PIEMONTE ARTE: TORINO CHE NON C’E’ PIU’, ROBIOLIO BOSE, FURUYA, SHAWCROSS, AVIGLIANA, BERGOLO…
coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
ARCHIVIO STORICO CITTA’ DI TORINO. “TORINO CHE NON C’È PIÙ. CURIOSITÀ, STRANEZZE E IMMAGINI MAI VISTE
Fino al 29 settembre 2023
E’ stata inaugurata il 9 giugno, in occasione della Notte degli Archivi, la mostra dal titolo Torino che non c’è più. Curiosità, stranezze e immagini mai viste. Nelle sale dell’Archivio Storico della Città di Torino saranno esposti, fino al 29 settembre, oltre 200 pezzi tra fotografie, documenti e disegni che immortalano fatti storici e avvenimenti stravaganti della Torino di ieri e di oggi.
Tra i documenti più rari, sarà esposto per la prima volta il progetto originale di Alessandro Antonelli della cuspide della Mole, con il genio alato che dal 1889 sormontò la cupola fino al 1904, quando fu abbattuto da un uragano e sostituito con l’attuale stella. Si potrà ammirare anche il dagherrotipo del 1850 che ritrae Fritz, l’elefante indiano di re Carlo Felice che viveva nei giardini della Palazzina di Caccia di Stupinigi, o la foto della giraffa che transitò in via Roma nel 1955. Al Teatro Regio, in occasione del cinquantennale dalla ricostruzione, l’Archivio Storico dedica un’ampia sezione della mostra, dall’incendio che distrusse il teatro l’8 febbraio 1936 alla serata inaugurale del nuovo Regio il 10 aprile 1973. Infine, una serie di fotografie storiche e contemporanee mette a confronto il passato e il presente di decine di luoghi della città.
La mostra allestita all’Archivio Storico della Città di Torino (via Barbaroux 32) potrà essere visitata fino al 29 settembre, con orario lunedì-venerdì 8.30-16.30. Apertura straordinaria venerdì 9 giugno dalle 18 alle 23. Ingresso gratuito.
TORINO: I “PATTERNS” DI KORIN FURUYA ALLA “SALAMON”
La Galleria “Elena Salamon – Arte Moderna” di Torino (via Torquato Tasso 11, piazzetta IV Marzo, cell. 339/8447653) presenta da oggi una importante selezione delle opere di Korin Furuya, un artista attivo nel circolo artistico di Kyoto nel periodo Meiji (1868-1912).
Ha insegnato nella Scuola d’Arte di Kyoto dal 1905 fino alla sua morte. I suoi “Patterns”, oggetto della esposizione, sono stati stampati e pubblicati nel 1907 e sono delle xilografie a più colori originariamente concepite come campionario di motivi tessili ispirati a opere in stile Rinpa. Divennero molto popolari tra gli stilisti e i produttori di kimono di Kyoto. Sono descritti dal curatore della sezione arte giapponese presso il Metropolitan Museum of Art John T. Carpenter come “una collezione che fonde i motivi tradizionali giapponesi con i moderni design occidentali”. Le sue opere sono conservate al Metropolitan Museum of Art di New York e al Rijksmuseum di Amsterdam.
La Galleria Salamon presenta l’insigne artista attraverso cento stampe perfettamente conservate, che ripropongono decorazioni floreali, geometriche o astratte, dai colori a volte brillanti a volte delicati. Con esse scopriamo un maestro, illustratore e designer che ha saputo fondere tradizione e innovazione sullo stesso foglio. Le stampe xilografiche ci propongono decorazioni che, al di là del loro immediato utilizzo (campionario di motivi tessili), appaiono opere d’arte a sé stanti, distinte e dignitosamente significanti di un mondo onirico (quello di Korin) fatto di elementi floreali, di vegetazioni e di astrazioni, le cui linee flessuose e le preziose e raffinate colorazioni si fondono armonicamente, provocando piacere estetico nell’osservatore.
