CHIERI. SORPRESE D’ARTE E STORIA. Una cosa che lega Chieri con Cracovia
Alcuni anni or sono, il professore di arte dell’Università di Torino Giovanni Romano, nel visitare il Museo Nazionale di Cracovia, in Polonia, restò di stucco nel vedervi esposto un piccolo dipinto cinquecentesco su tavola, dal contenuto identico fin nei minimi particolari a quello di un bassorilievo ligneo che si ricordava di aver visto nella cappella della Beata Vergine del Carmine del Duomo di Chieri. In entrambe le opere si vede un agricoltore che, mentre ara un campo, scoperchia fortuitamente una tomba contenente due corpi: le reliquie dei Santi Giuliano e Basilissa. Una coincidenza veramente sorprendente quella di due opere di contenuto identico situate in Stati così distanti fra loro e con storie così diverse. Come spiegarla? Probabilmente la si spiega analizzando le vicende storiche della cappella della Beata Vergine del Carmine. Una cappella che originariamente era dedicata a Santa Basilissa. Probabilmente la pala del suo altare era costituita da un polittico formato da almeno quattro tavolette, sulle quali erano dipinti altrettanti momenti del ritrovamento e del trasferimento nel duomo di Chieri delle reliquie della Santa titolare e di San Giuliano. Quando, negli Anni Trenta del XVII secolo, il cavaliere di Malta Flaminio Balbiano entrò in possesso della cappella, volle cambiarne la
dedicazione in quella della Beata Vergine del Carmine, e di conseguenza sostituire il polittico con l’attuale tela, fatta eseguire a Genova, con l’immagine della Madonna del Carmelo. Ma forse desiderò anche che nella cappella sopravvivesse la memoria della precedente dedicazione. Perciò, nel conferire allo scultore fiammingo Michele Enaten l’incarico di scolpire l’ancona lignea che incornicia la pala dell’altare, deve aver preteso che in un pannello alla base della stessa egli riproducesse in scultura i quattro soggetti delle tavolette del polittico. In seguito quelle tavolette sono andate perdute, e di esse non si sa più nulla. Salvo di una: quella che, chissà in seguito a quali peripezie, è approdata al Museo Nazionale di Cracovia.
Antonio Mignozzetti