika si presenta al pubblico attraverso questo nuovo e innovativo taglio curatoriale che vede al centro il rapporto tra Arte e Benessere, dove si legge una celebrazione della libertà e una visione di bellezza spontanea e inconsueta. Le fotografie di Sabrina Poli rappresentano donne keniote, che indossano abiti senza tempo di stilisti nordici provenienti dalla collezione di Sant’Era. Scatti che raccontano la libertà di chi ha posato, donne normali, che di solito lavorano in un albergo o in un ristorante, che lo sguardo di Sabrina Poli che, in collaborazione con Sant’Era, le trasforma in donne padrone di sé stesse e del proprio corpo.

L’artista-fotografa ci racconta, attraverso l’arte, la sua esperienza di vita anche dolorosa e conduce lo spettatore in un viaggio intimo e personale dove l’arte rappresenta una vera e propria cura sia per l’artista che la crea che per lo stesso spettatore che la osserva. Nel suo testo la curatrice scrive: “Come una contemporanea Frida Kahlo, Sabrina mostra a noi oggi come da una ferita fisica e psicologica possa nascere l’arte”. Una ferita che si è trasformata in pura bellezza, la stessa bellezza che ritroviamo negli scatti della mostra.

Proseguendo, la curatrice osserva che: “Sabrina ha uno sguardo ‘diagonale’, riprende le modelle dal basso verso l’alto attraverso una traiettoria inclinata che esprime la ferita di un lungo percorso di cura che l’ha segnata profondamente e ancora oggi influenza il suo modo di vestirsi e di portarsi nel mondo. Il suo corpo ha bisogno di libertà. E la libertà e la bellezza sono il tema di questa mostra […] Sabrina si rivolge d’istinto alla tecnica del ritratto di profilo perché la visione di una sola parte del volto le permette di sintetizzare la forma senza soffermarsi sull’indagine psicologica che non le interessa. L’artista vuole rappresentare quella solennità ancestrale che percepiamo immediatamente quando guardiamo queste donne dalla bellezza antica. Il genere del ritratto di profilo risale infatti all’antichità classica: gli Egizi e i Greci lo utilizzavano per conferire regalità e solennità alle figure ritratti con la tecnica del bassorilievo e nelle pitture”.

 

RACCONIGI. PUBLIC TALK SU ALFREDO BILLETTO

Alfredo Billetto

Domenica 23 aprile 2023 a partire dalle ore 17 presso la Pinacoteca Civica Levis Sismonda di Racconigi, in P.zza Vittorio Emanuele II, n.15, si svolgerà l’evento conclusivo della Mostra “Alfredo Billetto. Un inconscio dissolto”, importante rassegna dedicata al noto artista torinese Alfredo Billetto (27 aprile 1932 – 9 dicembre 2022), e ad alcuni dei maestri, suoi amici e colleghi, con i quali condivise le esperienze espressive dell’ambiente culturale del Novecento torinese. Alle ore 17, negli ambienti della Pinacoteca, il pubblico potrà visitare la rassegna, alla presenza del curatore Giuseppe Biasutti e del figlio dell’artista, Simone Billetto. A seguire, alle ore 18, al SOMS di via Carlo Costa 23, si terrà un public talk, al quale interverranno il curatore Giuseppe Biasutti, la storica dell’arte e direttrice del Museo Mallè di Dronero, Ivana Mulatero, ed il critico d’arte e giornalista Angelo Mistrangelo. I relatori presenteranno l’opera e la personalità artistica del Maestro Alfredo Billetto, quindi offriranno riflessioni e spunti riguardanti il fervido clima culturale artistico del Novecento torinese. Nel corso dell’incontro verrà presentato il catalogo della rassegna- realizzato da Tipolito Europa, alla presenza delle autorità e di tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla felice realizzazione della mostra.

