PIEMONTE ARTE: LA MATERIA CHE PARLA, CARMAGNOLA, CAMBIANO, UN MONET A RIVOLI, VESTIGES, DE WAN, OGR…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
CHIERI UNA CITTA’ PER RACCONTARE LA SCULTURA
Con la mostra “La materia parla. Sculture d’autore in dialogo con la città”, curata da Monica Trigona, si coglie in cinque prestigiosi spazi espositivi di Chieri il clima e gli aspetti della scultura italiana tra Novecento e nuovo Millennio.
Un appuntamento che sino al 7 gennaio 2024 coinvolge i cittadini, e non solo, in un suggestivo viaggio attraverso i capitoli di una narrazione che esprime le contaminazioni tra architetture classiche, materia e le attuali declinazioni artistiche. E nella città ricca di ricerche e testimonianze legate alla “Fiber Art”, le sculture realizzate da 18 autori “occupano” il territorio creando un singolare percorso che si snoda dalla Cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri, riaperta al pubblico dopo un significativo restauro conservativo, al sagrato della Chiesa di San Filippo e della Chiesa di San Bernardino, alla Cappella dell’Ospizio di Carità (Giovanni XXIII), sino all’accogliente struttura dell’ex opificio dell’Imbiancheria del Vajro.
Prende, così, forma un itinerario che racchiude la scultura in bronzo, dalle cadenze informali, degli anni Sessanta di Mastroianni, collocata nel giardino dell’Imbiancheria del Vajro, e un Presepio, con due figure stilizzate, in bronzo della seconda metà degli anni Cinquanta di Maria Lai, allieva di Arturo Martini.
E tappa dopo tappa, l’articolato discorso progettuale di Monica Trigona propone momenti di un dialogo con l’ambiente che fluisce dagli anni Ottanta del secolo scorso al linguaggio contemporaneo della scultura tessile di juta riciclata della svedese Diana Orving, un omaggio all’esperienza della Lai, per poi raggiungere l’originalità delle sculture in bronzo “Lobby Star” e “Faccia di bronzo” di Mondino, le ricerche estetiche e sensoriali di Piero Fogliati e la “Sottiletta” del milanese Umberto Cavenago, che trasforma la lamiera, il marmo e il ferro in forme leggere e mobili. Il percorso richiama l’attenzione dei visitatori con i gessi di Giacinto Cerone, il carretto-giocattolo di Silvano Tessarollo e il valore simbolico del modellino di sommergibile inglobato dentro una bottiglia di Antonio Riello.
Si avverte in questa selezione di opere una misura espressiva che unisce gli arabeschi di Carlo Pasini agli “Incidenti planetari” di Marco Mazzucconi, la materia innovativa di Stefano Bonzano alle immagini plastiche in resina di Domenico Borrelli, l’intensità e l’imponente presenza scenica dei lavori di Paolo Grassino all’installazione ambientale di Theo Gallino. In una sorta di visione complessiva che mette in evidenza i contenuti e le soluzioni tecniche di Gabriele Garbolino Rù, il portale in acciaio inox di Salvatore Astore e il gruppo scultoreo, con elementi in acciaio, di Carlo D’Oria.
All’Imbiancheria del Vajro, in via Imbiancheria 12, si tiene venerdì 24 novembre, alle 18, la tavola rotonda “L’evoluzione della materia” con interventi di Monica Trigona, Roberto Mastroianni e alcuni degli artisti che espongono a “La materia parla”, e presentazione del catalogo della Società Editrice Allemandi (orario:venerdì-domenica 15-18, con ingresso gratuito. Le opere sul sagrato della Chiesa di San Bernardino e della Chiesa di San Filippo sono sempre visibili. www.comune.chieri.to.it)
Angelo Mistrangelo
CARMAGNOLA. L’AUTUNNO. GLI AUTUNNI
Il volto di una stagione, e non soltanto
Mostra collettiva a cura di Elio Rabbione con opere prevalentemente pittoriche di 44 artisti dell’Associazione Amici di Palazzo Lomellini
Inaugurazione venerdì 17 novembre 2023 – ore 18:00
Palazzo Lomellini, Piazza Sant’Agostino, CARMAGNOLA
La mostra rimarrà allestita sino al 17 dicembre
Ingresso libero
Un folto gruppo di 44 artisti, tutti appartenenti all’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini”, operante in unione con il Comune di Carmagnola e l’Assessorato alla Cultura, propone la mostra “L’Autunno. Gli Autunni”, curata da Elio Rabbione nelle sale di Palazzo Lomellini con ricchezza di tecniche, oli e tecniche miste e acquerelli su supporti differenti. L’inaugurazione è in programma venerdì 17 novembre 2023 alle ore 18:00 e la mostra rimarrà allestita e visitabile sino al 17 dicembre, ad ingresso libero e con i seguenti orari di visita: giovedì, venerdì, sabato dalle ore 15,30 alle ore 18,30; domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30. “Un percorso pittorico, con un paio di incursioni scultoree – racconta Elio Rabbione – che attraversa innanzitutto quei mesi che ci immettono nel freddo più concreto (qualcuno degli artisti nello spazio che lo riguarda ha parlato anche di “vuoto”) dell’inverno. Mesi dove è contemplata sì la stagionalità, quindi i boschi ingialliti, le ombre più marcate e i raggi del sole che a fatica riescono a intrufolarsi nel folto, i frutti di queste giornate e anche i mercati che li espongono, le nebbie e i pensieri che vanno alla stagione calda appena trascorsa, i fiori nuovi in crescita, i cieli che iniziano a ingrigire”.
