CURIOSITA’ NOVARESI 49. ANTICHE FARMACIE
Proseguendo il nostro itinerario per le antiche botteghe, rileviamo come diverse siano tra esse le farmacie, con arredi “storici”, arredi di cui offriamo brevi ma dettagliate descrizioni, desunte dal volume “Le Botteghe in Piemonte – esterni e interni tra 1750 e 1930”, a cura di Chiara Ronchetta (edizione del Centro Studi Piemontesi per conto della Regione Piemonte, 2008). Cominciamo con quella che, ad oggi, risulta sicuramente la più interessante per i suoi arredi. Stiamo parlando della Farmacia di corso Mazzini 16c, precedentemente “comunale”, che dal 2010 è stata privatizzata ed è ora di proprietà del Gruppo di Alessandria “Farmafedeltà”. Ecco la sua descrizione: “La farmacia è situata nel seicentesco Ospedale Maggiore della Carità, costruito su progetto dell’architetto Soliva. La farmacia, prima interna all’ospedale, apre al pubblico nel 1929. L’ingresso originario si trovava in via Solaroli, come documenta una stampa ottocentesca: un semplice e stretto portale incorniciato in pietra che riprende le finiture dell’edificio.
Il portone a due battenti si apre su una bussola dai vetri goffrati e divisi in piccoli rettangoli verticali da giunture a piombo, come quelli delle finestre. La cornice
intagliata è sormontata da una trabeazione ornata da dentellature, ovuli, fusarole e perline, motivi classicheggianti che ricorrono nella ‘boiserie’ dello spazio di vendita e negli arredi. La maniglia ha la forma di un serpente attorcigliato a goccia. Al centro del soffitto a cassettoni è dipinta una ‘Carità’. Il bancone, l’armadio con scaffalatura, il sedile a parete e i lampadari formano un complesso omogeneo databile agli anni tra il 1850 e il 1864, quando l’ospedale è ampliato su progetto dell’architetto Antonelli. Tra le attrezzature, la farmacia conserva un mortaio e una bilancia”.
Il sopralluogo effettuato in loco, grazie alla disponibilità del Dottor Andrea Ottina, ha confermato l’importanza e la bellezza degli arredi, alcuni dei quali riprodotti nelle foto: il soffitto con la “Carità”, la bilancia e l’armadio con la scaffalatura. A proposito della maniglia a serpente si ricorda come proprio il serpente, ancor oggi, sia presente nella classica e simbolica iconografia di molte farmacie. Richiama infatti un antico simbolo greco associato alla medicina, che consiste in un serpente attorcigliato intorno al bastone di Asclepio o Esculapio, che era appunto il dio greco della medicina.
Altro esercizio storico per i suoi arredi esterni lo troviamo in corso Cavallotti 2a, dove vengo accolto dalla gentile titolare Dottoressa Angela Bagnati,
subentrata nel 2019 al precedente titolare Stefano Sandri, che aveva continuato l’attività del padre Sandro. Si tratta della Farmacia Agnelli (nelle foto l’arredo esterno e un suo particolare): “Il locale conserva solo l’ampia ‘devanture’ ottocentesca a monoblocco realizzata in ferro e ghisa. I montanti verticali sono costituiti da semplici lesene che poggiano su un basamento in marmo grigio chiaro e suddividono i vari elementi del fronte esterno: l’ingresso posto al centro, tre vani vetrina, quattro gioielliere e uno ‘store’ che reca il simbolo dello speziale. Un grande portainsegna dal disegno lineare, con piccole mensole e decorazioni vegetali, in cattivo stato di conservazione, sovrasta il monoblocco”. Il recente sopralluogo ha evidenziato
come, fortunatamente, lo stato di conservazione sia ora, dopo il recente restauro, decisamente buono.
Un’altra farmacia storica, ora purtroppo completamente scomparsa, con i relativi arredi, era la Farmacia Dottor Carnago di corso Italia 22h, dove ora possiamo vedere un negozio Tim.