Enzo De Paoli
IL MIO LUOGO CHE CAMBIA. MOSTRA FOTOGRAFICA DI FRANCESCA ROBIOLIO BOSE
A cura di Francesca Minniti
GIOVEDÌ 22 GIUGNO, H 18.30
CONSERVERIA PASTIS, PIAZZA EMANUELE FILIBERTO 11
Il 22 giugno gli spazi della Conserveria Pastis di Torino, in Piazza Emanuele Filiberto 11, ospiteranno la personale della fotografa Francesca Robiolio Bose, “Il mio luogo che cambia” a cura di Francesca Minniti. L’esposizione, nata dalla collaborazione dell’artista con Associazione Culturale AZIMUT e Pastis, è un racconto visivo delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulla montagna ceresolina.
Le serie di opere selezionate comprendono immagini naturalistiche, ritratti e fotografie d’archivio, che convergono in un dialogo tra i luoghi di una Ceresole Reale colpita dal cambiamento climatico e la comunità interessata. Qui, la siccità, oltre ad aver causato gravi danni economici, ha fatto scomparire alcuni dei luoghi simbolo della città, dai laghi ai ghiacciai.
Le fotografie di Francesca Robiolio Bose indagano la risposta umana ai cambiamenti climatici e mostrano quella condizione di smarrimento che si prova quando si percepisce che la propria modalità di rappresentare il mondo e di vivere, è minacciata.
L’esibizione mira ad essere un’opportunità di sensibilizzazione ed aumento della consapevolezza rispetto ad un problema che ci coinvolge da vicino. Per rendere il progetto massimamente coinvolgente ed immersivo, la mostra sarà accompagnata da una sonorizzazione dello spazio espositivo che comprenderà le testimonianze della comunità locale e la traccia “Terre Alte” di Max Casacci. Compreso nell’album “Earthphonia” (2020), il brano è interamente composto da suoni della montagna, trasformati in sinfonia.
Oltre la fotografia e il reportage, Francesca Robiolio Bose è un’artista che spazia tra i diversi generi dell’immagine. I suoi scatti, capaci di introdurre nell’arte dei temi esistenziali e politici, come la lotta ai cambiamenti climatici, sono il frutto di una ricerca sull’essere umano in tutte le sue manifestazioni.
Nel corso della sua carriera, Robiolio Bose ha collaborato con Paratissima, Perimetro, il giornale Lucy Sulla Cultura ed il Magic Mountain Studio di San Sicario.
TUCCI RUSSO. CHAMBRES D’ART. CONRAD SHAWCROSS. IN THE SHADOWS LIE ETERNITY
Via Davide Bertolotti 2 – 10121 Torino Inaugurazione: giovedì 22 giugno ore 18-20
Fino al 7 ottobre 2023. Dal mercoledì al sabato ore 11-13 | 15-19
La Galleria Tucci Russo nella sede di Torino, Tucci Russo Chambres d’Art, inaugura giovedì 22 giugno la mostra personale dell’artista Conrad Shawcross “In The Shadows Lie Eternity”.
L’esposizione si focalizza su alcune delle più recenti ricerche dell’artista sulla luce, la geometria e la percezione: due sculture, con movimenti meccanici, rappresentano i suoi lavori più recenti appartenenti alle serie Patterns of Absence e Slow Arc Inside a Cube. Queste sculture dinamiche dialogano con l’opera in vetro Spindle, con una nuova versione della serie Paradigm intitolata Paradigm Vex – Slender (Structural) e, infine, con l’edizione Study for the Patterns of Absence.
Nella prima sala l’opera Patterns of Absence, il cui pannello posteriore è uno spettro rosso, è una scultura luminosa appesa a parete e, con il suo diametro di 2 metri, rappresenta l’opera più grande di questa serie. L’ opera è composta da due dischi colorati e forati che ruotano in senso opposto l’uno all’altro, modellando la luce attraverso la fitta trama di fori. Le tre edizioni titolate Study for the Patterns of Absence, esposte nella stessa sala, sono gli studi preparatori di quest’opera.
