PIEMONTE ARTE: THEO GALLINO, CHIERI, CAMBIANO, BONALUMI, SERAFINO, ASTE BOLAFFI…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
RIVOLI. IL PREMIO CARENA AL CHIERESE THEO GALLINO
Sabato 21 ottobre presso la Dependance della Casa Museo Antonio Carena di Rivoli, si è svolta, alla presenza dei giurati Edoardo Di Mauro (Direttore del MAU), Barbara Aimar (critica d’arte), Bruno Stizzoli (artista), Alessandro Chetta (giornalista Corriere della Sera) e Matilde Domestico (vincitrice della prima edizione del Premio), la cerimonia di premiazione della seconda edizione del Premio Antonio Carena.
Il Premio, voluto e promosso dagli eredi dell’artista scomparso Antonio Carena per identificare e dare spazio a nuove idee e talenti nel mondo dell’arte, prevede l’assegnazione di riconoscimenti dedicati ai primi tre classificati (ed al più votato del Premio Social su Instagram) nonchè l’esposizione delle opere dei primi due classificati nella Casa Museo Antonio Carena. I loro lavori verranno esposti e presentati ai visitatori insieme alle opere della collezione permanente, rappresentative dell’intero percorso di ricerca, studio, sperimentazione ed innovazione dell’artista.
Il tema di quest’anno, la pop art, richiedeva una riflessione sul percorso pop dell’artista e la presentazione di un’opera che fosse una personale e odierna interpretazione della corrente.
I 30 artisti partecipanti alla collettiva dal titolo “Tempi oggidiani”, hanno proposto soggetti ed idee espressione di concetti legati alla pop art quali la ripetizione, il rovesciamento di senso, i fumetti, ma soprattutto hanno offerto rielaborazioni personali di una delle esigenze dell’arte nel periodo in cui la corrente imperava, che Carena fece propria e stravolse: quella di rivolgersi alle masse anzichè all’individuo singolo dando una nuova veste ad elementi conosciuti.
I vincitori sono: Theo Gallino con l’opera “Insieme in un soffio” al primo posto al quale seguono “Effimero” di Andrea Zanninello e Carola Allemandi con “Sul corpo”.
– L’ artista Theo Gallino è il vincitore di questa edizione del Premio.
L’artista chierese (nato a Poirino nel 1957), si distingue per la continua ricerca di materiali e linguaggi che ogni volta si aggiungono alle sperimentazioni precedenti, ampliando e approfondendo temi e pensieri sviluppati in più di trent’anni di lavoro. Theo, che fa parte degli artisti trattati e promossi nel mercato dell’arte dalla nota e stimata Galleria Lara e Rino Costa Arte Contemporanea, ha partecipato al Premio con un’opera che racchiude diversi elementi della sua ricerca: il valore materiale e immateriale della memoria, delle origini, delle tradizioni, degli affetti, delle persone e della conoscenza; l’unione di legno, carta, elementi naturali; le frasi stereotipate che si ripetono e ripropongono; i pollini che simboleggiano la vita, imprinting genetico dell’artista che ogni volta muta e rinasce su un materiale diverso o più forte. – Secondo classificato, Andrea Zanninello, giovane pittore orbassanese che, in parallelo alla formazione accademica, da autodidatta ha perfezionato le sue tecniche autonomamente, spinto dal trasporto per l’arte che lo caratterizza. Così la sua pittura si è evoluta: dagli esordi, quando prediligeva la raffigurazione di personaggi ricercati, anche a livello storico ed ‘accademico’, è passato alla scelta di non stare più dentro i contorni, decidendo di ritrarre persone ‘della sua vita’ e di farlo tornando alle origini, ossia all’olio in bianco e nero, dando ai dipinti toni sempre differenti, utilizzando materia. A ciò si aggiunge l’uso di nuovi materiali e la sperimentazione nel loro utilizzo.
– La terza classificata, Carola Allemandi nata a Torino nel 1997, ha scoperto autonomamente la fotografia.
La sua fotografia narra di cose conosciute che nell’immagine fermata, sfuggono. Le immagini sono la fusione di sicurezza e fluidità. I soggetti scelti sono pretesti per parlare della fissità del tempo, per proporre figure senza epoca, come nei ‘nudi’ che grazie all’uso dell’ombra assumono una dimensione scultorea, anche mediante l’atmosfera fatta di profondità in bianco e nero e la stampa opaca.
