PIEMONTE ARTE: STELLA, ITINERARI SINDONICI, BERTOLINO, BLAGANO’ E SCALENGHE, OPIE, LATTES…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
GIORGIO STELLA LA MEMORIA IN UNO SCATTO FOTOGRAFICO
Il tempo si fa memoria e ricordo della stagione di Giorgio Stella, scomparso improvvisamente in questi primi giorni di luglio nella Torino dove ha trascorso l’intera esistenza tra formazione e fotografia, personale ricerca e attività espositiva.
La fotografia rappresenta uno dei maggiori aspetti e riferimenti del suo impegno culturale, di un’esperienza che travalica la più scontata quotidianità per cogliere il fascino assoluto della luce che fissa un luogo, un’immagine e un interiore racconto.
Attento, preparato, rigoroso nella definizione di un ambiente o di uno scorcio naturalistico, Stella ha sviluppato negli anni una tecnica e un linguaggio che gli ha permesso di leggere e interpretare la realtà odierna senza ripensamenti. Dall’inizio degli anni Settanta si è occupato di fotografia in bianco e nero, da quando l’amico Adriano Ross gli ha insegnato la tecnica della stampa. E da quel momento il suo discorso appartiene a una misurata resa dei soggetti, a un continuo studio e indagine intorno alle tecniche di stampa d’arte al Platino, aderendo al Gruppo Rodolfo Namias di Parma, mentre ha partecipato all’apertura degli spazi espositivi del Museo Arte Casa Colombo di Jersey City (USA) e alla mostra “Foto Grafia” allo Studio Laboratorio di Anna Virando a Torino.
Le presenze a mostre personali e collettive hanno, di volta in volta, confermato e ampliato il suo percorso all’interno del mondo della fotografia contemporanea, di esponente dell’Associazione Piemontese Arte, presieduta dallo scultore Riccardo Cordero, di autore nel 2012 del volume “Dove nasce la Scultura”, dove si scopre il suo viaggio negli studi degli artisti dell’area torinese e regionale: dall’aula di Scultura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino alla Gipsoteca Mondazzi, dalla Fonderia di Volvera a Edoardo Rubino, sino a Luisa Valentini, Massimo Ghiotti, Giulio Mosca, Enzo Bersezio, Michele Privileggi, Gianni Busso, Vanni Penone, Sergio Unia, Gabriele Garbolino Rù e Luigi Aghemo.
Un vero e proprio incontro con la cultura visiva che ha espresso in un suo scritto: “Ho ritratto gli artisti, in modo non accademico, cercando di cogliere il carattere della persona; probabilmente chi conosce i miei soggetti può trovare nei ritratti qualche caratteristica della psicologia del singolo artista”.
E dall’immagine in platinotipia “Monumento al carabiniere” del 2009, esposta alla collettiva “L’arma, l’arte, i colori…” presso la Caserma Bergia di Torino, alla recente rassegna “Denominatore comune-Tre pittori e un fotografo” a Palazzo Lomellini di Carmagnola, con Nino Aimone, Piero Ruggeri e Maria Rosa Benso, si delinea una narrazione per immagini che fa parte della sua sperimentazione, delle lunghe ore trascorse in laboratorio a stampare, di un sentimento della vita che si misura con la storia dell’evoluzione della fotografia, tra controllo dei mezzi tecnici e riflessioni.
Angelo Mistrangelo
PALAZZO MADAMA. “IN CAMMINO. LA PORTA DI TORINO: ITINERARI SINDONICI SULLA VIA FRANCIGENA” E “VIA FRANCIGENA FOR ALL”.
Percorrere le antiche vie di fede del Piemonte è, e sarà sempre di più, un’esperienza di turismo sostenibile per scoprire, passo dopo passo, un patrimonio di bellezza, architettura, culture, religioni e comunità. È questo l’obiettivo dei due progetti presentati oggi nella Corte Medievale di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino: la mostra “In cammino. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla Via Francigena” e “Via Francigena for all”. Percorsi di turismo accessibile e inclusivo. All’evento di presentazione hanno partecipato gli Assessori regionali alla Cultura, Turismo, Commercio Vittoria Poggio, alle Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria, Maurizio Marrone e al Lavoro, Istruzione e Formazione Elena Chiorino, Lodovico Passerin d’Entrèves, Presidente della Fondazione Carlo Acutis, Adriana Acutis, vicepresidente della Fondazione Carlo Acutis, Massimo Broccio, Presidente della Fondazione Torino Musei e Giovanni Carlo Federico Villa, curatore della mostra.