“Il volto di una stagione, e non soltanto. Poiché la mostra vuole mettere in evidenza anche simbolicamente Gli Autunni – prosegue il curatore – ampliando il titolo e lo sguardo, soffermandoci un attimo al di là del suo significato più immediato, che ha le sembianze più nascoste di una “discesa” o di una rinuncia, di un affievolirsi dei sentimenti, di una civiltà che sta infelicemente esponendo i propri tratti ormai più affievoliti, di un’epoca che è lo specchio ostile di un comportamento, di un falso ragionare e di un pretesto, di una violenza, di una lotta; di uno scavo a tratti anche sgradito nell’area dei ricordi, nel voltarsi indietro a cercare una speranza, a guardare fuori della finestra a rintracciare un po’ di luce, di un’età non più brillante e dei volti segnati dal tempo, del disagio mal sopportato che può sorprendere ognuno di noi”.
“L’Autunno. Gli Autunni” è l’ennesima occasione per riunire nelle sale di Palazzo Lomellini un buon gruppo d’artisti (tra gli altri, Andreina Bertolini, Anna Branciari, Giorgio Cestari, Dario Cornero, Giancarlo Costantino, Ezio Curletto, Vincenzo Del Duca, Lidia Delloste, Mariarosa Gaude, Giacomo Gullo, Lia Laterza, Giancarlo Laurenti, Adelma Mapelli, Bruno Molinaro, Anna Maria Palumbo, Elio Pastore, Luisella Rolle, Giacomo Sampieri e Mara Tardon), estremamente attivi, affermati in mostre e premi. Nuova occasione per presentare opere non nuove o recentissime, il momento per invitare il pubblico a guardare con ammirazione, a giudicare, a raffrontare, in uno scambio di vivaci idee che non possono non essere l’anima efficace e sempre viva di ogni percorso artistico. Un’occasione per ritrovarsi, per gustare ancora una volta quella socialità di cui molti, oggi, sentono il bisogno.
CAMBIANO. PAOLO CUMANI. LE NOTE DELL’ARTE
CHIERI. “DOVE SI CREA L’ARTE”
Domenica 12 novembre, l’associazione Unione Artisti del Chierese ha organizzato con il patrocinio del Comune di Chieri “Dove si crea l’arte”, una manifestazione rivolta a cittadini e appassionati finalizzata a far conoscere gli artisti di Chieri all’interno dei propri studi e laboratori. NELLA FOTO: lo studio di Tegi Canfari, uno dei laboratori visitati.
ALLA FONDAZIONE AMENDOLA VERA QUARANTA E I MAESTRI PIEMONTESI
Nelle sale della Fondazione Amendola e Associazione Carlo Levi sono aperte sino alle 3 dicembre le mostre “Votivo” di Vera Quaranta e “Sguardi ravvicinati”, con opere della collezione d’arte della Fondazione Amendola firmate da Nino Aimone, Eugenio Broggini, Giuseppe Grosso e Francesco Casorati, a cura di Pino Mantovani. In particolare i lavori di Vera Quaranta prendono spunto e decisivi riferimenti dalla monografia dedicata alle Madonne dei Santuari lucani, pubblicata nel 2006 dalla casa editrice Rinnovamento. Tema centrale è “la donna – sottolinea Pino Mantovani – verticale e potente come una colonna, unitaria e plasticamente caratterizzatain ogni sua parte, che si completa con una testa di plastica bellezza, “mobile” nel senso di autonoma dal resto del corpo e di fatto posizionata alla fine, frontale di profilo o tre quarti, più o meno inclinata secondo convenienza”.
