CURIOSITA’ NOVARESI 44. IL MONASTERO DI SANT’AGATA, LE UMILIATE E CASA GALLARINI

Il luogo ove sorgeva il Monastero di S. Agata, a lato di piazza S. Caterina

Continuando nel nostro itinerario per i monasteri del centro storico, diamo notizia di un altro antico monastero già ricordato in un documento del 1245. Stiamo parlando di quello di S. Agata (Canonichesse della Congregazione Lateranese), che sorgeva tra le vie dei Cattaneo, Pier Lombardo e San Gaudenzio, di fronte all’attuale piazza S. Caterina da Siena, già piazza S. Agata (nella foto il luogo indicato). Anticamente doveva essere una Casa delle Umiliate (per lo più sottoposte alla regola benedettina), ricordate in un documento del 1265, che erano dedite alla tessitura dei panni o delle tele (così come prescritto dalla regola dell’Ordine). Verso la metà del Quattrocento divennero benedettine e verso il 1493 il monastero accettò la regola di S. Agostino della Congregazione Lateranese, professata dai Canonici Regolari Lateranensi di S. Maria delle Grazie.

Si è detto che questo monastero era stato inizialmente e a lungo Casa delle Umiliate, può essere opportuno quindi dare qualche notizia su questo antico ordine religioso ormai dimenticato. Gli Umiliati, provenienti, in origine, da Alessandria in Piemonte, furono uno dei molti movimenti spirituali, sorti in contrasto ai costumi rilassati e alla ricchezza diffusa del clero, che volevano il ritorno ad una vita più austera. Condannati come eretici da Papa Lucio III nel 1184, furono reintegrati con bolla di Innocenzo III nel 1201. Dopo l’approvazione innocenziana l’Ordine ebbe un’espansione fortissima e le sue “Domus” o

Abbazia di Viboldone di Milano

Case aumentarono dappertutto, annoverando, tra l’altro, anche molti esponenti illustri. Si diffuse soprattutto nelle città del Nord Italia. La sua più importante Casa fu l’Abbazia di Viboldone (nella foto) nell’immediata periferia di Milano. Nel XVI secolo, dopo la Controriforma, gli Umiliati vennero sospettati di Calvinismo. Entrarono in contrasto sempre più acceso con l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, poi dichiarato santo, finché un membro dell’Ordine tentò di ucciderlo con un colpo di archibugio alle spalle. Il colpo però mancò il bersaglio e l’attentato provocò una dura repressione. L’Ordine fu soppresso il 7 febbraio 1571, con una bolla di Papa Pio V, e l’attentatore e i suoi complici, rei confessi sotto tortura, vennero condannati a morte. Le comunità umiliate femminili furono per lo più sottoposte alla regola benedettina e spesso divennero il nucleo da cui si svilupparono soprattutto nel XV secolo veri e propri monasteri di clausura.

Al monastero di S. Agata furono unite, come ci ricordano Barlassina e Picconi nel loro volume sulle chiese novaresi, le Umiliate di “S. Maria in Marano”, quelle dello “Spedale dei Muricoli” in sobborgo San Gaudenzio, le Umiliate di “San Salvatore”, che avevano la loro casa accanto alla chiesa parrocchiale di San Salvatore (fondate nel 1278 da suor Alda de Coti di Vigevano), le Umiliate di “S. Caterina” (che abitavano nel sobborgo di S. Simone, detto anche Cantalupo), quelle di “S. Giovanni Battista dell’Ortello” (Ortello era chiamato il luogo immediatamente davanti al giardino del Palazzo del Vescovo e occupava l’area di: piazza Carlo Felice, Teatro Coccia e piazza Vittorio