– Andrea Zanninello con la sua opera “Effimero”, è risultato anche vincitore del Premio Social, con le votazioni raccolte dal pubblico e dai follower su Instagram (Ig. antoniocarena Casa Museo Antonio Carena).
La prossima edizione del Premio si terrà nel 2025 in occasione del centenario dalla nascita di Antonio Carena. Sarà un’occasione per ricordare in maniera speciale il lavoro dell’artista. Nicolò Balocco, il nipote dell’artista che cura la Casa Museo e l’intera collezione insieme a Tin Carena (la figlia), ha pronto un ricco calendario di esposizioni ed appuntamenti nella location, per promuovere, imparare ed intrattenere con l’arte.
Era presente alla premiazione per l’Amministrazione Comunale Tatiana Perrone.
CHIERI. SI INAUGURA LA CAPPELLA DI SAN FILIPPO CON LA MOSTRA LA MATERIA PARLA. Sculture d’autore in dialogo con la città
Martedì 31 ottobre 2023 – ore 18
Inaugurazione della Cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri e della mostra diffusa di arte contemporanea
LA MATERIA PARLA. Sculture d’autore in dialogo con la città
a cura di Monica Trigona
Complesso di San Filippo Neri
Via Vittorio Emanuele II, 65
CHIERI
Seguirà la visita agli altri spazi espositivi: sagrato della Chiesa di San Filippo, sagrato della Chiesa di San Bernardino, Cappella dell’Ospizio di Carità (Giovanni XXIII), Imbiancheria del Vajro
La mostra sarà aperta al pubblico dal 3 novembre 2023 al 7 gennaio 2024
Sarà una mostra di arte contemporanea ad inaugurare la Cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri, che riapre al pubblico dopo un importante intervento di restauro conservativo che l’ha riportata agli splendori originali. E come avvenuto negli anni passati, la Cappella tornerà ad essere uno dei principali luoghi della cultura a Chieri, dove sarà possibile organizzare eventi di vario genere: esposizioni, concerti, spettacoli teatrali, conferenze, incontri.
Si inizia quindi con LA MATERIA PARLA. Sculture d’autore in dialogo con la città, una mostra diffusa che proprio dalla Cappella di San Filippo avrà il suo punto ideale di partenza, ma che si svilupperà in altri quattro siti di Chieri: la Cappella dell’Ospizio di Carità (Giovanni XXIII), il sagrato della Chiesa di San Filippo, il sagrato della Chiesa di San Bernardino e l’Imbiancheria del Vajro, una contaminazione tra architetture classiche e declinazioni artistiche contemporanee che offrirà ai visitatori la possibilità di conoscere autori di fama internazionale.
Curata da Monica Trigona, la mostra si collega a una tradizione che qualifica Chieri e la accredita come una città attenta alle suggestioni dell’arte contemporanea. Una visione che si è rafforzata negli anni con la scelta di valorizzare la Fiber Art, espressione artistica del Tessile, altro grande elemento caratterizzante il territorio. Questa corrente artistica, dalla dimensione internazionale, prende a prestito le tecniche dei tessitori utilizzandole in maniera del tutto inedita e concettuale ed è animata da uno spirito pionieristico nel processo di riuso dei materiali più svariati.
La mostra LA MATERIA PARLA. Sculture d’autore in dialogo con la città si connette idealmente alle esperienze espositive precedenti in ambito della Fiber Art, che ha contribuito a legittimare l’utilizzo di qualsiasi medium, a fronte di una forte e sincera verve creativa.
L’esposizione si propone infatti di indagare certe produzioni plastiche, originali e personalissime, che dagli anni Ottanta del secolo scorso sino ai giorni nostri hanno concorso allo sviluppo della multiforme espressione contemporanea attribuendo grande importanza all’elemento profondo e primario che è sostanza del proprio linguaggio: LA MATERIA. L’artista infatti è andato ad assumere atteggiamenti sempre più radicali nei suoi confronti: talora si piega alle sue forze interne condizionando forme e superfici delle opere, talora gioca con le sue caratteristiche intrinseche praticando differenti aggregazioni e giustapposizioni, talvolta ne stravolge la natura provocando interessanti slittamenti di senso e spiazzamenti percettivi.