E l’indagine intorno all’approfondita di ricerca di Vera, rivela che le voci nascoste nella materia affiorano alla luce attraverso il ” processo ceramico acqua e fuoco”, dove “si incrociano e materializzano l’oggetto che non è più soltanto tale – scrive Manuela Cusino – ma tassello di una circolare forza generatrice”.
Raggiungendo con lo sguardo “Maria, questa donna umile e silenziosa che si fa voce di tutta una umanità. Una donna verso la quale – afferma Fr Emanuele Marigliano, del Monastero Dominus Tecum di Pra ‘d Mill – generazioni di uomini e donne hanno rivolto i loro occhi per guardarla come esempio, per invocarla come protrettrice, per sentirla come madre”. Una strardinaria figura che emerge dalle 12 Mater dell’artista e richiama, immagine dopo immagine, un singolare viaggio “tra simboli, miti, leggende, eroi dame, madonne, cavalieri, cavalli. Un viaggio – prosegue Vittorio Amedeo Sacco – tra creature arcaiche e mitiche, figure femminili dalla silhouette delicata, figure alate e cavalli dal profilo elegante si stagliano entro uno spazio bidimensionale, distruggendo l’illusione e rivelando la verità icastica della forma che vive di vita propria”.
La mostra restituisce il fascino assoluto della materia-forma, del modellato risolto con una meditata definizione delle singole Madonne che compongono un unico racconto e incontro nel tempo e nello spazio atmosferico, mentre la ceramica diviene testimonianza e tradizione rivisitata, momento espressivo e misura di un’interpretazione arricchita da inserti fotografici, applicazioni di incisioni di Giuseppe Grosso e da elementi di bigiotteria Liberty, che impreziosiscono la “Madonna delle Grazie”, liberamente ispirata alla madonna lignea del Convento di S. francesco di Assisi di Pietrapertosa, in Basilicata.
L’esposizione propone un dialogo intimo tra le 12 Madonne e il pubblico, tra il senso di un’interiore spiritualità e profondi silenzi, in un personale cammino attraverso i segni indelebili della storia, della poesia e di segreti incantamenti.
Catalogo Stendhal Edizioni 2023, con testo del curatore Pino Mantovani e interventi di Manuela Cusino, Fr Emanuele Marigliano, Angelo Mistrangelo e Vittorio Amedeo Sacco, poesie di Nicola Stante, fotografie di Monica Groppo e Pietro Mazza, realizzazione editoriale di Vittorio Amedeo Sacco e Patrizia Romano. (A.Mis.)
RIVOLI. OPERE IN VIAGGIO. UN DIPINTO DI CLAUDE MONET ALLA COLLEZIONE CERRUTI
A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Fabio Cafagna. Il dipinto del Museum Barberini di Potsdam, sede della Collezione di Hasso Plattner, sarà ospitato dal 25 novembre 2023 al 18 agosto 2024 nella villa di Rivoli che fu di Francesco Federico Cerruti
Con l’esposizione di La Falaise et la Porte d’Aval, 1885, di Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926), inaugura un nuovo programma di scambi culturali che, oltre a valorizzare le opere della Collezione attraverso la loro partecipazione a mostre nazionali e internazionali di alto valore scientifico, intende promuovere anche la casa-museo di Rivoli come luogo che offra al pubblico torinese la possibilità di vedere dal vivo grandi capolavori provenienti da importanti collezioni d’arte pubbliche e private.
La prima collaborazione del programma Opere in viaggio coinvolge il Museum Barberini di Potsdam che, insieme alla Staatsgalerie Stuttgart, ha richiesto il prestito del dipinto di Amedeo Modigliani, Jeune femme à la robe jaune (Renée Modot), 1918, olio su tela, 92 x 60 cm, in occasione della mostra Modigliani: Modern Gazes, a cura di Ortrud Westheider e Christiane Lange con Nathalie Frensch, che si terrà dal 24 novembre 2023 al 17 marzo 2024 alla Staatsgalerie Stuttgart e dal 26 aprile al 18 agosto 2024 al Museum Barberini di Potsdam.
Il Museum Barberini, inaugurato nel 2017 nel centro storico di Potsdam per volontà dell’imprenditore, collezionista e mecenate Hasso Plattner, fondatore di una delle più grandi società di software, la tedesca SAP, ospita una collezione straordinaria, che comprende sculture antiche, dipinti barocchi e impressionisti, oltre a opere di Rembrandt van Rijn, Vincent van Gogh, Pablo Picasso e Gerhard Richter, mostrando, in linea con la Collezione Cerruti, un’idea di collezionismo che attraversa epoche e stili diversi.