Il lavoro Spindle è una scultura in vetro modellata a mano che proietta ombre enigmatiche. Nella loro forma piatta, gli Spindle sono simili ai sistemi solari e galattici che, in modo analogo, a causa delle leggi del momento angolare, tendono ad appiattirsi nel tempo. Il disco modellato può essere visto come l’involucro di un pianeta, con possibili e non prevedibili aberrazioni; il fuso, come una freccia, lo attraversa, simboleggiando l’estrema velocità del viaggio del nostro sole attraverso la galassia e, il suo essere affilato, richiama la meraviglia e il terrore dello spazio e delle sue forze.
Nella seconda sala si trova l’opera Paradigm. Costruita come una pila di tetraedri crescenti, l’artista spiega che la scultura rappresenta un faro per il progresso e l’impegno nella ricerca, ma contiene fallibilità e dovrebbe servire come un costante monito sulla precarietà della conoscenza. Conrad Shawcross ha scelto il titolo della scultura ispirandosi al libro del filosofo scientifico Thomas Kuhn “The Structure of Scientific Revolutions”: al fine di permettere alle idee di progredire, i vecchi paradigmi necessitano di essere scardinati da quelli nuovi.
Nell’ultima sala è appesa al soffitto, quindi sospesa, l’opera Slow Arc Inside a Cube XV. Questa serie prende ispirazione dal rivoluzionario lavoro del chimico inglese Dorothy Hodgkins che ha descritto la sua scoperta dell’insulina suina “come il tentativo di definire la struttura di un albero osservandone solo l’ombra”. Lo spettatore dello Slow Arc è posto in una posizione di pura oggettività filosofica, capace di vedere sia le ombre che la macchina platonica che le ha create, interrogandosi se sarebbe mai stato in grado di immaginare la gabbia e il suo meccanismo dalla sola osservazione delle ombre proiettate.
TUCCI RUSSO
Chambres d’Art
Via Davide Bertolotti 2 – 10121 Torino | Tel. +39 0121.953.357 gallery@tuccirusso.com www.tuccirusso.com
Inaugurazione: giovedì 22 giugno ore 18-20
Fino al 7 ottobre 2023
Dal mercoledì al sabato ore 11-13 | 15-19
CONRAD SHAWCROSS
In The Shadows Lie Eternity
CUNEO. MOSTRA “SEGNI DI MEMORIA
Giovedì 22 giugno alle ore 17,30 il Comitato per i 100 anni dalla nascita di don Aldo Benevelli presenta Segni di Memoria, mostra fotografica e documentaria su don Aldo Benevelli a 100 anni dalla nascita, Palazzo Santa Croce via S. Croce n.6 a Cuneo.
L’esposizione, a cura di Claudia Bergia, con la collaborazione del Comitato per il centenario e il Museo Civico del Comune di Cuneo, racconta la storia di quest’uomo protagonista della Resistenza che, proprio sotto l’odio e la violenza del nazifascismo, ha maturato il sogno di un mondo di pace e giustizia ed ha lottato tutta la vita per quel sogno.
Un percorso fatto di parole, documenti, opere, fotografie, audio e video, che cerca di raccogliere i momenti più significativi della vita del partigiano e prete capace di “guardare lontano” e superare le difficoltà con energia e ingegno.
Una narrazione da cui emerge la figura, il pensiero e l’opera di quest’uomo che ha saputo trasmettere con l’esempio grandi messaggi ed è tutt’ora caro al cuore di tante persone.
Il materiale della mostra è tratto dall’archivio personale di don Aldo Benevelli, custodito dall’Associazione Partigiana Ignazio Vian, oltre che dagli archivi delle Associazioni presenti nel Comitato per il Centenario della nascita.
I testi sono stati elaborati da “Aldo Benevelli partigiano e prete” Ed. Primalpe.