CAMBIANO. MOSTRA IL QUADRATO.2
MONTALDO TORINESE. MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA AL CASTELLO
In occasione della Festa del Bollito, nella salka espositiva ai piedi del castello di Montaldo Torinese, hanno esposto le loro opere gli artisti Claudio Gioria, Daniela Gho, Giussin. Marisa Valle e Raffaella Rochira (nella foto in alto gli artisti partecipanti)
GALLERIA MAZZOLENI. MOSTRA:AGOSTINO BONALUMI: IL TEATRO DELLE FORZE
Con la mostra Agostino Bonalumi: il Teatro delle Forze Mazzoleni torna a dedicare, nel decimo anno della scomparsa (1935-2013), una grande retrospettiva al maestro lombardo la quale sarà inaugurata a Torino il prossimo 1 novembre.
La mostra, a cura di Marco Scotini, intende focalizzarsi su una delle stagioni più felici dell’attività creativa di Bonalumi dalla fine degli anni Sessanta fino agli anni Settanta.
Attraverso una ricca selezione di opere plastiche di grandi dimensioni, l’esposizione presenta anche una serie di documenti e bozzetti grafici originali grazie alla collaborazione con l’Archivio Bonalumi di Milano, la Fondazione Cini di Venezia e a prestiti dell’Archivio Storico del Teatro dell’Opera di Roma.
Fino al 30 novembre anche la sede londinese ospita una mostra, dedicata a d Agostino Bonalumi The Paradox of Proximity: Agostino Bonalumi and Lee Seung Jio, che offre un ricco confronto con le opere dell’artista coreano.
ALICE SERAFINO. ‘SONO SOLO LUNE DI CARTA’
20 ottobre – 20 novembre 2023
Elena Salamon Arte Moderna – Via Torquato Tasso, 11 (piazzetta IV Marzo)
Con cinquanta opere uniche e originali da venerdì 20 ottobre, alla Elena Salamon Arte Moderna ‘Sono solo lune di carta’, la mostra personale di Alice Serafino. Una retrospettiva artistica e intima degli ultimi quattro anni di lavoro, una ricerca inedita in cui la cianotipia – antico metodo di stampa fotografica che sfrutta l’azione di due sali di ferro i quali, miscelati insieme e spennellati su una superficie, reagiscono ai raggi UV dando vita all’immagine fotografica dal tipico colore Blu di Prussia – si mescola al collage e all’acquerello.
A dieci anni dalla sua prima mostra, ‘Piccoli mondi a contatto’ del 2013, Alice torna a raccontarsi nella galleria di Elena Salamon, curatrice dell’esposizione.
“Chi vorrà accogliere la profonda poesia di queste opere, si confronterà con emozioni che appartengono all’umanità tutta e che potrà interpretare secondo il proprio personalissimo sentire” sottolinea la curatrice che dai fotogrammi custoditi nella wunderkammer dell’artista, ha selezionato cinque percorsi: QB, Prati, Sandman, Out of the blue e Lunatiche.
QB, da leggere sia ‘cubi’ sia ‘quanto basta’. ‘Cubi’ come le campiture colorate ad acquerello che, abbinate ai ritagli di mani, suggeriscono allo spettatore diversi e possibili stati d’animo. ‘Quanto basta’ come l’ingrediente che nelle ricette non necessita di grammature precise, lasciando libero chi le prepara di dosarne la quantità per un gusto ogni volta unico e personale.
La serie Prati (acquerello e collage), fatta di lunghi fili d’erba dipinti in cui figure ritagliate si addentrano con la loro curiosità instancabile, il desiderio di scoprire giardini segreti e di diventarne parte.
La sezione Sandman, con il ricordo e la raffigurazione dell’omino del sonno che nel folklore nordico porta sogni felici cospargendo di sabbia magica gli occhi dei bambini che stanno per addormentarsi.
Le tavole di Out of the blue (improvvisamente) i cui protagonisti sono quasi tutti bambini, interpreti prediletti dell’arte di Alice Serafino che guarda il mondo con lo stesso immediato stupore. Il titolo descrive la meraviglia e lo sbigottimento provati di fronte a un evento inatteso. I personaggi “sbucano dal blu” di cieli, di spruzzi, di pozzanghere e di galassie in cui perdersi.