Alla partenza dell’opera di Amedeo Modigliani corrisponde l’arrivo nelle sale di Villa Cerruti del dipinto di Claude Monet, La Falaise et la Porte d’Aval, 1885, olio su tela, 65 x 81 cm, del Museum Barberini. La presenza a Villa Cerruti di un’importante opera di Monet, artista mai acquistato da Cerruti, integra l’interesse dimostrato dal collezionista per il movimento impressionista, che negli anni si è manifestato con l’acquisizione di opere di Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne e dell’italiano Federico Zandomeneghi.
Il dipinto La Falaise et la Porte d’Aval di Monet, scelto per la casa-museo di Rivoli, è stato realizzato alla metà degli anni ottanta dell’Ottocento, periodo in cui l’artista viaggiò intensamente visitando più volte le coste settentrionali della Francia e, in particolare, la località di Étretat, in Normandia, famosa per le sue spettacolari scogliere e il caratteristico arco in pietra naturale della Porte d’Aval. Di tutte le regioni visitate in quel periodo, la costa normanna, con le sue località balneari, fu senza dubbio quella che affascinò maggiormente l’artista. Fu durante un’escursione a Étretat al principio del 1883 che, di fronte alle drammatiche formazioni rocciose della Porte d’Aval, Monet iniziò a interessarsi al motivo della falesia, traendo ispirazione, inoltre, dal precedente di Gustave Courbet (Ornans, 1819 – La Tour-de-Peilz, 1877) La Falaise d’Étretat après l’orage, 1870, opera ben accolta dalla critica al Salon di Parigi del 1870 e oggi conservata al Musée d’Orsay di Parigi. Monet scriveva, infatti, alla futura moglie Alice Hoschedé: «Voglio dipingere un grande quadro delle scogliere di Étretat, anche se è piuttosto audace da parte mia farlo dopo Courbet, che lo ha fatto in modo così mirabile; ma cercherò di farlo in modo diverso». Monet dedicò alla falesia di Étretat svariati dipinti, tutti realizzati tra il 1883 e il 1885, nei quali scelse di variare metodicamente non solo l’ora del giorno e le condizioni meteorologiche della ripresa, ma anche il punto di osservazione.
Il dipinto è appartenuto al cantante lirico parigino Jean-Baptiste Faure (Moulins, 1830 – Parigi, 1914), tra i più importanti e primi sostenitori degli impressionisti, che lo acquistò nel 1886 direttamente dall’artista, per poi passare, agli inizi del nuovo secolo, alla galleria Durand-Ruel di Parigi. Dopo essere transitato in alcune collezioni parigine, negli anni settanta del Novecento fu acquisito da una raccolta privata statunitense. L’ingresso nella collezione di Hasso Plattner avvenne nel 2010.
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO. PENG ZUQIANG. VESTIGES
A cura di Bernardo Follini
Fino al 7 gennaio 2024
Sandretto Re Rebaudengo presenta Vestiges, mostra personale di Peng Zuqiang, vincitore dell’illy Present Future 2022 Prize, la ventitreesima edizione dell’iniziativa promossa da illycaffe. Vestiges è la prima personale dell’artista in Italia ed è concepita come una nuova tappa della sua indagine a lungo termine attorno al significato affettivo delle storie, dei corpi e del linguaggio. In questo contesto, l’artista presenta due nuove installazioni filmiche dedicate ai temi della memoria e del contagio in relazione alla produzione e diffusione di immagini.
All’interno di Vestiges, l’affettività e la fragilità dei corpi sono le lenti con cui osservare e accedere alla sfera della memoria, sia individuale che collettiva. La memoria non è intesa dall’artista tanto come un archivio, ordinato secondo criteri di efficienza per conservare e consultare le informazioni, ma piuttosto come un insieme di tracce, spesso ambigue. Per dirla con il filosofo Paul Ricoeur, la memoria è “presenza di una cosa assente”, una sostanza che è resa viva per attribuire significati al presente. Peng Zuqiang indaga questo paradossale regime di (in)visibilità, dissociando la memoria dal suo statuto astratto e mentale, per riscriverla nel corpo e nella materia. I ricordi che emergono nelle opere di Vestiges alternano immaginari di violenza a intensi sentimenti affettivi. Provengono da coordinate spazio-temporali confuse, tra il periodo pandemico e l’oggi. Per attraversare queste reminiscenze cosparse di ferite e vuoti, l’artista adotta un registro antinarrativo, caratterizzato da un linguaggio espressivo opaco e frammentario. L’opacità diventa uno strumento per sottrarsi alla produzione di immagini traumatiche e quindi contagiose, ma anche una strategia politica per evitare l’identificazione. Il supporto analogico, tratto distintivo della sua pratica artistica, viene direttamente interrogato in quanto medium e sottoposto a un processo produttivo mnemonico.