La mostra resterà aperta sino al 3 luglio 2023 dal lunedì al venerdì: 14.30-19.30; sabato e domenica 10.00 – 19,30. Ingresso libero. Per informazioni: viancuneo@libero.it
AVIGLIANA. MOSTRA “STORIE DI MARE STORIE DI CIELO
Pittori, scultori e ceramisti interpretano i temi del Mare e del Cielo
ex Chiesa di Santa Croce
Piazza Conte Rosso – 10051 Avigliana (To)
Artisti: Franca BARALIS, Sandra BARUZZI, Tiziana BERROLA,
Ines Daniela BERTOLINO, Cetty BONIELLO, Ivo BONINO,
Nadia BRUNORI, Enrica CAMPI, Claudio CARRIERI,
Luca CIAVARELLA, Alfredo CIOCCA, Luisella COTTINO,
Mara COZZOLINO, Giuliana CUSINO, Piero DELLA BETTA,
Francesco DI MARTINO, Maria José ETZI, Rocco FORGIONE,
Sonia GIROTTO, Lucia GALASSO, Lella GRASSO,
Pippo LEOCATA, Luca MAINARDI, Francesco MARINARO,
Elena MARSICO, Guglielmo MARTHYN, Enrico MASSIMINO,
Davide MAZZETTO, Mahtab MOOSAVI, Patrizia MORETTI,
Nicoletta NAVA, Romana PAVAN, Oscar PENNACINO,
Vinicio PERUGIA, Elena PIACENTINI, Guido ROGGERI,
Hourinaz SHERKAT, Serenella SOSSI, Sokona SOUARE,
Mara TONSO, Nino VENTURA, Marilena VERCELLINO,
Maria Luisa VERDOIA, Ilaria VOGHERA,
Massimo VOGHERA, Serena ZANARDO
Storie di cielo: la dea Nut
Durante la grande civiltà egizia non veniva attribuita alla parola cielo il valore maschile, per gli egizi il cielo era una questione tutta al femminile.
La dea-cielo era raffigurata nelle tombe reali come una donna gigantesca, dal corpo incurvato e teso come un arco al di sopra della terra; a volte la ritroviamo nelle tombe private e in quelle degli operai come donna alata che reca sul capo il suo nome in caratteri geroglifici.
Il suo nome era Nut, il cui termine in origine doveva servire per indicare il cielo. La dea Nut aveva molti epiteti: “la Grande”, ma poi “Madre degli dei”, colei che genera Ra ogni giorno. La dea-cielo, successivamente alla XVIII dinastia, concepisce e mette al mondo il sole ogni giorno, ed esso a sua volta la feconda e rinasce ogni giorno da sua madre, divenuta sua sposa. In origine Nut, signora del cielo, amava ricambiata il dio Geb (la terra): vivevano in un eterno amplesso e fra i loro due corpi non v’era spazio per nulla. Il dio Ra allora, in qualità di signore del cosmo, geloso dell’amore tra Nut e Geb, ordinò al dio Shu (l’aria) di separarli. Allora Shu sollevò il corpo di Nut, inarcandolo sopra quello di Geb. Fu così che si creò lo spazio necessario per il mondo abitato dagli esseri umani. Da allora però Shu dovette per sempre rimanere a sostenere il corpo della dea per impedirle di riunirsi a Geb. Nei sarcofagi e nelle tombe dei sovrani del Nuovo Regno la vediamo con il corpo tempestato di stelle, garante del ciclo di riproduzione. Ingoia il sole rosso della sera e lo restituisce all’alba dopo averlo partorito e il piccolo sole giallo chiaro è come un nuovo nascituro che ha bisogno di calore per crescere, fino ad arrivare al disco infuocato del mezzogiorno, per poi nuovamente tramontare ormai stanco nella bocca di Nut ad occidente. Così il ciclo della vita sulla terra si è sempre perpetuato grazie alla grande dea Nut, signora del cielo limpido e stellato.