Dai 7 Sacri Monti, che in questi giorni festeggiano i vent’anni dell’inserimento nei beni Patrimonio UNESCO, alla Via Francigena e agli itinerari sindonici, del Romanico o ebraici e fino al Cammino di Don Bosco, il Piemonte è ricco di testimonianze devozionali strettamente intrecciate con i territori e la loro storia: una suggestione capace di costruire da una visione strategica una narrazione culturale e turistica di grande fascino, soprattutto se affiancata ai valori irrinunciabili di sostenibilità, accessibilità e inclusione.
La mostra “IN CAMMINO. LA PORTA DI TORINO: ITINERARI SINDONICI SULLA VIA FRANCIGENA”, promossa dalla Fondazione Carlo Acutis e realizzata dalla stessa con Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, in collaborazione con la Regione Piemonte, si propone di offrire al pubblico un’esperienza coinvolgente e interattiva, permettendo di scoprire la bellezza e la ricchezza dei luoghi attraversati dalla Via Francigena con particolare attenzione ai cammini sindonici del Piemonte, sensibilizzandolo sul tema del pellegrinaggio, della spiritualità e della natura e mettendo in risalto la centralità storica e contemporanea di Torino e del Piemonte, casa della Sacra Sindone e accesso principale alla Penisola lungo il pellegrinaggio francigeno.
Alla riflessione sul tema del pellegrino – colui che si muove per la salvezza materiale, del corpo e dello spirito – e del viaggio nella regione dei Santi di Carità (da San Giovanni Bosco a San Giuseppe Cafasso a San Giuseppe Benedetto Cottolengo ai beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis), la mostra accosta una serie di incontri con l’anima della regione, tramite un approfondimento visivo dedicato ai suoi temi fondanti. Evidenzia, in particolare, le tracce di devozione alla Sindone lungo percorsi che si intrecciano con i cammini della Via Francigena, segni esterni di pellegrinaggi che fanno di Torino un faro per il mondo intero.
L’esposizione è strutturata in quattro sezioni, ognuna connessa a un tema specifico. Nella prima sono presentate sedici illustrazioni originali, realizzate da giovani artisti italiani ormai riconosciuti a livello internazionale. Una serie di opere che si ispirano ai concetti del pellegrinaggio, della spiritualità, della Sindone, dei cammini, dei Santi di Carità ma anche di quelli che sono gli aspetti morfologici essenziali del Piemonte – dalla montagna all’acqua e alla pianura – e del rapporto tra uomo, natura e cibo. Nella seconda sezione sono accolti tutta una serie di materiali video appositamente realizzati a illustrare la Via Francigena e gli itinerari sindonici, permettendo ai visitatori di immergersi nei paesaggi dei luoghi attraversati. Nella terza sezione, una grande mappa interattiva evidenzia i cammini del progetto “Via Francigena for all” e i cammini sindonici illustrati nel libro di Sisto Giriodi “Le altre Sindoni”. La mappa è affiancata da fotografie delle decine di sindoni affrescate sulle pareti esterne di edifici collocati lungo i cammini del Piemonte: opere poco conosciute anche da molti piemontesi, nonostante costituiscano un singolare caso di devozione popolare, un ciclo d’arte lungo tre secoli. La quarta sezione è dedicata all’esposizione dell’installazione Vado e vengo ideata dall’artista torinese Carlo Gloria, una provocazione artistica sul tema del cammino, del pellegrinaggio. Richiama la condizione dell’umanità e quindi del visitatore stesso che si trova a essere coinvolto non solo come spettatore, ma come attore.
Il progetto VIA FRANCIGENA FOR ALL è il frutto di un bando ministeriale da 1,6 milioni di euro, nato con l’obiettivo di rendere maggiormente accessibile e inclusivo per le persone con disabilità uno dei più storici cammini piemontesi, in particolare sui tratti dell’itinerario Canavesano e Valle Susa e territori limitrofi.
MOSTRA “IN CAMMINO. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla Via Francigena”:
SEDE ESPOSITIVA E DATE
Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica – piazza Castello, Torino
13 luglio – 10 ottobre 2023. ORARI Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI
Incluso nel biglietto di ingresso al museo: intero € 10,00 | ridotto € 8,00. Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card
Ogni giovedì ingresso gratuito alla mostra per tutti i visitatori
PRECETTORIA DI SANT’ANTONIO DI RANVERSO. FLORILEGIUM. IMMAGINI DALLA NATURA DI INES DANIELA BERTOLINO
22 luglio – 24 settembre 2023
Piante, alberi e piccoli fiori sono il “Florilegium” di Ines Daniela Bertolino. Dal 22 luglio al 24 settembre, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso ospita l’antologia della natura raffigurata ad acrilico dall’artista.