Nell’opera Déjà vu (2023) il film stesso diventa pelle e corpo su cui sono iscritti i ricordi. Il déjà vu, come viene spiegato, è infatti “solo un’esperienza corporea, non una memoria reale”. Il lavoro è costituito da una proiezione in 16mm che produce un’immagine enigmatica e astratta in bianco e nero, animata solo dagli spostamenti convulsi di una fascia verticale. L’opera è realizzata attraverso la tecnica del fotogramma, metodo proprio della cameraless photography (senza macchina fotografica), esponendo un filo metallico di 30 metri direttamente sugli stessi metri di pellicola negativa. La linea che ne emerge è l’orma lasciata dall’oggetto sul materiale di celluloide. L’opera è completata da una traccia sonora, un racconto in prima persona che attraversa ricordi propri e altrui di lesioni corporee in ambito pubblico e privato.
La mostra si conclude con Autocorrects (2023), una videoinstallazione a tre canali carica di sentimentalismo che segue la struttura di un videoclip musicale. Il registro leggero e commerciale, ritmato da un beat downtempo, genere di musica elettronica ambientale prolifica nella Cina dei primi anni Novanta, contrasta con una narrazione fatta di ricordi, amnesie, affetti e nostalgie. Seguiamo gli spostamenti fisici ed emotivi del protagonista attraverso alcuni nonluoghi di Amsterdam, spazi progettati per la sola circolazione e consumo dell’individuo come un aeroporto, una metropolitana, un ascensore, un corridoio. In questo immaginario composto di sentimento urbano, intimità e lacerazioni, l’identità del soggetto sembra progressivamente sfumare in favore di una interconnessione affettiva non traducibile.
DE WAN NEL SEGNO DELLA TURANDOT.
Bellissima, contradditoria, estremamente contemporanea, Turandot viene rievocata da Roberto De Wan nei 150 foulard limited edition dedicati all’eroina dell’opera pucciniana misteriosamente incompleta e così affascinante da interessare un critico d’arte come Angelo Mistrangelo che infatti scrive: “De Wan consegna alla pittura il vibrante racconto di una ieratica Turandot che trasmette la forza dei propri sentimenti e la magia di un amore rivelato”. Unitamente ai quadri che la raffigurano, i nuovi foulard 100% seta saranno presentati Lunedì 20 novembre in orario 15-18 presso l’atelier De Wan di via Manzoni 44 a Milano. Interverranno al vernissage il direttore d’orchestra Alberto Veronesi, presidente del Comitato Promotore per le Celebrazioni del centenario di Giacomo Puccini e l’artista-performer Erica Tamborini la quale, indossando con modalità espressive veramente uniche questi ed altri nuovi accessori De Wan, coinvolge non soltanto gli amanti della musica ma anche dell’arte e della moda con un messaggio di Pace in attesa delle prossime Festività. Prossimamente esposti al Museo Storico dell’Arma di Cavalleria italiana a Pinerolo, a Monte-Carlo e Torino nei punti vendite De Wan oltre che alla Galleria d’Arte Contemporanea Antonio Battaglia di Brera e tramite il sito online www.dewanmilano.it con un simpatico omaggio.
OGR TORINO: METRONOME DI SARAH SZE E TAINTED LOVERS DI SARA
Due mostre commissionate e prodotte per gli spazi ex industriali delle OGR Torino. Due artiste internazionali che, pur con poetiche molto diverse, indagano limiti e potenzialità delle pratiche scultoree nella contemporaneità. Dal 3 novembre 2023, in occasione della Torino Art Week, le OGR Torino accolgono le mostre personali di Sarah Sze e Sara Enrico, entrambe a cura di Samuele Piazza.
In Binario 1, Metronome, la prima personale in un’istituzione italiana dell’artista statunitense Sarah Sze (Boston, 1969). Fino all’11 febbraio 2024 visitabile dal pubblico una grande installazione ambientale, co-commissionata e co-prodotta dalle OGR Torino insieme ad Artangel – Londra e ARoS – Aarhus Art Museum con il supporto di Victoria Miro. Un’opera monumentale che rappresenta l’incessante flusso di informazioni che caratterizza e condiziona il nostro presente.
Photo credit: Andrea Rossetti for OGR Torino
In Binario 2, Tainted Lovers di Sara Enrico (Biella, 1979), prodotta con il supporto di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, fino al 10 dicembre 2023 raccoglie una serie di opere realizzate dall’artista grazie a una sofisticata manipolazione di materiali – come tessuto, cemento e gommapiuma – e allestite nello spazio in un’installazione inedita.