Storie di mare: La grande onda
La grande onda dell’artista giapponese Katsushika Hokusai è un’opera conosciuta universalmente. La zona di mare rappresentata nella xilografia fa parte dell’odierna prefettura di Kanagawa, inoltre il monte che compare sullo sfondo è il monte Fuji. Hokusai organizzò lo spazio tridimensionale dell’opera utilizzando alcuni accorgimenti prospettici. Il monte Fuji è rappresentato al centro dell’incavo dell’onda con dimensioni ridotte rispetto alle due onde di sinistra e ai montanti di quelle di destra. La profondità della scena è quindi sottolineata da questo contrasto di grandezze, inoltre il colore mette in evidenza i diversi piani di profondità. L’artista ha utilizzato quella che noi occidentali chiamiamo ‘prospettiva gerarchica’ come quella presente nell’arte pittorica dell’antico Egitto. La composizione rappresenta alcune barche di pescatori che tornano verso casa minacciate dalla grande onda che sbarra loro la strada. I barcaioli vanno così incontro a un drammatico destino, affrontando il mare burrascoso. Il fascino delle onde del mare, specialmente quando esse si infrangono su uno spuntone di roccia a formare dei vortici, sono sempre motivo d’interesse per Hokusai che ne approfitta per sperimentare il disegno delle famose creste di schiuma dette “ad artiglio di drago”. È la trasposizione dell’incontro-scontro tra uomo e natura. Da un lato la potenza della massa d’acqua contro la fragilità dell’uomo, dall’altro l’uomo che si offre spontaneamente alla grandiosità della natura senza timore.
Donatella Avanzo
archeologa e storica dell’arte
BERGOLO. MOSTRA DI GUIDO HARARI
KAPPA FUTURFESTIVAL 2023
La decima edizione di Kappa FuturFestival che si svolgerà al Parco Dora di Torino dal 30 giugno al 2 luglio, con 110 DJ, 36 ore di musica e 95.000 partecipanti attesi da oltre 110 nazioni differenti, mette nuovamente in evidenza un sempre più profondo legame con il mondo dell’arte.
Quest’anno, un nuovo palco prende vita nel parco urbano più futuristico del Paese, il nuovissimo Kosmo Stage verrà inaugurato per questa decima edizione e sarà dedicato al mondo dell’arte, dove sarà protagonista l’installazione Dance First Think Later, a cura di una delle artiste italiane più riconosciute a livello mondiale: Marinella Senatore. L’artista ha concepito un’opera site-specific per Parco Dora, cornice ideale per sculture luminose all’interno delle quali musica e danza rappresentano valori intrinsecamente collegati alla ricerca e pratica artistica stessa di Senatore. >>
KFF ha collaborato con fotografi di fama mondiale come Oliviero Toscani, Massimo Vitali per creare immagini e progetti unici che sono poi entrati a far parte di collezioni private o mostre.
Una campagna d’eccezione è stata realizzata con gli scatti di Oliviero Toscani, le fotografie scattate fanno parte di “Razza Umana”, un progetto che mette al centro la diversità umana e le sue differenti espressioni: fisiche, somatiche, sociali e culturali.
Infine Massimo Vitali, protagonista del progetto “Costellazioni umane”, realizzerà una serie di scatti di nuova edizione del festival.
Kappa FuturFestival
30 giugno – 2 luglio 2023
Torino, Parco Dora
LE METAMORFOSI DI SIMONE BENEDETTO IN MOSTRA A DOMUS LASCARIS
Dal 19 giugno al 10 settembre le sculture del torinese Simone Benedetto in un’ esposizione a cura del Gruppo Building.
Dal 19 giugno al 10 settembre la collezione di 9 sculture “Animal Soul” di Simone Benedetto mostra al pubblico la visione del poliedrico artista torinese che, con le sue opere, intende rappresentare la metamorfosi della psicologia umana, e lo sviluppo della personalità nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Attraverso il ricorso ad archetipi apparentemente semplici quali il gioco, l’infanzia e la scoperta del proprio essere, Benedetto rivela la condizione più intima e pura dell’anima, raffigurando giovani esseri umani ancora in stretto contatto con il proprio sé, in relazione con il proprio io. È loro, quindi, il vero sentire senza pregiudizio, esattamente nel proprio tempo. La collezione di opere, realizzata mediante materiali e tecniche diverse, utilizza il simbolismo del linguaggio figurativo per affrontare tematiche spesso legate al sociale. Le sue opere nascono dal quotidiano, da uno sguardo critico sul presente mostrando contraddizioni e problemi della società moderna e fornendo al fruitore uno spunto di riflessione.