 

KODO NISHIMURA. IL MONACO BUDDHISTA “SUI TACCHI A SPILLO”

Giovedì 20 aprile ore 18.30

MAO Museo d’Arte Orientale

via san Domenico 11, Torino

Il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ha il piacere di ospitare giovedì 20 aprile alle 18.30 Kodo Nishimura, l’iconico monaco buddhista “sui tacchi a spillo”, per un incontro dedicato alla libertà e all’accettazione della propria identità profonda, superando convenzioni e rifiutando compromessi. Nishimura è in Italia in occasione dell’uscita del suo libro “Il Monaco sui tacchi a spillo”, pubblicato dalla casa editrice Ubiliber. Monaco buddhista, attivista LGBTQ+, make up artist, modello, scrittore: Kodo Nishimura è una figura sfaccettata e complessa. I tanti aspetti della sua vita, apparentemente in conflitto fra loro, hanno trovato una felice sintesi grazie a un lungo cammino interiore, allo studio approfondito della dottrina buddhista e all’accettazione della sua omosessualità.

Nato in un tempio di Tokyo nel 1989, Kodo si è ben presto trovato a fare i conti con una società conservatrice che stigmatizza l’omosessualità e la diversità. Partito alla volta degli Stati Uniti, si è laureato alla Parsons School of Design di New York ed è diventato un riconosciuto make up artist, lavorando anche per alcune edizioni del concorso di Miss Universo.

Oggi, grazie alla consapevolezza che l’insegnamento buddhista è rivolto a chiunque e che tutti possono essere liberi, indipendentemente da qualsiasi scelta identitaria, Kodo Nishimura ha raggiunto l’equilibrio fra la sua fede, la professione di truccatore e l’impegno per la comunità LGBTQ+.

Durante l’evento al MAO, realizzato in collaborazione con la casa editrice Ubiliber, Kodo Nishimura parlerà del suo percorso, esortando i partecipanti ad ascoltare il proprio cuore, per riuscire a scoprire e ad amare il proprio autentico sé: diffondere il messaggio di accettazione e libertà è diventata oggi la sua missione principale.

Costo: 5€. Ingresso fino a esaurimento posti disponibili.

L’incontro si svolgerà in inglese con la traduzione di Fabiola Palmeri.

 

MUSEO MIIT TORINO. “MARIELL CHIRONE GUGLIELMINETTI. MNEMOSYNE”                    

Dal 19 Aprile al 4 Maggio 2023

GLI GNUDI da Michelangelo – olio su tela,

Il Museo MIIT di Torino presenta la storica ed ampia antologica dedicata a Mariell Chirone Guglielminetti, protagonista dell’arte contemporanea, la cui ricerca è improntata da sempre ad un linguaggio espressivo tra classicità, sperimentazione, tradizione.

L’arte di Mariell Chirone Guglielminetti nasce dal mito greco di Mnemosyne, dalla memoria dell’essenza dell’Uomo e di una bellezza senza tempo, quindi eterna. Come tale, la sua creatività diventa patrimonio di tutti, ci conduce all’esplorazione di noi stessi, rappresentando un’espressione che va oltre l’idea di spazio-tempo, di gusto e percezione soggettiva, celebrando ancora una volta, nella storia dell’arte, il concetto classico di bello, armonia, equilibrio. E’ questa visione mistica e mitica di Dio e dell’Uomo, della natura e del mondo, che da sempre ha avvicinato l’Essere alla conoscenza, a divenire una delle chiavi di lettura dell’opera dell’artista, tra classicità, rinascimento e contemporaneo.

Dai grandi maestri della Grecia antica al Rinascimento, dal genio di Michelangelo, Raffaello, Antonello da Messina, Bellini a Caravaggio o Canova, le sperimentazioni concettuali e stilistiche di Mariell Chirone Guglielminetti ci restituiscono un universo antico e moderno al contempo, grazie alla visione personale dell’artista che indugia sui particolari, li evidenzia e ingigantisce per mostrarne la perfezione e interpretarne concettualmente il significato. Della statuaria greca Mariell Chirone Guglielminetti ci riporta l’armonia e la perfezione formale, quasi un ritorno all’ordine di novecentista memoria. Nascono così le opere della serie dedicata ai busti classici, in cui l’autrice parla, in definitiva, di noi, dell’uomo nella sua semplicità e bellezza naturale, atavica, discesa direttamente da un Eden perduto, ma sempre bramato. In questi dipinti, come in quelli della serie successiva riservata al Rinascimento, l’artista racconta, in definitiva, il suo Essere, la sua essenza, quel desiderio di riscoperta di una sintesi perfetta tra spirito e natura, così ampiamente e appassionatamente ricercata dall’autrice anche nel corso della sua vita. Sempre volutamente a margine delle correnti e delle mode del momento, l’artista ha saputo concentrarsi sul suo più intimo sentire, senza lasciarsi affascinare dalle sirene di una vuota popolarità, che pur avrebbe facilmente raggiunto, preferendo mantenersi isolata nella sua costante ricerca della verità.