E, infine, la serie Lunatiche, pose iconiche da dive del cinema, piedi nudi a mezz’aria, collant seducenti e gambaletti alla garçon. Un ironico quanto serio inventario di tutte le donne che una donna può essere.
“Gli ultimi quattro anni sono stati per me un vero e proprio giro di boa – dichiara Alice Serafino parlando del suo lavoro -. Contemporaneamente agli avvenimenti globali che hanno stravolto l’esistenza collettiva e intimamente turbato le vite individuali, per questioni personali, ho attraversato un lungo periodo di alternanza tra attività e profonda introspezione. Tutto questo non poteva non riflettersi nel mio lavoro. L’evoluzione è stata fisiologica. Invece di continuare a catalogare il mondo, il mio sguardo si è spostato all’interno. Come a cercare quella minuscola scintilla che, nonostante tutto, coraggiosa e ostinata, continua a brillare. La cianotipia è una tecnica semplice e molto versatile con la quale dal 2016 ho lavorato, progettando nel dettaglio, e con meticolosa precisione, intere serie come ‘Naturalia’, ‘Lune e Bambù’ e ‘Minuscule’ – continua l’artista -. Il rigore che ha caratterizzato i miei primi anni di attività e che peraltro è ancora evidente negli sfondi delle ‘Lunatiche’ e nelle opere della serie ‘Out of the Blue’ si è ridimensionato, lasciando spazio all’impulsività e all’immediatezza del gesto e a volte anche al caso. Come nei sentimenti puri di gioia e divertimento dei bambini, le emozioni non si riescono a contenere, le corse nei prati, i salti nelle pozzanghere e gli schizzi di acqua e sabbia dei giochi tra le onde non lasciano indifferenti neanche i margini bianchi della carta, che infatti ne rimangono intrisi”
La mostra sarà visibile fino al 20 novembre 2023, il martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00; giovedì e sabato dalle ore 10.30 alle ore 19.00 (orario continuato).
DA SCHIELE A WARHOL: UN APPUNTAMENTO ASTE BOLAFFI CON LA GRANDE ARTE DEL NOVECENTO
A Torino quasi cinquecento opere di Arte Moderna e Contemporanea
Da Egon Schiele a Andy Warhol, passando per Picasso, Magritte, Burri e De Pisis: sono solo alcuni dei nomi che caratterizzano l’appuntamento dedicato da Aste Bolaffi all’Arte Moderna e Contemporanea nella storica sede torinese di Via Cavour 17, Martedì 7 e Mercoledì 8 Novembre 2023.
Spicca una ricercata selezione di opere su carta di altissimo livello, con 80 lotti di artisti che hanno segnato la storia dell’Arte Moderna e Contemporanea tra cui Miró, Picasso, Klimt, Klee, Magritte, Kounellis, Keith Haring, Otto Dix, Léger, Sironi e Balla.
L’opera più rilevante in catalogo: il “Nudo sdraiato” di Egon Schiele (lotto 171), datato 1910 e realizzato con tecnica mista su carta dal visionario artista austriaco. Realizzata in un momento cruciale della svolta artistica di Schiele, torna sul mercato dopo aver fatto parte di una collezione privata per quasi cinquant’anni. Con un eccezionale pedigree se ne traccia la proprietà fin dagli anni ’20. Esposta in grandi mostre, a Vienna nel 1935 e a New York nel 1971, venne infine acquistata nel 1974 nella galleria torinese I Portici dalla famiglia dell’attuale proprietario, a cui poi giunse, come regalo di laurea da parte dei genitori. Quest’opera presenta una “stima a richiesta”: formula spesso usata per lotti di valore milionario per dire che sarà comunicata nei giorni precedenti la vendita solo ai partecipanti all’asta.
Il lavoro di Schiele, così come tutte le altre opere in asta, sarà esposto in anteprima al pubblico presso la Sala Bolaffi a Torino, in Via Cavour 17, da Giovedì 2 a Martedì 7 Novembre, dalle 10 alle 18, in concomitanza con le attività della Torino Art Week 2023, offrendo un’ulteriore opportunità a collezionisti ed appassionati per ammirare moltissime opere tra cui alcune di valore museale.