“Animal Soul” vuole rappresentare anche la maturità artistica di Benedetto che, dopo essersi laureato all’Accademia Albertina di Belle Arti in scultura e arti plastiche, ha proseguito la sua formazione con percorsi di studio nelle accademie di Valencia e Lisbona, proseguendo contemporaneamente nell’attività espositiva personale e lavorativa in ambito scultoreo.
«Le sculture di Simone Benedetto ci guidano all’interno di una dimensione molto intima del pensiero umano, attraverso l’accostamento di elementi distanti tra loro – ha dichiarato Luca Boffa, CEO del Gruppo Building. Questa mostra si inserisce nel solco dell’iniziativa che già da tempo abbiamo intrapreso per valorizzare gli artisti locali emergenti e ridefinire gli spazi di destinazione dell’arte, inserendola in un contesto residenziale, in modo da renderla fruibile a un numero più ampio di persone».
ANIMAL SOUL DI SIMONE BENEDETTO
DA LUNEDÌ 19 GIUGNO 2023
A DOMENICA 10 SETTEMBRE 2023
DOMUS LASCARIS, VIA LASCARIS 7, TORINO
M.A.O.: METALLI SOVRANI. LA FESTA, LA CACCIA E IL FIRMAMENTO NELL’ISLAM MEDIEVALE.
All’interno del programma espositivo Frontiere liquide e mondi in connessione
Esposizione a cura di Veronica Prestini, The Aron Collection
16 giugno – 17 settembre 2023
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino
La seconda tappa del viaggio di avvicinamento alla grande mostra dell’autunno dedicata all’arte dei paesi tra estremo Oriente e centro Asia fino alle sponde del Mediterraneo è un progetto espositivo dedicato ai più raffinati oggetti di arte islamica in metallo dal titolo Metalli sovrani. La festa, la caccia e il firmamento nell’Islam medievale e rappresenta la prima collaborazione fra il Museo d’Arte Orientale e The Aron Collection.
La mostra, che succede a Lustro e lusso dalla Spagna islamica all’interno della galleria islamica del MAO, presenta una mirata selezione delle principali tipologie di oggetti della metallistica islamica (bruciaprofumi, portapenne, candelieri, vassoi, bacili, coppe, bottiglie porta profumo) che, insieme alla miniatura, può essere considerata tra le più alte espressioni della creatività artistica islamica.
Una creatività che dalla Persia si diffondeva nel mondo come un linguaggio, raggiungendo a Oriente l’India e la Cina e arrivando in Occidente alle pendici dell’Atlante. Frutto di ammirazione e di imitazione raggiunse anche l’Europa, dimostrando quanto le frontiere politiche e religiose non corrispondessero affatto a quelle della percezione estetica.
Quali erano i soggetti preferiti dagli artigiani per decorare questi preziosi oggetti in metallo?
Senza dubbio quello della caccia, e in particolare l’iconografia del re a cavallo affiancato da alcuni animali (spesso un falcone o un ghepardo) e da una schiava, che poteva essere un’artista scienziata e musicante.
L’astronomia, che insieme all’astrologia, rivestiva un ruolo centrale nella vita dei sovrani e ne influenzava le scelte politiche, militari e persino amorose, era un tema figurativo molto comune con pianeti, costellazioni e segni zodiacali, ma anche immagini legate alla predizione del futuro; infine le scene di festa e banchetto, legate anche al genere letterario conosciuto come Bazm-o-Razm, ovvero “banchetto e battaglia” ad indicare come i fasti della pace si contrapponessero in maniera ciclica all’ardore dei combattimenti.
In particolare l’astrologia, con le scene di vita di corte, e gli sfarzi della regalità riescono a sfuggire nel Medioevo all’iconoclastia islamica, diventando le raffigurazioni predilette anche per gli oggetti destinati alla fiorente borghesia medievale islamica che, a partire dal X secolo, popola le città del Califfato.
