CURIOSITA’ NOVARESI 54. I TEMPLARI A NOVARA

Chiesa di S. Maria delle Grazie, attuale parrocchiale di S. Martino

Inizialmente stimati, lodati ed ammirati i Cavalieri del Tempio, più spesso conosciuti come Templari, furono quindi biasimati, vituperati, uccisi, fino al rogo a cui fu condannato il loro ultimo Gran Maestro (18 marzo 1314) che, malgrado le torture, aveva rifiutato di confessare delitti mai commessi, dichiarando anzi l’innocenza dell’Ordine del Tempio, ingiustamente accusato dal Re francese Filippo il Bello di crimini efferati, allo scopo di distruggerne la potenza e rapinarne le ingenti ricchezze. Non molti sanno che anche Novara era sede di una precettoria templare, che, con la soppressione dell’Ordine, fu attribuita in proprietà (come avvenne per tutti i beni immobili dei Templari) ai Cavalieri di Malta, anche detti Giovanniti o Gerosolimitani.

Già il volume “Guida all’Italia dei Templari” di B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, pubblicato nel 1989 dalle Edizioni Mediterranee, ricorda tra gli insediamenti templari scomparsi la mansione di San Guglielmo di Novara da cui dipendeva anche la “domus” di Santa Maria della Magione e specifica: “Sorgeva nel Borgo di San Gaudenzio fuori porta Vercelli. Nel 1312 passò ai Giovanniti”.

Hotel Croce di Malta, via Giulio Biglieri 2a

Salvatore Fiori nel suo interessantissimo saggio “I Templari nel territorio novarese”, pubblicato da Interlinea Edizioni nel 2015, dedica invece un intero capitolo a “San Guglielmo, la precettoria di Novara”, parlando della “tarda precettoria templare di Novara, detta di San Guglielmo”. In più occasioni la “domus” di Santa Maria viene confusa con la precettoria di San Guglielmo o comunque entrambe le chiese vengono erroneamente considerate due immobili presenti nello stesso luogo. Fiori però specifica con chiarezza che nei numerosi documenti giovanniti la commenda di San Guglielmo è riportata quale unica proprietà ex templare novarese certa, acquisita dopo le confische del 1310, con aggregata come suo membro, ma non sempre riportata, Santa Maria della Magione, che si trovava in una località diversa da Novara.

San Guglielmo era presumibilmente orientato come si usava nelle chiese medievali e sul suo lato nord (quindi volto a “tramontana”) vi era il suo ingresso laterale, con un portichetto sostenuto da due colonne di pietra, mentre il tetto a due falde era sostenuto da travi e capriate e all’interno vi era un solo altare. Di fianco alla commenda venne poi costruita nel 1473 la chiesa di Santa Maria delle Grazie, tuttora esistente (nella foto), con l’annesso monastero dei Canonici Regolari Lateranensi. Salvatore fiori si sofferma su una mappa non datata ma databile all’inizio del 1600. Si tratterebbe della seconda mappa più antica di Novara

Complesso residenziale costruito nell’area della Precettoria templare, a sinistra la chiesa di S. Maria delle Grazie

che si conosca. La prima datata 8 agosto 1595 mostra l’iniziale abbattimento delle mura medievali e l’avvio della costruzione dei bastioni voluti da Carlo V nel settembre 1544. La carta evidenzia come già costruiti solo due bastioni occidentali, quelli di san Gaudenzio e di San Simone, mentre l’altra mappa, più recente, indica come già costruiti otto bastioni. Il nono bastione sarà poi realizzato tra il 1606 e il 1610 e l’ultimo infine negli anni successivi.

Nella mappa seicentesca si può notare come sul lato occidentale delle mura, di fronte alla porta di Vercelli, si trovi una struttura fortificata di forma quadrilatera che si protende verso ovest, cioè verso il sobborgo detto Barazzolo. Risulta incluso il vero borgo di San Gaudenzio, termine che dopo le demolizioni viene esteso al borgo San Martino e allo stesso Baraggiolo. In epoca moderna poi, dimenticata l’antica basilica del santo patrono, che sorgeva all’incirca all’inizio dell’attuale viale XX Settembre (che fu poi ricostruita all’interno delle mura, dove sorge, maestosa, tuttora), il grande sobborgo occidentale della Città sarà poi chiamato quartiere San Martino. Dal quadrilatero fortificato di San Gaudenzio muovevano due vie che uscivano dalla porta di Vercelli: la prima andava decisamente ad ovest e tagliava il borgo San Gaudenzio, attraversando quindi il borgo Barazzolo e divaricandosi quindi per dare origine alla via per Biandrate e a quella per Varallo e la Valsesia, la seconda, in direzione sud ovest, tagliava in diagonale il borgo e diventava la strada per Vercelli, col nome di strada Vercellesa (in seguito strada Regia o via per Torino).

Nella mappa si nota, come rileva Fiori, che “Di fronte al ponte e all’arco d’ingresso ovest delle fortificazioni del borgo San Gaudenzio, s’innalzavano isolate le sagome della chiesa e monastero della Madonna delle Grazie, chiamata popolarmente ‘Le Grazie’ e il più modesto agglomerato della commenda di San Guglielmo, entrambi appartenenti più al borgo ‘Baragiolo’ che al borgo di San Gaudenzio, distando in pratica circa 500 metri dalla porta della città”. Dopo la demolizione dell’intero borgo San Gaudenzio le due strutture dalla metà del secolo XVII fino ai primi decenni dell’Ottocento erano certamente i primi complessi edificati fuori città verso Biandrate, nel sobborgo di Barazzolo ormai chiamato di San Martino.