Tra gli altri lotti in evidenza troviamo “Paysan catalan”, un disegno di Joan Miró del 1930 valutato tra 45.000 e 60.000 Euro (lotto 151) e “Nu allongé (Dora Maar)”, un’opera in inchiostro su carta realizzata da Pablo Picasso nel 1938, anch’essa stimata tra 45.000 e 60.000 Euro (lotto 150).
Un altro lotto notevole è il “Mädchen am Spiegel” del 1920, un bozzetto preparatorio di Otto Dix per il dipinto “Ragazza davanti allo specchio” del 1921. Con una stima tra 7.000 e 12.000 Euro (lotto 164) il disegno ritrae una vecchia meretrice, anche se l’artista all’epoca la definì ‘una ragazza’ nel titolo. Il dipinto a cui poi diede spunto questo bozzetto fu sequestrato dalle autorità nel 1922, per la sua scabrosità. Influenti collezionisti intercessero in favore di Otto Dix, ma il dipinto andò comunque perduto durante la Seconda Guerra Mondiale e oggi ne esiste solo una foto in bianco e nero. Nella sezione delle opere su carta si segnala infine “Study of One Seated and Four Standing Figures”, una tecnica mista datata 1940 di Henry Moore, che va all’asta con una stima compresa tra 18.000 e 25.000 Euro (lotto 134).
Nella sezione generale del catalogo anche sei arazzi inediti, identici per forma e soggetto ma diversi per colore, di Alighiero Boetti della prima e celebre serie “Ordine e disordine” del 1973 (lotti 78-83). Commissionati per una composizione di quarantanove elementi presentata nel 1975 alla Galleria Area di Monaco, sono stimati tra 50.000 e 80.000 Euro l’uno ma, alla fine della loro vendita individuale, tutti e sei gli arazzi potranno essere acquistati assieme come lotto unico. Il ritrovamento di queste opere provenienti dalla stessa “performance” di Boetti è infatti da considerarsi eccezionale.
Nella stessa sezione dell’incanto anche “Natura morta con pesce”, un quadro di Filippo de Pisis (lotto 62), olio su tela datato 1932 proveniente dalla collezione di Riccardo Gualino, valutato tra 40.000 e 60.000 Euro. Tra le altre opere anche due importanti lavori di Mario Schifano “Facciate” datato 1990, in smalto e tecnica mista su tela, valutato tra 25.000 e 30.000 Euro (lotto 75) e “Paesaggio anemico” un grande smalto su tela risalente al 1979-1980, stimato tra 30.000 e 40.000 Euro (lotto 76).
Infine nella sezione di multipli, edizioni e stampe, si evidenziano due serigrafie su carta del 1975 di Andy Warhol intitolate “Ladies and Gentleman” (lotti 24 e 25), valutate tra 8.000 e 12.000 Euro.
MARIO DAVICO. UNA PLAUSIBILE FORMA DELL’ASSOLUTO
Galleria del Ponte C.so Moncalieri 3
Fino al 25 novembre 2023 Dal martedì al sabato 10.00/12.30; 16.00/19.30
Dal 20 ottobre in Libreria Borgopò Via Ornato 10 presentazione di una selezione di opere
Fino al 15 Novembre 2023 Dal martedì al sabato 10/13; 16/19:30
28 ottobre ore 17.00 Presentazione in Libreria Borgopo’ della monografia dedicata all’artista e del catalogo delle mostre in corso. Presenti i curatori Armando Audoli e Pino Mantovani
Mario Davico (1920-2010) fu pittore molto apprezzato nella Torino del Dopoguerra: espose alla galleria La Bussola ripetutamente dal 1950 al ‘59, alla Prima Mostra internazionale dell’Art Club, a Pittori d’oggi Francia-Italia dal 1953 al 1961. Nel ricco panorama italiano, fu presente alle più importanti rassegne nazionali: Biennali veneziane dal ‘1948 fino alla Personale nel 1962 e Quadriennali romane dal 1948 al 1965, partecipò con successo a numerosi Premi. Ottenne anche riconoscimenti internazionali: espose a Parigi, alla Galleria Charpentier, e in altri paesi europei, in America, Giappone, Australia, sempre con selezionate rappresentanze di artisti italiani. La decisione di ritirarsi dalla scena dell’arte, determinò una graduale sparizione del nome di Davico, senza che, peraltro, cessasse il suo dialogo con alcune forme della pittura “riflessiva” contemporanea, e resistendo al mito della sua solitaria figura. Alla fine degli anni Settanta riprese ad esporre opere storiche e dell’ultima produzione costituita da monocromi tessuti con straordinaria sensibilità e lucido rigore. Nel 1994, l’Accademia Albertina dove ha insegnato dal 1949 gli dedica nel Salone d’onore, che ha ospitato rarissime mostre di grandi maestri della scuola, una Antologica da lui stesso costruita con estrema cura. Per l’occasione uscì un catalogo a cura di Marco Rosci e Pino Mantovani; nel 2019 è stata pubblicata una monografia, edita da Allemandi, con saggi di Flaminio Gualdoni, Cristina Valota, Franco Fanelli, Riccardo Cavallo.