A questo repertorio straordinario e metafisico si associa infine il rigore delle arti calligrafiche, utilizzato in prevalenza negli oggetti destinati all’illuminazione, quali candelieri e lampade, fondamentali non solo nella vita quotidiana e secolare, ma anche nella più sfarzosa dimensione spirituale e sacra.
Fra gli oggetti più raffinati in esposizione troviamo un portapenne incrostato in argento (Mosul, Iraq, fine XIII secolo), che reca una raffigurazione del sole circondato dai pianeti, motivo iconografico tipico degli oggetti destinati a governanti e ad altri membri dell’élite nonché emblema dell’iconografia astrologica nell’Islam medievale, e un grande bacile in ottone inciso e ageminato in argento (Fars, Iran meridionale, XIV secolo) dalla decorazione altamente simbolica: le scene di caccia col ghepardo, col falcone e con l’arco che ricorrono su tutta la superficie dell’oggetto erano espressione di una prerogativa reale e, rimandando alle eccezionali qualità di combattente del sovrano, ne legittimavano il potere.
Come già accaduto per altri progetti espositivi del MAO, anche Metalli sovrani intende costruire un dialogo tra opere antiche e contemporanee, offrendosi come dispositivo di studio e di approfondimento di culture e materiali. Questa volta, all’interno del percorso espositivo, il MAO ha il piacere di presentare l’opera Monochrome bleu (1959) di Yves Klein (1928-1962).
La sperimentazione artistica di Yves Klein, che ha trasformato il colore in arte esaltando la luminosità e l’intensità del blu oltremare, rappresenta in qualche modo il compiersi di una ricerca che ha origini antichissime. Il blu oltremare può senza dubbio essere considerato come il più importante dei colori naturali già conosciuto e usato in pittura nell’antichità. La ricerca stilistica del colore ha coinvolto in maniera assoluta anche i miniaturisti islamici dediti all’illustrazione dei manoscritti. Il blu oltremare, il cosiddetto blu di Persia, domina infatti nelle pregiatissime miniature ed è spesso sapientemente accompagnato dall’uso della foglia oro.
In quest’ottica l’opera Monochrome Bleu permetterà di apprezzare l’evoluzione della sapienza tecnica, artigianale e artistica, in continua tensione espressiva, divenuta un modello filosofico nell’interpretazione di Klein, e poter godere a pieno della profondità dirompente del suo colore.
L’esposizione Metalli sovrani sarà l’occasione per mostrare al pubblico numerosi oggetti attualmente custoditi nei depositi del MAO, che verranno accostati e messi in dialogo con le opere provenienti dalla Aron Collection e da altre importanti collezioni private.
L’ingresso in mostra è incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.
DOGLIANI. BUONA FORTUNA RIBELLI 2023
Torna la festa dell’arte contemporanea nelle Langhe a cura di Lunetta11.
Buona Fortuna Ribelli ha aperto domenica 18 giugno con la mostra Giovani Cuori Correte Liberi nella suggestiva Cappella della Sacra Famiglia di Dogliani, dove le opere di due giovani artisti, Lorenzo Modica (Roma, 1988) e Pierluigi Scandiuzzi (Padova, 1993), sono affiancati da due dei più importanti artisti della scuola Pop romana di Piazza del Popolo che negli anni ‘60 fece della capitale un centro di attrazione culturale unica in Italia: Tano Festa (Roma, 1938 – Roma, 1988) e Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998).
Lorenzo Modica, recentemente vincitore della residenza outdoor 2023 del Nuovo Forno del Pane, progetto curato dal MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, possiede una straordinaria capacità di sintesi e urgenza pittorica simile quella che ha reso Mario Schifano uno degli artisti più ricercati e amati degli anni Sessanta e Settanta italiani. Modica prende ispirazione dalle strade delle città, dalle vetrine vuote, dai mercati, dagli oggetti di scarto, dai muri. Per esplorare la tensione tra l’io e il mondo, l’artista utilizza modelli formali e unità visive provenienti da strutture narrative collettive. Raccoglie e riutilizza immagini e materiali, proprio come la scuola romana di Piazza del Popolo riutilizzava le iconografie del boom economico rimescolandole a quelle di un passato politico e storico più o meno recente.