Photo credit: Andrea Rossetti for OGR Torino
“Le OGR Torino sono rinate e oggi volano come una fenice sulla fiamma della produttività. La loro missione è generare valore, idee, opportunità, sostenere le imprese, la cultura e una produzione artistica vivace, sperimentale, esplorativa. Alle OGR Torino non si espone, si stimolano gli artisti a interpretare il presente attraverso il confronto con il passato, si invita il pubblico a vivere un’esperienza. Un contrasto apparente dal quale emergono le idee più vivide e le occasioni più preziose, in cui spazi ricchi di storia ex industriale mutano e si trasformano, in questo caso attraverso gli allestimenti ad hoc delle artiste Sarah Sze e Sara Enrico, rappresentanti dell’arte più contemporanea” – dichiara Fulvio Gianaria, Presidente OGR Torino.
“L’ibridazione tra cultura e innovazione si innesta nello spirito di OGR Torino e nei suoi spazi fisici in cui, grazie ad allestimenti site-specific ad alto impatto visivo ed emozionale, l’arte contemporanea può aprirci a nuove visioni sui cambiamenti in atto, frutto anche dell’evoluzione tecnologica. Le due nuove mostre ben esemplificano due punti di forza delle OGR Torino: da un lato, la volontà di fare rete e creare ponti tra attori internazionali e nazionali- in questo caso, con realtà quali Artangel, ARoS e l’American Academy. Dall’altro la nostra capacità di saper creare il giusto spazio per i protagonisti dell’arte, invitando la città – e tutti coloro che saranno a Torino per l’Art Week – a vivere un’esperienza indimenticabile” – dichiara Massimo Lapucci, delle CEO OGR Torino.
LE NUOVE ACQUISIZIONI DELLA FONDAZIONE PER L’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA CRT AD ARTISSIMA 2023
Acquisite 8 opere d’arte di 3 artiste a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Anche quest’anno la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha ampliato la sua collezione acquisendo, nel corso dell’edizione 2023 di Artissima, 8 nuove opere realizzate da 3 artiste, destinandole come sempre alla fruizione pubblica: importanti lavori di Steffani Jemison, Marwa Arsanios e Cemile Sahin confluiranno nella collezione permanente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.
Da più di vent’anni la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT, è uno dei partner principali della fiera internazionale di Artissima, che sostiene attraverso differenti contributi, il più rilevante riferibile alla campagna acquisizioni; questo nella ferma convinzione che Artissima rappresenti per la città di Torino un’opportunità straordinaria per confermare e consolidare il proprio ruolo sulla scena internazionale. Tanto che, per questa edizione 2023, la Fondazione ha deciso di incrementare lo storico fondo destinato alle acquisizioni a 200.000 euro, investiti nell’acquisto di opere per un valore commerciale di 281.200 euro.
“In occasione del trentesimo anno di Artissima, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT conferma il proprio sostegno, incrementando a 200.000 euro il budget destinato alle acquisizioni in fiera. Le opere acquistate quest’anno sono state scelte attraverso un accurato processo di selezione, operato dal nuovo Comitato scientifico della Fondazione, in sinergia con i direttori e i capo curatori del Castello di Rivoli e della GAM. Le opere sono destinate ai due musei, allo scopo di arricchire le loro collezioni in coerenza con le rispettive strategie e programmazioni” commenta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
La Fondazione sostiene le gallerie e le artiste e gli artisti presenti in fiera attraverso l’acquisizione di opere, alimentando così una estesa collezione di lavori di arte contemporanea, oggi tra le più prestigiose: oltre 900 opere che spaziano dalla pittura alla scultura, dal video alla fotografia, dalle grandi installazioni agli NFT, realizzate da circa 300 artisti – per un investimento complessivo di oltre 40 milioni di euro. A conferma della mission della Fondazione, le opere che entrano a far parte della propria collezione vengono immediatamente rese disponibili alla collettività attraverso il comodato ai due Musei per le rispettive attività espositive e per i prestiti ad altre istituzioni, consentendo a Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e a GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea un continuo aggiornamento delle proprie esposizioni e un dialogo costante con i principali attori della scena artistica internazionale.
Presente ad Artissima per la prima volta il nuovo Comitato Scientifico della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT: Hans Ulrich Obrist (Direttore artistico Serpentine Galleries, Londra), Susanne Pfeffer (Direttrice Museum MMK für Moderne Kunst, Francoforte), Suhanya Raffel (Direttrice Museum M Plus, Hong Kong), Manuel Segade Lodeiro (Direttore Museo Nacional de Arte Reina Sofía, Madrid) e Vicente Todolì (Direttore artistico Fondazione Pirelli Hangarbicocca, Milano).