“Le mie opere sono il mio Io”, ama ripetere l’autrice e in questa dichiarazione d’amore verso la pittura c’è tutta la passione di una vita, il desiderio di cogliere e immortalare in un attimo di creazione gli istanti che l’hanno resa diversa, migliore, felice. Dallo sguardo intenso e stupito sugli Antichi ai maestri del Rinascimento prima e dell’Illuminismo poi

il passo è stato breve e naturale. Mariell Chirone Guglielminetti è passata dallo studio della forma e del modellato dei capolavori greci, indagati nella serie dei ‘Busti’, rivisitati e reinterpretati, agli esiti realisti e simbolici che Michelangelo ha colto nel raccontare l’Uomo. La serie degli ‘Ignudi’, piuttosto che il ‘Laocoonte’ o il ‘Mosè’ testimoniano la continua ricerca dell’artista sulla bellezza e sulla potenza espressiva, fisica e spirituale, a cui la buona pittura, fatta di mestiere e studio, può arrivare. Il monumentale ‘Trittico degli Schiavi’, piuttosto che lo ‘Schiavo barbuto’ o i ‘Davide’ così potenti e intensi nella loro espressività, proseguono quel percorso artistico incentrato sulla dicotomia corpo-spirito e sulla ricerca della bellezza, così caro all’autrice e agli antichi.

BIOGRAFIA

Mariell Chirone Guglielminetti nasce, vive e lavora a Torino: ex insegnante di educazione artistica, dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Torino è oggi pittrice per passione e la sua arte si ispira a quegli artisti e a quelle opere che hanno rappresentato la cultura della bellezza.

Il percorso interpretativo personalissimo, frutto di ampi ed approfonditi studi pregressi, parte dalla classicità greca (della quale si rievoca l’idea per cui il bello ed il buono sono il fine ultimo della ricerca filosofica e artistica) ed approda agli ultimi tre secoli, passando per gli artisti rinascimentali.

L’ispirazione è tratta dai grandi soggetti del passato: il mondo greco è rappresentato dalla Afrodite di Milo, ma anche dal torso di Michelangelo. Il Rinascimento, rappresentato su molti oli su tela, riproduce tele di Botticelli con la sua Venere viva e cromatica, Cranach con le sue figure più fredde ed eteree, Michelangelo, con la tensione dinamica delle sue figure e le forme ingigantite a dismisura nelle proporzioni e poi ancora Caravaggio, il cui materialismo è visibile nei particolare del Fanciullo con cesto di frutta e nel particolare della Cena in Emmaus. Sono da menzionare anche le tele che ritraggono le anatomie androgine e allo stesso tempo virili di Michelangelo (gli Ignudi su tutti), i soggetti reinterpretati del Bernini, ma anche la grazia delle statue di Canova convertita in pittura; le teste senza viso di De Chirico, le donne stilizzate di Modigliani e quelle altrettanto particolari di Tamara de Lempicka.

L’indirizzo artistico comprende tecniche figurative classiche, moderne e tecniche pittoriche rinascimentali. Inoltre, tecniche di pittura postmoderna con riferimenti al citazionismo, realismo, espressionismo e neoclassicismo.

“MARIELL CHIRONE GUGLIELMINETTI. MNEMOSYNE”                    

Dal 19 Aprile al 4 Maggio 2023

INAUGURAZIONE: Mercoledì 19 Aprile 2023 ore 18.00

ORARI MOSTRA: DAL MARTEDI’ AL SABATO 15.30-19.30;  oppure su APPUNTAMENTO

MUSEO MIIT – CORSO CAIROLI 4 TORINO – TEL. +39   011.8129776 – 334.3135903

 

PALAZZO CISTERNA. PREMI ALDA CROCE, ENNIO FLAIANO, FRANCESCO DE SANCTIS 2023

Il premio, dedicato a donne e uomini piemontesi che abbiano raggiunto meriti di particolare valore culturale e sociale, è stato assegnato a:

– Dott. GINO BRESSA, giornalista

– Avv. ANNA CHIUSANO, avvocato penalista

– Prof. ALBERTO COTTINO, critico e storico dell’arte e docente universitario

– Gen. ROBERTO DE MASI, capo di stato maggiore della Scuola di Applicazione di Torino

– Dott. ANNELLA PRISCO, scrittrice

– Dott. ANTONIO VATTA, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

MERCOLEDI’ 19 APRILE 2023 ORE 17, PALAZZO CISTERNA, via Maria Vittoria 12 Torino

 

 

ALESSANDRIA. OMAGGIO A CARLO PACE

dal 21 aprile al 29 ottobre a Palatium Vetus

Venerdì 21 aprile alle ore 17 verrà inaugurata la mostra  “Segni–materiali-fonemi” dedicata a Carlo Pace (Alessandria 1937-2011), uno degli artisti alessandrini più eclettici e un grande maestro del secondo Novecento, che resterà aperta al pubblico da sabato 22. La rassegna, che è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e dalla società Palazzo del Governatore srl, sarà allestita nelle sale d’arte, al piano terreno dell’antico Broletto di Palatium Vetus, in piazza della Libertà 28. Circa quaranta le opera esposte e suddivise idealmente in tre percorsi ben evidenziati che rappresentano i tre momenti principali dell’arte di Carlo Pace: gli anni ’50 con le prime opere dell’Informale, gli anni ’70, periodo dell’Arte Povera, in cui si è dedicato alla produzione delle famose spine dorsali e infine, la pittura con i fonemi, non solo dipinti ma poesie sonoro-visive. Attraverso questa serie di opere, sarà possibile compiere un’originale riflessione sulla storia dell’arte nella seconda metà del Novecento e soprattutto su un artista, Carlo Pace, che a differenza di altri maestri, è rimasto fuori dai grandi circuiti espositivi, pagando in vita la propria coerenza e refrattarietà alle regole della civiltà dello spettacolo. Palatium Vetus sarà ancora una volta la sede di una interessante operazione culturale che la Fondazione – sottolinea il presidente, notaio Luciano Mariano – propone al grande pubblico e agli esperti dell’opera di Pace. Una sfida, quella di dedicare una mostra a un artista considerato “controcorrente”, che ha prodotto un gigantesco lavoro, consistente in migliaia di opere a testimonianza di un’attività instancabile, sempre originale, mai d’occasione e ripetitiva e, al contempo, un’opportunità di formazione e conoscenza per tutti coloro che amano la cultura e per gli studenti ai quali sarà dedicato un percorso privilegiato.

La rassegna si concluderà il 29 ottobre 2023.

Ingresso e visite guidate gratuiti. Informazioni e approfondimenti alle pagine Facebook @CollezionidiPalatiumVetus e @fondazionecassadirisparmiodialessandria che saranno costantemente aggiornate.

Informazioni e prenotazioni: e-mail: didattica.fondazionecral@gmail.com – telefono 347.8095172

Alessandria, Palatium Vetus, piazza della Libertà 28

 

CHERASCO. LAURO LESSIO, ANTOLOGICA. OPERE DAL 1968 AL 2022Palazzo Salmatoris, 22 aprile – 4 giugno 2023

Lauro Lessio

«Posso affermare che il mio lavoro è un gesto inaugurale innovativo, fuori dai consolidati schemi estetici visuali. L’inizio della decostruzione nel mio lavoro prende avvio sin dal 1971 con interventi sulla pellicola fotografica, vive nella continuità operativa, realizza uno stato nascente ed attivo nell’immagine architettonica indagata, un prima che nasce dal dopo, nelle sue possibili articolazioni espressive», così descrive la sua pittura Lauro Lessio, che propone un’antologica delle sue opere dal 1968 al 2022 nelle prestigiose sale di Palazzo Salmatoris a Cherasco. Nato a Cavarzere (VE) il 6 settembre 1942, Lessio trascorre l’infanzia nel Veneto fino ai 17 anni, tranne una breve parentesi di 6 mesi vissuti in Liguria nei primi anni ’50. Dopo aver frequentato l’Istituto tecnico di Adria nel ’59 si trasferisce a Torino. I suoi primi lavori risalgono agli inizi degli anni Sessanta; nel ‘68 si reca a Parigi dove, attraverso la visita dei musei, entra in contatto con le opere dei maggiori artisti del ‘900. Dopo una prima fase di credo naturalistico, approda ad interessi plastico-formali, con la conoscenza della teoria gestaltica. Fin dall’inizio degli anni ‘70 il suo interesse artistico è rivolto all’architettura moderna che analizza indagandola attraverso un lavoro di decostruzione dell’immagine. Questa operazione si allarga successivamente al territorio. Nei primi anni Duemila concentra l’analisi sugli impianti sportivi e le opere realizzate in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, dando vita ad un nuovo ciclo tematico, fluttuante e aperto (GDPA – Glocal Decostructive Painting Architectonic). Successivamente il lavoro si è ampliato con interventi sul nuovo skyline milanese e su quello di Rotterdam. Sul finire del 2011 aderisce al gruppo Astracturisti, promosso dallo storico Prof. Rosario Pinto. Il 12 dicembre 2015 a Gaeta (LT) è tra i fondatori del movimento “Linearismo Cromatico”.