Nata a Torino, dove avviene la sua formazione artistica, matura nel corso degli anni un’esperienza personale e professionale nella pratica della pittura, del disegno e della decorazione presso studi pubblicitari, serigrafici e laboratori di ceramica. La sua passione per la pittura è molto precoce, fin da bambina manifesta un’attrazione particolare per il disegno e per i colori. Esordisce nel 1983 con la sua prima personale alla galleria “Bodoni Studio” di Torino, a cui seguono numerose altre personali, collettive, riconoscimenti e premi.
Durante l’esposizione, ad agosto e settembre sono in programma laboratori di pittura degli alberi con l’artista.
INFO
Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso
Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)
Florilegium, mostra di Ines Daniela Bertolino
22 luglio – 24 settembre 2023
Inaugurazione: sabato 22 luglio, ore 17
Biglietti – intero: 5 euro, ridotto: 4 euro
Hanno diritto alla riduzione: minori di 18 anni, over 65, gruppi min. 15 persone
Fino a 6 anni e possessori di Abbonamento Musei: biglietto ingresso gratuito
Info e prenotazioni: 011 9367450 (attivo da mercoledì a domenica) o ranverso@biglietteria.ordinemauriziano.it
www.ordinemauriziano.it
AL RICETTO DI ALMESE L’INSTALLAZIONE DI BLAGANO’ E SCALENGHE
Negli spazi espositivi del Ricetto per l’Arte – Agorà della Valsusa, di Almese prosegue sino al 30 luglio la mostra “S.P.L.A.S.H. live Spiritual Performance in a Landscape Aquarium With Silence and Hearing” ideata e realizzata dagli artisti contemporanei Francesco Blaganò e Manuela Scalenghe. L’antico borgo propone ai visitatori una grande, suggestiva e simbolica installazione-performance caratterizzata, come in altre recenti esposizioni, da un “corpus” di centinaia di pesci composti con carta e altri materiali di recupero, che creano un flusso di immagini sospese nello spazio o contenute in apposite teche.
E così le sale del Ricetto e la Torre Medievale diventano un punto di riferimento per la salvaguardia e tutela dell’ambiente, di rispetto del territorio e della sua storia e – sottolinea la Sindaca di Almese Ombretta Bertolo – un “luogo di incontro per eccellenza dove accogliere e far riflettere sui temi importanti della socialità abbinata alla cultura”.
La mostra promossa dall’Associazione Culturale Cumalè, presieduta da Virna Suppo, ha richiamato all’inagurazione un pubblico attento ai valori tecnico-espressivi e ai contenuti spirituali dell’esperienza di Blaganò e Scalenghe, come è stato sottolineato dal critico Giuseppe Misuraca intervenuto con il fotografo Giancarlo Passerana, la pittrice Renata Ferrari e altri artisti che hanno animato l’evento.
Il Ricetto ospita inoltre documenti, testimonianze e alcune opere pittoriche di Romì Beltrami e, in particolare, un suo ritratto dipinto da Pier Antonio Gariazzo (Mis.)
Orario visita: sabato 15-17, domenica 15,30-18,30, Info e prenotazioni “Associazione Culturale Cumalè, tel.3289161589,
cumale.ass@gmail.com.
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO. JULIAN OPIE. IMAGINE YOU ARE DRIVING
Opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo / Works from the Sandretto Re Rebaudengo Collection
20/07 – 3/9/2023
Inaugurazione: 20 luglio, h. 18.30
Area Bookshop Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Via Modane 16, Torino
La mostra “Image you are driving” è dedicata alla ricerca dell’artista britannico Julian Opie (Londra, UK, 1958) attraverso la presentazione di un ciclo di opere realizzate tra il 1993 e il 1996, parte della Collezione Sandretto Re Rebaudengo. Al centro del progetto espositivo emerge l’immaginario dell’automobile, un soggetto esplorato da Opie nel corso degli anni Novanta e nei primi Duemila con il suo caratteristico tratto fondato sull’impersonalità e la semplificazione formale a cavallo tra stilemi pop e minimalisti.