Da sempre organo consultivo della Fondazione in materia di acquisizioni, il Comitato ha partecipato alla scelta delle acquisizioni in fiera, in sinergia con i Direttori e i Capo Curatori del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, e selezionando opere che valorizzeranno ulteriormente il patrimonio artistico di entrambi i musei, centri di eccellenza piemontese e punti cardine nell’avvicinare all’arte un pubblico esteso ed eterogeneo, a livello locale, nazionale e internazionale.
In merito alle acquisizioni il Comitato Scientifico della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha dichiarato: “Il nuovo Comitato Scientifico della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT si è riunito per la prima volta a Torino in occasione della Fiera Internazionale di Artissima. Siamo felici di poter lavorare con il Consiglio di Amministrazione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e con i nuovi Direttori del Castello di Rivoli (Francesco Manacorda) e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (Chiara Bertola). Ci impegniamo sin d’ora, e nel corso dei prossimi anni, a contribuire alla definizione di una nuova traiettoria per la collezione CRT, affinché le opere d’arte in essa contenute possano riflettere la diversità e l’inclusione del nostro tempo”.
Opere acquisite a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Steffani Jemison
Untitled (Same Time/Go Figure) (Senza titolo – Stesso tempo/Vai a capire), 2023
Stampa lenticolare; opera unica
200 x 354 x 5 cm
Galeria Madragoa
Steffani Jemison
Untitled (Same Time) (Senza titolo – Stesso tempo), 2023
Vetri trovati specchiati, carta, grafite; opera unica
21.6 x 45.7 cm
Galeria Madragoa
Steffani Jemison
Untitled (Same Time) (Senza titolo – Stesso tempo), 2023
Vetri trovati specchiati, carta, acrilico; opera unica
21.6 x 45.7 cm
Galeria Madragoa
Steffani Jemison
Untitled (Same Time) (Senza titolo – Stesso Tempo), 2023
Vetri trovati specchiati, carta, acrilico; opera unica
21.6 x 45.7 cm
Galeria Madragoa
Steffani Jemison
Untitled (Same Time) (Senza titolo – Stesso Tempo), 2023
Vetri trovati specchiati, carta, grafite; opera unica
21.6 x 45.7 cm
Galeria Madragoa
Marwa Arsanios
Who is Afraid of Ideology? Part I (Chi ha paura dell’ideologia? Parte I), 2017
Video digitale, colore, suono. Edizione di 5 + 2 AP
18 min 16 sec
mor charpentier
Marwa Arsanios
Untitled (Senza titolo), 2023
Serigrafia su tessuto; pezzo unico
400 x 200 cm
mor charpentier
Cemile Sahin
Simple things (Cose semplici), 2023
Video installazione HD singolo canale (colore, suono), 6 stampe UV su pannelli di vetro fluorescent a forma di cuore (87.5 x 80 cm ciascuno), carta da parati, tappeto
Esther Schipper
IL COLORE UNO SGUARDO SULL’ANIMA DI GIANFRANCO RAO ALLO SPAZIO MUSA
dal 17 novembre . La mostra inaugura il 16 sera .
L’importanza del colore che accende la luce sul mondo e ci illumina la vita. Nel nostro quotidiano, nelle città, nei colori dei vetri che ci innamorano, nella inesauribile fonte di sensazioni che sono i colori del cielo. Nei nostri sentimenti ci suggeriscono gioia, passione, paure, craquelure, fuochi nascosti che vanno spegnendosi. E poi i nostri sogni fino all’importanza del colore nell’arte che finisce per comandare la stesura dell’opera.
“L’opera man mano che nasce sulla tela è come stordita dai colori. Non sa cosa stia accadendo. Perde l’idea del tempo. Attende la fine con impazienza, ma non è mai sazia, perché nessuno sa se è veramente ultimata.”
Finché l’artista non si libera e conclude: “Dipingere è gioia, restituirla il desiderio”.
TORINO. UN PITTORE IN RSA, LA MOSTRA DI CORRADO PORCHIETTI
Le opere di Corrado Porchietti sono protagoniste di un’esposizione gratuita presso l’RSA Mazzarello di Torino (Via Santa Maria Mazzarello, 114), parte del gruppo Korian – leader nei servizi dalla prevenzione alla cura – dal 13 al 22 novembre.
La mostra, organizzata dall’RSA di Mazzarello in collaborazione con il Circolo degli Artisti di Torino e il Liceo Artistico Renato Cottini e con il patrocinio della Circoscrizione 3 di Torino, propone opere che tracciano le differenti stagioni dell’artista Corrado Porchietti, il cui linguaggio figurativo – sempre in bilico tra commedia e tragedia, carico di colore come cifra stilistica della narrazione – si è affinato grazie agli studi all’Accademia delle Belle Arti di Torino e alla scuola del maestro Piero Martina, ispirandosi ai modelli di Francesco Casorati e Nino Aimone, con i quali ha avuto anche un solido rapporto amicale.