La Galleria del Ponte, che venne individuata dallo stesso Mario Davico come riferimento espositivo privilegiato negli ultimi quindici anni di vita, e che ha già ospitato nel 2012, a due anni dopo la morte dell’artista, una ricca antologica, nuovamente mette a disposizione il suo articolato spazio per una mostra che presenta notevoli motivi d’interesse tanto per la presenza di opere che a Torino non si vedevano da tempo, o addirittura inedite, quanto per l’impostazione che partendo dalla prima Personale alla Galleria La Bussola del 1950, documenta sinteticamente la vicenda di un artista che, tenendosi stretto alla sua scelta “astratta”, responsabilmente duramente conquistata, ha saputo farla vivere, senza mai scadere nella ripetizione. Come già segnalarono i suoi critici storici, Albino Galvano e Luigi Carluccio, e come ancora sottolinea Armando Audoli nell’esemplare saggio di presentazione in catalogo: “Totalmente disinteressato e avulso dal mercato, l’artista distillava quasi in segreto la quintessenza del proprio pensiero pittorico – attraverso il filtro di un’intelligenza e di una spiritualità da visionario, spingendosi ai limiti della tenuta nervosa ed emotiva – e lo faceva fino al raggiungimento di una definitiva ragion d’essere dell’immagine, di una inappellabile giustezza, precisione e pulizia”.
In contemporanea sarà presentata presso la Libreria Borgopò una scelta di opere di Mario Davico, adeguata allo spazio ma tale da restituire una immagine convincente del suo impegno di ricerca. Si è, dopo tanti anni, proposta una natura morta dell’inizio degli anni Quaranta, che desse
un’idea della qualità di Davico “figurativo”, cioè di una produzione che il pittore aveva cancellato dalle pubblicazioni. Nell’esposizione si è voluto documentare il percorso dell’artista nella sua notevole varietà all’interno della coerente scelta astratta, sia pure con lavori di dimensioni ridotte. Di qualche opera è documentato sinteticamente il processo di costruzione.
Il 28 ottobre alle 17,00 presentazione in Libreria delle monografie dedicate all’artista e del catalogo sulle mostre in corso. Presenti i curatori, Armando Audoli e Pino Mantovani.
UN’OPERA DELLA GIPSOTECA DI SAVIGLIANO IN PRESTITO A TORINO
Si tratta del bozzetto in gesso del basamento del monumento al principe Amedeo di Savoia, realizzato da Davide Calandra. Sarà esposto a palazzo Madama
Un’opera della gipsoteca saviglianese Davide Calandra andrà per un periodo a fare bella mostra di sé a Torino. È il bozzetto in gesso del basamento del monumento al principe Amedeo di Savoia del Calandra, che verrà prestato per la mostra “Liberty. Torino Capitale”, in scena a palazzo Madama dal 24 ottobre al 10 giugno.
Si tratta di un’esposizione concepita a supporto della candidatura di Torino a Patrimonio Mondiale dell’Unesco, che si propone di raccontare con un centinaio di opere il fondamentale ruolo della Capitale sabauda per l’affermazione del Liberty.
Quello custodito presso il Museo civico di Savigliano è il bozzetto in gesso del monumento equestre ad Amedeo di Savoia duca d’Aosta realizzato da Davide Calandra e posto al parco del Valentino nel 1902. Sul bozzetto del basamento, ovvero la parte che sarà prestata a palazzo Madama, sono raffigurati i principali rappresentanti della dinastia Sabauda.