Via Commenda, angolo corso Andea Costa

La precettoria templare di San Guglielmo era presumibilmente, come afferma Fiori, sulla strada per Biandrate “con il fianco nord della chiesa e il suo portichetto d’ingresso laterale affacciato sulla piazza adiacente alla via, mentre il sedime con le altre strutture si sviluppava verso sud, fino al confine con i terreni di pertinenza della chiesa delle Grazie”. A proposito della sua ubicazione non è possibile invece accogliere le ipotesi di altri studiosi che la volevano nel sobborgo di S. Agabio (confondendola probabilmente con la mansione dei Giovanniti che lì era collocata) o sulla strada per Vercelli (le carte mostrano che San Guglielmo non era sulla strada Vercellesa e per mettersi in comunicazione con essa doveva utilizzare un viottolo che passava davanti alla chiesa delle Grazie, costeggiava un fossato e la incrociava a circa 500 metri di distanza).

La chiesa di San Guglielmo era anche chiamata di San Venere, come testimoniano documenti dei beni appartenuti alla commenda dei cavalieri di Malta di San Giovanni dei Pellegrini, relativi alle proprietà che si trovavano nel borgo San Gaudenzio. La struttura della commenda ha subito nei secoli numerose ristrutturazioni e aggiunte. Una modifica consistente è avvenuta in funzione dell’ampliamento dell’osteria o locanda che lì trovò la sua sede e che aveva tra l’altro anche una grande stalla per i cavalli di viandanti e commercianti che si fermavano in Città. Uno stallino per tre cavalli era invece preesistente e probabilmente faceva parte dell’originaria precettoria o commenda templare. La locanda era molto popolare e frequentata soprattutto nei giorni di fiere e mercati. I documenti ci dicono, come ricorda Salvatore Fiori, che il fittabile Filippo Zuccone vi apre una locanda nell’anno 1667-1668. L’osteria era inizialmente conosciuta come osteria di San Venere e successivamente come locanda della Commenda. I disegni di quell’epoca mostrano la chiesa a pianta quadrata con l’altare a est, davanti all’abside, i muri laterali avevano entrambi una porta. Una si apriva a sud sul cortile interno e l’altra, con il portichetto a due colonne già citato, si apriva invece a nord sulla piazza che costeggiava la via che andava verso la Città. Come ricorda ancora Fiori: “La cappella non ha facciata o portale d’ingresso, anzi a ovest è addossata a un corpo di quattro vani aggregati a due a due… Tra le nuove stalle e il corpo di fabbrica addossato alla chiesa sono allineati due vani detti ‘sala’ e ‘sala grande’, preesistenti agli ampliamenti settecenteschi. Si ritiene facilmente intuibile, osservando la pianta, che i quattro vani ricavati a ovest della cappella siano stati ottenuti tramezzando e riducendo la chiesa antica, dimezzando così il suo volume interno originale e alterando nel frattempo anche parte del suo lato perimetrale nord. Questi radicali interventi si potrebbero datare al 1667, quando Filippo Zuccone ha adattato la commenda a locanda… Al piano terra le due sale più antiche (‘sala’ e ‘sala grande’) poste davanti all’ex facciata dovevano già far parte della precettoria templare perché forse il nome ‘sala grande’ è memoria della sala capitolare della ‘domus’, dove i frati potevano riunirsi in ‘capitolo’. Tutto questo è solo ipotizzabile poiché non vi sono documenti a testimoniarlo…”.

San Guglielmo divenne provvisoriamente sede della parrocchiale di San Martino quando nel 1727 venne abbattuta la precedente chiesa parrocchiale pericolante. Venne però abbandonata e probabilmente non più adibita al culto ed utilizzata per usi profani (restando però la proprietà dei cavalieri di Malta) già nel 1734 con la ricostruzione della nuova chiesa parrocchiale di San Martino. Nel 1833 il complesso dei Lateranensi con la chiesa di Santa Maria delle Grazie viene acquistato dal Comune e grazie al lascito Gaudenzio De Pagave il monastero viene prima trasformato in un ospizio per poveri e inabili e poi in una casa di riposo. La chiesa delle Grazie viene invece acquistata dagli abitanti del borgo che la vogliono come sede della nuova parrocchiale di San Martino. Il complesso di San Guglielmo, da tempo trasformato in osteria della Commenda, viene acquistato nel 1838 dal signor Dell’Erra, che fece demolire l’intero fabbricato per costruire nella stessa area, dove si trovavano precedentemente gli edifici, il cortile e gli orti dell’ex commenda, la “Fonderia e officina meccanica Dell’Erra”.

A seguito della demolizione il proprietario dell’osteria spostò l’attività verso il cosiddetto “rondò delle carrozze” (l’attuale viale XX Settembre), un luogo più vicino al centro cittadino, aprendo così l’albergo Croce di Malta, che ancor oggi esiste, ora collocato in via Giulio Biglieri 2a (nella foto l’hotel oggi), così chiamato a ricordo della storia plurisecolare di cui è erede e testimonianza. Nel 1973 venne poi demolita anche la fonderia Dell’Erra e al suo posto venne costruito un moderno complesso residenziale (nella foto), che si eleva tuttora a lato della piazza e della chiesa delle Grazie. Il complesso, che occupa quindi l’area dell’antica precettoria templare, si affaccia su via delle Grazie, via De Pagave e quella via Andrea Costa, che riprende il tracciato della antica strada per Biandrate. Su via Andrea Costa si immette, appena più avanti del complesso residenziale e sul lato opposto allo stesso, via della Commenda (nella foto), che richiama probabilmente nella sua intitolazione quella commenda, prima templare e poi giovannita, che appunto poco distante si trovava. L’albergo e la via sono quindi le ultime testimonianze evidenti di un lontano passato che merita di essere ricordato.

Enzo De Paoli