Dopo aver conseguito il diploma al Goldsmith College a Londra nel 1982, Opie inizia a operare nell’ambito della New British sculpture, movimento interessato a sviluppare una nuova relazione tra scultura e cultura urbana tramite l’impiego di materiali di scarto, in una chiara reazione alle tendenze minimaliste e concettuali. Nel corso degli anni Opie inaugura un lessico formale ispirato dai giochi d’infanzia, ma anche dalla nascente industria dei video games. I suoi soggetti prediletti diventano i mezzi di trasporto, le persone, i paesaggi che caratterizzano le metropoli contemporanee, stilizzati e tracciati a campiture nette.
Gli immaginari di Opie si confrontano con l’ideologia visiva della società dei beni e dei servizi. Le sue sculture sono presentate come prodotti standardizzati in attesa di un metaforico consumo del pubblico, offerte su cui proiettare i propri desideri e aspirazioni. Nel lavoro di Opie troviamo echi della società descritta dall’antropologo Marc Augé nella sua celebre pubblicazione “Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità” (1992). Augé vede i fruitori del paesaggio contemporaneo non più come abitanti nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto passanti. I nonluoghi sono quegli spazi antropici dedicati alla circolazione e al consumo, luoghi anonimi frequentati da persone sole in cui non si producono relazioni sociali, come autostrade, stazioni, aeroporti. Queste infrastrutture, per la loro caratteristica dimensione di provvisorietà e transitorietà, rappresentano la condizione dell’individualismo contemporaneo, l’alienazione e l’estraneità. La ricerca artistica di Opie si è interessata a queste contraddizioni della società contemporanea, costruendo un universo visivo in grado di rappresentarle con un distaccato sguardo ironico. Attento alle nuove frontiere della visualità del marketing e alle prime rappresentazioni in CGI (computer-generated imagery), Opie ha immaginato una realtà ritagliata sul singolo, un mondo che è possibile esperire solo attraverso la visione soggettiva dellə spettatorə.
La mostra “Julian Opie. Imagine you are driving” è stata organizzata in occasione delle celebrazioni dei 90 anni del MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile.
Bookshop Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16, Torino
giovedì dalle 20 alle 23, dal venerdì alla domenica dalle 12 alle 19
MONFORTE D’ALBA. I MONDI DI MARIO LATTES#2
16 settembre – 3 dicembre 2023
Sabato 16 settembre prosegue il viaggio all’interno dei Mondi di Mario Lattes, con l’inaugurazione alla sede della Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba, della nuova mostra, volta a presentare alcune recenti acquisizioni di opere realizzate dall’autore. I visitatori potranno ammirare in totale oltre quaranta opere, tra cui diverse raramente esposte in pubblico. La mostra sarà visitabile fino al 3 dicembre 2023.
In seguito al notevole ampliamento del fondo della Pinacoteca Mario Lattes, voluto dalla presidente dalla Fondazione Caterina Bottari Lattes, molte opere che erano state precedentemente separate per vicende collezionistiche vengono ora riunite e poste in dialogo con quelle già presenti. I dipinti in mostra, datati tra gli anni ’50 e i primi anni ’90, coprono cronologicamente l’intera attività artistica di Lattes, che espose i suoi lavori a Roma, Milano, Bologna e naturalmente Torino, sua città d’origine.
I mondi di Mario Lattes #2 è realizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di Regione Piemonte e della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, il patrocinio di Confindustria Cuneo e il patrocinio e il contributo della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e del Comune di Monforte d’Alba.
La mostra è accompagnata da un testo critico del curatore, Vincenzo Gatti: “Molti sono i mondi di Mario Lattes, e misteriosi”, scrive. “Con disincantata franchezza si muove tra diverse dimensioni, com’è ovvio per un intellettuale dalla sensibilità fittamente diramata tra parola e immagine, e giustamente insofferente a stringere l’attitudine creativa in schemi artificiosi e convenzionali categorie. Meglio affidarsi, per le immagini, a una singolare e personalissima interpretazione, intrisa di umori visionari (le suggestioni simboliste e surrealiste affiorano, ma quasi velate da una sottile ironia) in un contesto tutto mentale dove la stessa tecnica esecutiva, costantemente inventata e stravolta con indifferenza accostando materiali e procedimenti eterodossi, contribuisce a evocare, piuttosto che a svelare.
Le marionette, i teatrini che potrebbero alludere a nostalgiche malinconie di una rimpianta infanzia, a ben vedere dimostrano un risvolto beffardamente doloroso: «i ricordi sono cicatrici di memoria», scriveva l’artista. Infatti, anche i soggetti apparentemente più innocenti non sono mai rassicuranti: l’accesso ai mondi di Lattes è insidioso. Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non potrà disvelarsi.