Per completare il nostro approfondimento sulle farmacie storiche è poi il caso di soffermarci sulla Farmacia del Vescovo o Vescovile di Piazza Cesare Battisti (nella foto), di cui è titolare la Dottoressa Giovanna Nava dal 1991, che è subentrata nell’attività al padre Carlo, che ne aveva assunta la gestione nel 1945. L’esercizio, pur non vantando la presenza di arredi antichi interni od esterni (per questo non è censita nel citato volume di Chiara Ronchetta) rappresenta quasi sicuramente la più antica farmacia di Novara; esplica infatti servizio di farmacia e prima ancora di spezieria da diversi secoli, come attestato dai documenti, e probabilmente è stata aperta alla fine del XVI° secolo. E’ del 1799 una declaratoria (a firma Piantanida) con cui i decurioni (gli amministratori dell’epoca) di Novara attestano l’esistenza della Farmacia detta “Vescovile” della piazza di San Rocco della parrocchia del Duomo. Al proposito bisogna precisare che l’attuale piazza Cesare Battisti
(anche chiamata piazza delle Erbe) nei secoli ha anche assunto la denominazione di piazza di San Rocco. La Farmacia Vescovile, nella suddetta piazza, si trovava sotto il Portico della Casa Canobio, verso la Contrada della Tela (l’attuale via Omar). E’ il caso inoltre di ricordare, al proposito, che verso via Milano (l’antica via di Porta Milano è l’attuale corso Cavallotti) e dalla parte della Contrada della Tela (appunto via Omar) vi era una piccola porta da cui si davano le medicine al “popolo”. Un opuscolo della “Novara Sacra” del 1925 conferma la presenza della Farmacia Centrale Vescovile presso piazza Battisti, già piazza delle Erbe, dove la suddetta farmacia è tuttora. Il mio sopralluogo ha avuto l’assistenza e la disponibilità della gentile Dottoressa Nava, che, oltre a mostrare alcuni settecenteschi vasi da farmacia visibili all’interno (nella foto uno dei vasi), ha messo cortesemente a mia disposizione alcuni antichi documenti sulla storia della farmacia.
Parlando di “storiche” farmacie, è il caso anche di ricordare come a Novara sia esistita, per diversi secoli, una spezieria, dove i poveri potevano avere gratuitamente i necessari farmaci; la spezieria era stata voluta dal benefattore novarese Amico Canobio e la sua attività è stata gestita dalla
Confraternita del Sacro Monte di Pietà, intitolato allo stesso benefattore. Nel 1589 infatti il Canobio acquistò a questo scopo la “Casa alla Croce Bianca”, che si trovava presso l’attuale angolo delle Ore. La Casa sarà per due secoli sede della farmacia del Sacro Monte e sarà poi venduta nel 1877. Nel 1934 l’edificio fu poi abbattuto per costruire il Palazzo porticato dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, che esiste tuttora all’inizio di corso Cavour. Nel 1821 però il Monte di Pietà aveva rinunciato a gestire direttamente la farmacia e con convenzione 2 agosto di quell’anno la gestione fu quindi affidata per 9 anni all’Ospedale Maggiore di Novara, che aveva già una sua farmacia, “obbligandosi lo stesso Monte a pagare le medicine al prezzo di costo oltre al canone fisso di lire 1500 annue per le spese di gestione”. La convenzione fu sempre rinnovata e così la farmacia autonoma voluta da Amico Canobio cessò di esistere.
La Farmacia per i poveri del Monte di Pietà e la Farmacia del Vescovo o Vescovile sono nate presumibilmente nello stesso periodo storico (fine XVI° secolo); hanno avuto vita e collocazione distinte, ma sono accomunate da un “richiamo” (nel caso di quella del Monte diretto e nell’altro caso invece indiretto) alla figura di Amico Canobio. Per la Farmacia del Monte “Amico Canobio”, il richiamo è evidentemente al suo fondatore, per la Farmacia Vescovile invece Amico Canobio è l’originario proprietario della Casa di piazza Cesare Battisti (già piazza delle Erbe o piazza San Rocco), dove la stessa farmacia aveva la sua sede certamente nel 1799, ma probabilmente anche qualche tempo prima. Con una transazione del 1786 infatti il Monte aveva ceduto, assieme a molti altri beni, la Casa Canobio allo Stato e si presume quindi che la stessa sia stata utilizzata dal Demanio per diverse finalità, compresa appunto la collocazione della Farmacia Vescovile.
Enzo De Paoli