Casa Gallarini, piazza S. Caterina da Siena

Emanuele fino alle fortificazioni) e più tardi (con decreto del vescovo del 1407 e bolla del Papa del 1414) anche le monache di “S. Giovanni Battista dell’ospedale dei Rastelli” (situato nel sobborgo di S. Luca). La chiesa annessa venne ampliata e consacrata nel 1553 e nel 1669 fu ristrutturata e nuovamente ampliata. Le Canonichesse di S. Agata, come ricordano sempre Barlassina e Picconi, “recitavano il breviario e vestivano il rocchetto (una specie di camice bianco, lungo fino al ginocchio, dalle maniche lunghe molto aderenti al braccio) come i Canonici Lateranesi e la badessa aveva il privilegio di portare appesa al collo la croce per concessione fatta dall’abate generale della Congregazione Lateranese nel 1762”. Le Canonichesse erano tenute a un’osservanza della regola meno rigida rispetto alle monache, erano vincolate ai voti di castità e obbedienza ma non a quello di povertà (il monastero era sostenuto dalle famiglie aristocratiche locali, le cui figlie non destinate al matrimonio potevano ivi mantenere una vita adeguata al rango). Nel 1782 al monastero di S. Agata furono unite anche le suore di “S. Bartolomeo in Momo” e nel 1805 le Canonichesse di “S. Cassiano in Mortara”.

E’ il caso di fare una piccola divagazione per ricordare che presso il monastero “era stata collocata in educazione” Camilla Bagliotti, nata nel 1782, figlia di Alberico Bagliotti e Luigia Scotti. L’abitazione della famiglia era l’attuale Palazzo Bellini, poi sede della Banca Popolare di Novara (ora del Gruppo Banco BPM). La famiglia Bagliotti l’aveva acquistata nel 1679 dal Capitolo della Cattedrale, erede del vescovo Antonio Tornielli, con il quale si era estinto il ramo della famiglia. La Casa comprendeva la chiesa di San Nicolò e la “piazza grande avanti alla casa detta Piazza del Conte” e venne completamente ristrutturata dai Bagliotti, per poi essere venduta nel 1751 a Carlo Gaudenzio Bellini, futuro sposo di Giuseppa Tornielli, ultima proprietaria dell’intero palazzo, che lo lasciò a fratelli e nipoti, a patto che assumessero il doppio cognome.

Il monastero di S. Agata fu poi soppresso dai Francesi nel 1810 e la struttura trasformata in residenze abitative. L’architetto Alessandro Antonelli, per dare spazio a Casa Bossi, nel 1865 demolì una parte degli edifici dell’antica contrada di S. Agata e aprì via Pier Lombardo, che sbocca sul baluardo Quintino Sella.

Sulla stessa piazza S. Agata (oggi piazza S. Caterina), su cui si affacciava l’antico monastero, si affaccia pure, a Nord, Casa Gallarini, attualmente edificio privato, che era Individuata al n. 4055 della Mappa Teresiana e contrassegnata con l’antico numero civico 478. L’edificio fu proprietà del Reale Demanio e in seguito Casa G.B. Galli e Casa E. Gallarini. Il Portale di ingresso di Casa Gallarini, con fregi in cotto, realizzato intorno al 1860, è attribuito all’architetto Don Ercole Marietti (nella foto Casa Gallarini con l’interessante Portale), noto per il suo gusto decorativo caratterizzato dall’utilizzo del cotto, a cui sono attribuite, per ciò che riguarda Novara, anche Casa Silva di via dei Tornielli 11 (anno 1858), con le sue decorazioni, e il Collegio Gallarini, anch’esso con i suoi interventi decorativi, attuale sede del Conservatorio Musicale Guido Cantelli (occupa l’intero isolato tra largo Bellini, Via Dominioni, via Collegio Gallarini e via Solaroli).

Don Ercole Marietti, sacerdote di Galliate, molto noto in quell’epoca, che si dilettava di architettura, fu rettore del Collegio Gallarini dal 1854 al 1905, periodo in cui furono realizzate le decorazioni del Collegio e furono poste le tegole colorate, oltre all’aggiunta di elementi architettonici come le balconate, le edicole con statue, i pinnacoli, gli steli con grifoni, in parte rimossi successivamente. Anche la maestosa facciata del Santuario del Varallino di Galliate è opera del sacerdote-architetto galliatese, che la portò a termine nel 1894. Don Ercole Marietti, che apparteneva ad un’antica famiglia valsesiana di Grignasco, da poco trasferitasi a Galliate, vicino a Novara, rappresenta quindi una singolare figura di architetto autodidatta, ma non dilettante, noto, soprattutto in ambito novarese e nelle zone limitrofe, come autore, nella seconda metà dell’Ottocento, di un gran numero di opere e di progetti di edifici sacri, ma anche di architetture profane, per lo più estrose ed ardite.

Enzo De Paoli