Le teste, gli idoli, i manichini sono icone di un’individualità attonita, consapevoli delle inquietudini che da sempre pervadono l’animo umano. La complessa trama pittorica che mostra e nasconde, che lamenta e afferma, indica strade segnate dalla conoscenza del dubbio e l’artista, indifferente alla prassi, manipola materie grafiche e pittoriche per giungere a una vertiginosa discesa nelle profondità dove le forme affondano e riemergono mutate.
L’artista-profeta ci indica così un percorso e c’invita a riconoscere i nostri fantasmi per esorcizzarli attraverso la fatica di vivere e guadagnare la nostra esistenza giorno per giorno. I suoi fantasmi già li aveva vinti , liberandoli nelle illusioni e nei sogni che sempre l’opera d’arte conserva in sé”.
Il centenario della nascita di Mario Lattes
La mostra I mondi di Mario Lattes #2 si inserisce all’interno delle celebrazioni per i cento anni dalla nascita dell’artista. Per la ricorrenza, la Fondazione Bottari Lattes ha avviato diverse iniziative. Lo scorso marzo è stata inaugurata alla Reggia di Venaria la mostra Mario Lattes. Teatri della memoria, a cura di Vincenzo Gatti, la quale presenta una selezione di più di cinquanta opere dell’intellettuale torinese, tra cui varie mai esposte prima, allestite all’interno di un percorso che documenta il più recente lavoro d’indagine sui vari aspetti dell’attività artistica di Lattes. L’esposizione sarà visitabile fino al 7 maggio 2023 nella Sezione Accademia delle Sale delle Arti. In occasione dell’inaugurazione della mostra, è stata presentata una monografia, edita da Silvana Editoriale e a cura di Vincenzo Gatti, che offre una retrospettiva sull’intera produzione artistica di Lattes, di cui la mostra presenta una significativa selezione. Al suo interno contiene un saggio critico a firma di Claudio Strinati, un’ampia sezione illustrata con riproduzioni a colori di dipinti, acquarelli, gouaches e incisioni ed è corredato da apparati di approfondimento sulle mostre e sulla fortuna critica di Lattes. Sabato 14 ottobre ad Alba, si terrà la cerimonia conclusiva della XIII edizione del Premio Lattes Grinzane, il riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes. In questa occasione verrà annunciato il romanzo vincitore di quest’anno e il Premio Speciale Jonathan Safran Foer terrà una lectio magistralis.
Nel 2023 si celebrano anche i 130 anni della Casa editrice Lattes, realtà storica torinese che dalla fondazione nel 1893 a oggi ha accompagnato e formato con i propri testi scolastici intere generazioni di studenti italiani. Nei mesi scorsi si è tenuta a Torino la mostra Lattes Editori, 130 anni di libri e di Scuola da Torino all’Italia, attraverso cui si è raccontato un pezzo di storia della città e il suo riflesso sull’Italia, curata da Marta Sironi sotto la supervisione della Casa editrice Lattes e in collaborazione con la Fondazione Bottari Lattes, la Fondazione Tancredi di Barolo e il MUSLI.
NIQUIDETTO, IL BORGO DELLE LOSE DIPINTE
COSTIGLIOLE. ARTISTI IN CASTELLO
LA FONDAZIONE MERZ TRA PALERMO E TORINO
La Fondazione Merz, da due anni impegnata sul doppio fronte di Torino – sede storica dell’istituzione – e Palermo – con il progetto ZACentrale nel Padiglione ZAC – Zisa Arti Contemporanee, ha in questi mesi in corso una programmazione che disegna un ulteriore legame tra le due progettualità.
Se Torino guarda a Palermo con la mostra Palermo Mon Amour, che restituisce un segmento di storia e l’essenza stessa di una città crepitante di energie attraverso gli sguardi di cinque fotografi di eccezione, Palermo accoglie Torino con My Home’s Wind, la prima retrospettiva siciliana dedicata all’artista Mario Merz e primo capitolo dell’omonimo progetto che la Fondazione dedica all’artista in occasione del ventesimo anniversario dalla sua scomparsa.
Il dialogo che la Fondazione Merz coltiva tra Torino e Palermo traccia un itinerario che attraversa l’Italia all’insegna del racconto artistico, confermando il profondo legame culturale che da anni la lega al territorio siciliano attraverso il progetto ZACentrale.