Scandiuzzi, pittore padovano già conosciuto per l’appartenenza alla mostra Venice in Case curata da Luca Massimo Barbero, dipinge un mondo di oggetti che ci riconduce alle prime opere di Tano Festa che proprio attraverso la sopravvivenza degli oggetti nel tempo ha dato vita con le sue famose “persiane” e con gli “obelischi” ad una nuova interpretazione della pittura scultorea che ancora oggi risulta fortemente innovativa. Le opere di Scandiuzzi sono frammenti eterogenei volti a restituire o evidenziare la dignità e la forza che ogni oggetto o corpo fisico possiede; senza creare distinzioni e classifiche, tutto può essere motivo di bellezza e verità: da un vecchio candelabro a un soprammobile kitsch. “Credo che ogni cosa abbia un suo significato e una sua valenza ma non vedo su due piani differenti una pallina da tennis e un pianeta o una stella nello spazio” (Pierluigi Scandiuzzi).
Alcune delle opere di Tano Festa e Mario Schifano scelte per accompagnare questo dialogo intergenerazionale provengono da importanti collezioni private e da più di trent’anni non si mostrano al pubblico. Giovani Cuori Correte Liberi è un’occasione per reimmaginare un leitmotiv che attraversa tutta la pittura italiana contemporanea.
La mostra è a cura di Lunetta11 e in collaborazione con Galleria Studio G7 e nasce dall’opportunità del premio speciale gallerie del Combat Prize di Livorno, che dallo scorso anno mette in contatto una ristretta selezione di gallerie con gli artisti finalisti e invita ad una produzione espositiva che coinvolga un artista prescelto dalle gallerie invitate.
CUNEO. L’ESSENZA DELLE FORME. DAL FIGURATIVO POP, AL PAESAGGIO ASTRATTO
Personale di Riccardo Balestra
Collegio dei Geometri della provincia di Cuneo. Sala Espositiva, via Giovanni Bosco 7/h Cuneo
Fino a domenica 25 Giugno 2023
Orari: Da giovedì a domenica 16 –> 19, altri su appuntamento
Circa 80 opere, di cui il 90% mai esposte.
Dall’infantile meraviglia, agli sguardi delle sue creature in particolare donne, viste con stupore, con sguardi velati di malinconia, un “realismo magico“ uno studio su donne ricche non solo di fascino ma anche di drammi vissuti, ancora vivi nei loro occhi. Maestria e nettezza nel segno e nei colori dei primissimi piani, nell’ icastico realismo delle sue opere, nei tagli del viso, che trae vita l’originalità di un linguaggio ed un sentimento profondo per i soggetti rappresentati. Con pari nitidezza di tratto nell’esplorazione del paesaggio, Riccardo riesce a cogliere l’essenza delle forme, liberandole dalla loro realtà, in una visione onirica di un mondo irreale. Nella nuova collana “Landescape” egli esprime in pieno il suo amore per la natura e per la libertà, opere evocative di metafisica eleganza, dove il distacco dal vero, la ricerca del colore e dell’unicità delle linee, è la vera bellezza, l’infinito a cui è vitale tendere in questo mondo sempre più globalizzato nella sua opacità e nella mancanza di ideali.
TORINO. ELBRUS: C’È UNA NUOVA SCULTURA DA VIVERE IN CITTÀ
Mercoledì 21 giugno alle ore 17 al quartiere San Paolo scopriamo ELBRUS, l’opera di Irina Santambrogio, studentessa dell’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, vincitrice della 24° ed. del Concorso Internazionale Scultura da Vivere “Playground. Art for young inhabitants”
Vi aspettiamo in Via L. Ferrero nell’area verde adiacente al campo da tennis.