Il prestito dell’opera – per mano di una ditta specializzata in operazioni di questo tipo, nelle massime condizioni di sicurezza – ha avuto il benestare della Sovrintendenza.
CHERASCO. LE SCULTURE DI ROSALDA GILARDI BERNOCCO A PALAZZO SALMATORIS FINO AL 7 GENNAIO
È stata inaugurata, sabato 14 ottobre 2023, alla presenza delle massime autorità, l’esposizione personale di una parte delle opere scultoree che l’artista Rosalda Gilardi Bernocco, di origini cheraschesi, ha voluto donare alla città di Cherasco.
Rosalda Gilardi Bernocco, nata nel 1922 a Savona, proviene da una famiglia di origini cheraschesi e regolarmente, durante l’estate, soggiornava per diverse settimane presso i parenti che risiedono tuttora a Cherasco.
L’artista partecipò a molte mostre internazionali di grande rilevanza, in particolare anche a una edizione della Biennale Internazionale di Venezia nel 1972 e l’opera esposta fu acquistata da Peggy Guggenheim e collocata permanentemente nel giardino veneziano della sua abitazione-museo.
Il lascito cheraschese si riferisce a tutte le opere scultoree custodite nella proprietà di Querceta, una villa a pochi chilometri da Forte dei Marmi, un centinaio di medie e grandi dimensioni realizzate in pietra, granito, marmo e bronzo, collocate nel parco o custodite all’interno dell’abitazione. Pur risalendo al 1999 la morte dell’artista, per via di traversie, solo da un anno la Città di Cherasco ha potuto espletare le pratiche di accettazione.
In merito al valore, alla qualità artistica delle opere e al curriculum della vita della Gilardi Bernocco è stato costituito un comitato di esperti che, dopo averne preso visione, previo alcuni sopraluoghi, ha deciso che valeva sicuramente la pena di accettare, ma soprattutto di avviare un percorso di valorizzazione della sua opera. Ha quindi preso avvio una prima catalogazione, sul posto a Querceta, costituita da una numerazione progressiva di ogni scultura, una foto, l’indicazione del tipo di materiale e le dimensioni; registrazione ultimata quando le opere sono state trasportate a Cherasco.
Alle operazioni sopra elencate hanno partecipato più persone coordinate da Cinzia Tesio che ha suggerito e avviato, in collaborazione con Rino Tacchella, un importante progetto da svilupparsi in fasi successive, ma che alla fine prevede la redazione di un catalogo generale o ragionato che contenga le foto e le didascalie complete di tutte le opere, dipinti e sculture, realizzate dall’artista in oltre mezzo secolo d’attività.
La realizzazione dell’attuale importante rassegna, allestita nelle sale di Palazzo Salmatoris, è stata posta in essere con l’aiuto indispensabile di Giorgio Perino, restauratore accreditato alla Soprintendenza alla belle arti di Torino, che si è occupato della pulizia delle opere da esporre; di Maurizio Colombo che dopo il trasporto delle opere da Querceta si è accollato il mirabile allestimento della mostra in oggetto che consente di percorrere l’evoluzione espressiva che dall’iniziale figurazione sintetica e stilizzata, passando da una fase dalla gestualità informe, giunge alla suggestiva astrazione formale; di Franz Josef D’Ovidio che ha avuto la pazienza di fotografarle tutte, a volte anche da diverse angolazioni; e infine di Anna Lavagna referente dei progetti didattici coinvolgenti finalizzati ad avvicinare e far conoscere l’arte contemporanea alle nuove generazioni.
L’ultima parte del progetto, quella più lunga da realizzarsi per i tempi necessari per ripulire e riportare al colore iniziale le opere più grandi e più significative, prevede, con la collaborazione di Dario Lorenzati, di sistemarne alcune permanentemente all’interno del centro storico in postazioni strategiche dove saranno sicuramente in grado di dialogare con i colori e le strutture del paesaggio urbano di Cherasco.
La mostra “L’Arte di abitare” si può visitare fino al 7 gennaio 2024, con il seguente orario: dal mercoledì al venerdì dalle 14.30 alle 18.30, sabato, domenica e festivi dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30. Ingresso libero, info tel. 0172427050.