Spiega Beatrice Merz, Presidente della Fondazione Merz: “Con My Home’s Wind la Fondazione Merz non inaugura soltanto una mostra, ma un progetto esteso nel tempo che inizia proprio con la mostra palermitana. ZACentrale è uno dei progetti che la Fondazione sta producendo con l’intento principale di costruire ponti e stabilire relazioni e Palermo è qualcosa ben oltre una città. Anzi è un qualcuno: ha una personalità vera e forte. È un acceleratore di umanità e di processi culturali. Per questo l’abbiamo scelta come prima tappa di un progetto che vedrà diversi eventi, a partire dall’autunno, approdare a Torino e non solo.”
Nell’ottica di continuare a nutrire lo scambio tra le due città, il prossimo appuntamento del progetto My Home’s Wind prende vita a Torino, che questo autunno 2023 accoglie il ricco palinsesto di eventi dedicati alla figura di Mario Merz.
PALERMO, ZACENTRALE
Prorogata al 19 novembre 2023 la mostra My Home’s Wind
La grande mostra palermitana dedicata a Mario Merz è prorogata fino a domenica 19 novembre 2023.
L’esposizione, concepita per commemorare il ventesimo anniversario dalla scomparsa dell’artista, riunisce una selezione di opere che raccontano la produzione artistica di Mario Merz, in un arco temporale compreso tra il 1969 e il 2002. In mostra nei caratteristici spazi del Padiglione ZAC – Zisa Arti Contemporanee un percorso espositivo che attraversa le molte sperimentazioni del lavoro di Merz – dagli igloo alle opere al neon, dai disegni ai collage – invitando il visitatore a esplorare le diverse angolazioni del suo pensiero e fare artistico.
TORINO, FONDAZIONE MERZ
Grande successo per la mostra torinese Palermo Mon Amour
Prosegue specularmente a Torino Palermo Mon Amour, la mostra collettiva che Fondazione Merz dedica alla città di Palermo, la cui anima contraddittoria e immaginifica è restituita al visitatore attraverso l’obiettivo di cinque fotografi d’eccezione: Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi e Lia Pasqualino.
Il grande interesse risvegliato dalla mostra Palermo Mon Amour valica i confini nazionali, imbrigliando l’attenzione del pubblico anche all’estero. L’esposizione è protagonista di una serie di affondi che ne raccontano le mille storie a una platea internazionale: tra questi i lettori di The Guardian, L’Oeil de la Photographie, I-D Vice e Euronews Culture.
La mostra, a cura di Valentina Greco e in corso fino a domenica 24 settembre 2023, restituisce uno scorcio nella storia di una città in continua deflagrazione. Percorrendo una linea temporale che corre dalla fine degli anni ’50 al 1992, gli scatti dei cinque fotografi raccontano la quotidianità di una città che dalla rinascita economica degli anni ’60 passa agli assalti degli anni ’70, che dalle rivoluzioni punk vede seguire le manifestazioni studentesche e i fatti di cronaca feroce. Completa il display della mostra una selezione di immagini in movimento che arricchiscono la narrazione fotografica, approfondendo ulteriormente l’immaginario di Palermo.
MUSEO ETTORE FICO. MOSTRA DI ALESSANDRO ROMA
mostra e catalogo a cura di Andrea Busto
28 settembre – 17 dicembre 2023. orari: da giovedì a domenica dalle ore 14,30 alle ore 19,30
Alessandro Roma ha attivato un meccanismo compositivo ed estetico scevro da legami temporali. Le sue opere fluttuano in una dimensione in cui le date di realizzazione non sono di capitale importanza e appaiono sempre in bilico tra scultura, pittura e design, ammiccando a possibilita di molteplici appartenenze. Eppure, la loro collocazione può esistere solo nell’abito scultoreo e pittorico in quanto il loro utilizzo, nella quotidianità, risulterebbe impossibile. Altrettante le esperienze e le estetiche a cui attinge senza però “saldarsi” a nessuna, trovando una collocazione autonoma nella storia dell’arte contemporanea. Soprattutto le ceramiche trovano un loro spazio preciso nel vastissimo panorama attuale dove è fra i pochi a determinare una propria estetica autonoma e riconoscibile. I suoi “vasi, soprattutto, si presentano ambiguamente e formalmente come oggetti destinati a un utilizzo domestico per poi risultare impossibili a ospitare altre forme viventi in quanto già stracolmi di vita interna.