CURIOSITÀ CHIERESI – Il Voto, la Salve. Un verbo e un silenzio che raccontano
Se la nostra maestra delle elementari ci chiedesse di “coniugare il verbo adempiere modo indicativo tempo presente” potremmo avere qualche difficoltà. Si dice: Io adempio o io adempisco? Entrambi vanno bene, ma non è un verbo facile e poi giunti al Voi: Voi adempite o Voi adempiete?
Insomma, è un verbo difficile da coniugare!
Sarà forse questo il motivo per cui a Chieri quando si parla, si scrive, si predica, si organizza, si celebra la Solennità Votiva della Beata Vergine delle Grazie si preferisce usare il verbo “rinnovare”. Molto più semplice da coniugare, ma… sbagliato! Perché noi chieresi non rinnoviamo ogni anno il Voto che fecero i nostri antenati nel luglio del 1630, ma lo adempiamo. L’impegno che venne preso fu quello di adempiere, cioè assolvere, eseguire, mantenere le promesse fatte col Voto. Quindi la Messa celebrata tutti i sabati, la Funzione della Salve col canto delle litanie intonate dall’arciprete alla vigilia della festa, la Messa solenne del lunedì non rinnovano il Voto, ma adempiono quel Voto, che prevedeva che tutto questo fosse fatto per sempre.
Così il Voto ogni anno non viene rinnovato, ma adempiuto.
Il Voto viene invece rinnovato ogni cinquant’anni (quindi la prossima volta nel 2030) e nuovi Voti vengono formulati in casi di grave necessità (nel 2020 per il Covid).
E poi c’è il silenzio, che riguarda la Funzione della Salve. Questa Funzione inizia quando in Municipio il Gonfalone della Città viene innalzato e dietro si incamminano in silenzio per la via più breve il Sindaco, gli Assessori, il Consiglio comunale e le altre Autorità per raggiungere il Duomo; dove giunti vi entrano con solerzia e raggiungono la Cappella Votiva, da dove attendono il sopraggiungere dei sacerdoti. Solo terminata la Funzione della Salve il parroco si porta a salutare, davanti alla Madonna delle Grazie, il Sindaco e le Autorità. Dovremmo rientrare nel solco della tradizione, che non prevedeva musiche né durante il percorso né sul sagrato del Duomo, con all’interno le volte gotiche che fanno da cassa di risonanza; musiche che stonano con la solennità e il raccoglimento del momento. Quel camminare per la via più breve, quell’entrare in silenzio nel Duomo e attendere l’arrivo del clero, sono gesti che si rifanno a quella mattina del 3 agosto 1630 quando li Signori Sindaci et Consiglieri et altri cittadini autorizzati si recarono in Duomo dove hanno pregato il molto reverendo Signor Preposito et Capitulo di dare immediato adempimento al Voto. Siamo stati fedeli per secoli, converrebbe chiarire perché si è deciso di modificare un cerimoniale denso di significati. La speranza è che, capite “le effimere motivazioni” che portarono a saluti sul sagrato, musica e inchini, si possa tornare nel solco della tradizione. Chieri ha perso dal secondo dopoguerra molti gesti antichi, preziosi e significativi; preservare questo cerimoniale in onore della Madonna delle Grazie, così come quello per i Santi Giuliano e Basilissa e quello per il Corpus Domini, ci consentirebbe di non spezzare quei fili con la Storia, che sono le nostre radici e che ci caratterizzano come comunità civile e religiosa.
Anche un verbo e un silenzio possono essere spunti per raccontare la nostra storia.
Roberto Toffanello