Vive e opera a Torino e Bene Vagienna (CN).

L’elenco completo delle mostre e delle opere si trova sul sito www.laurolessio.it

L’inaugurazione della mostra si terrà sabato 22 aprile alle ore 16.00 in Palazzo Salmatoris.

La mostra di Lessio affianca, nella parte nuova dello storico palazzo delle mostre, quella intitolata “Cherasco solidarietà. Una comunità curante, dalle Confraternite all’oggi”. Gli orari di apertura (dal 22 aprile al 4 giugno 2023, con ingresso libero) sono gli stessi: mercoledì, giovedì e venerdì: 15.00-19.00; sabato, domenica e festivi: 9.30 12.30 e 15.00-19.00.

 

ASTI. SPAZIO CABIRIA CON GRETA BALDIZZONE

Proseguono le installazioni artistiche nello “Spazio Cabiria” all’interno del Civico Teatro Alfieri, promosse dall’Associazione Culturale “Vertigo” e dal gruppo di lavoro di “schermi di carta”

sabato 15 aprile alle ore 19.30 ci sarà l’inaugurazione di Greta Baldizzone in arte “Antea-An Artist” giovane artista astigiana under 29

 

 

 

 

 

 

 

ALBA. GIANCARLO FERRARIS, “PAESAGGI SENSIBILI”

IO, ALBERO”: AL RICETTO DI ALMESE DAL 15 APRILE AL 14 MAGGIO UNA MOSTRA SENSORIALE INTERATTIVA

Al Ricetto per l’Arte di Almese si inaugura domani, sabato 15 aprile alle 17,30, la mostra sensoriale interattiva “Io, Albero”, realizzata con il patrocinio della Città metropolitana di Torino nell’ambito del progetto Agorà della Valsusa. “Io, Albero” è stata ideata pensando alla Madre Terra e alla sua salvaguardia, coinvolgendo cinque artisti: la scrittrice Cristina Converso di Avigliana, che racconta attraverso i suoi romanzi gli alberi monumentali; Loris Pavan di Settimo Torinese, scultore e anima del bosco, che crea attraverso le radici; Valentina Bollo di Vaie, che realizza acquerelli e inchiostri grazie ai colori creati con ciò che la natura le offre; Sandro Reina di Trana, performer e scultore che unisce la natura all’abilità manuale; Arianna Abis di Condove, attrice e performer che attraverso il teatro kamishibai fa ritornare alla meraviglia.

Gli artisti accompagnano i visitatori a partire dal pian terreno con performance teatrali e musicali, pittura, scrittura e scultura, in un viaggio emozionale e sensoriale. Arti diverse si contaminano tra loro, con un unico comun denominatore: la ricerca, la conoscenza e l’ascolto della natura.

Durante il periodo espositivo, che terminerà domenica 14 maggio, alcuni artisti realizzeranno laboratori gratuiti per le scuole primarie e secondarie di primo grado del territorio, per far conoscere l’arte come strumento di comunicazione, ma soprattutto per far incontrare la creatività con tutto ciò che la natura offre.

La mostra sarà visitabile il sabato dalle 15 alle 17, la domenica dalle 15,30 alle 18,30 e in settimana su prenotazione, scrivendo all’associazione culturale Cumalè all’indirizzo cumale.ass@gmail.com o chiamando il numero telefonico 328-9161589.