Corrado Porchietti è oggi ospite dell’RSA di Mazzarello e il progetto nasce dalla sensibilità del gruppo Korian, oggi Società Benefit, di valorizzare gli anziani e le loro passioni. Proprio per questo, la struttura ha messo a disposizione dell’artista una stanza in cui dipingere e dare libero sfogo alla propria arte, secondo la visione propria del gruppo Korian di attenzione alla persona e all’assistenza a 360°.
“Quando apriamo le nostre porte agli ospiti, ci apriamo anche alle loro passioni. Il nostro desiderio, quando possibile, è valorizzare queste passioni, permettendo loro di continuare a coltivare quei talenti che li hanno accompagnati per tutta la vita”, ha commentato Fabrizio Utro, Direttore Gestionale dell’RSA Korian di Mazzarello. “Vogliamo far percepire le RSA come luoghi di ripartenza e non di arrivo, prendendoci cura delle persone non solo dal punto di vista medico, ma anche emotivo, valorizzando e promuovendo attivamente ciò che amano, come nel caso di Corrado Porchietti, la cui arte dimostra come la creatività e la passione possono continuare a brillare nonostante il luogo e l’età”.
Corrado Porchietti, nato a Savigliano nel 1950 e torinese di adozione, oltre che artista, è stato docente al liceo artistico Renato Cottini di Torino per 36 anni. Una passione, quella per l’arte, che arriva dall’infanzia, quando suo padre dipingeva per hobby e il giovane Porchietti iniziava a sentire gli odori dell’acqua ragia e a vedere i colori prendere vita sulla tela. “Se dovessi dare un consiglio ai giovani, direi loro di scegliere l’arte perché salva la vita. È un modo per dire ‘io vivo’ e per esprimere se stessi”, ha commentato Corrado Porchietti.
ALMESE E ROSSO INDELEBILE: UNA MANO TESA INSIEME CONTRO LA VIOLENZA
Una mano gigante, somma delle mani di tutte e di tutti, un crescendo esponenziale che ha bucato il muro d’acciaio della violenza. Questo il concept dell’opera artistica “Almese contro la violenza” che sarà inaugurata il 19 novembre al Parco Robinson di Almese e che vedrà l’artista Carmen Consoli madrina della manifestazione e parte attiva dell’opera. Infatti, una sagoma della sua mano è presente nell’installazione insieme a quella di tante altre mani unite in un’unica battaglia. L’installazione, realizzata in acciaio corten, ha le dimensioni di 2700×1400 cm e un peso di circa 550 kg. L’opera, ideata concettualmente e progettata dall’artivista Rosalba Castelli e della videoartist Anna Olmo, realizzata con la perizia del fabbro Denis Valarin, ha richiesto circa sei mesi di lavoro.
L’installazione spunterà dal terreno per protendersi come un enorme “Stop alla violenza”. Una mano, però, che è anche aperta per accogliere e cogliere la mano di chi si sente sola e ingabbiata all’interno della spirale dei maltrattamenti. L’opera è inoltre il proseguimento di un progetto iniziato nel 2021 con la posa della prima installazione dal titolo “Insieme contro la violenza” nella piazza esterna di Parco Commerciale Dora a Torino. Un filo Rosso Indelebile che unisce città e territorio.
L’obiettivo di Almese contro la violenza è quello di incidere sul piano della problematica di natura culturale che sottende all’origine del fenomeno della violenza domestica e di genere grazie al potere esplicativo e comunicativo dell’Arte. Un monito e un simbolo dell’impegno condiviso nella lotta alla violenza. Una esplicita presa di posizione da parte di una comunità nella responsabilità tanto individuale, quanto collettiva nell’agire.
Almese contro la violenza si inserisce nel Progetto Rosso Indelebile, all’interno delle azioni di formazione, informazione, sensibilizzazione per il contrasto alla violenza di genere promosse dall’Associazione Artemixia Aps in tutto il territorio torinese. Nell’intenzione delle artiste anche questa, come la precedente installazione, si configura come “un’opera di tutte e di tutti”. Si leggeranno infatti, alla base della targa dell’installazione, i nomi di tutte le persone che hanno voluto contribuire alla sua realizzazione aderendo, anche con piccole cifre, alla campagna di crowdfunding Eppela mentorship Fondazione Sviluppo e Crescita CRT.
TORINO. MOSTRA “DONNE ALPHA”