CHIERI: SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Il Duomo per  l’Assunta

Quasi ignorata l’intitolazione del Duomo all’ Assunzione di Maria SS.ma in Cielo

La vetrata con la raffigurazione dell’Assunta.

la chiave di volta della navata centrale

Quando, all’inizio dell’XI secolo, il vescovo di Torino Landolfo costruì la chiesa Collegiata di Chieri,  la dedicò semplicemente alla “Santa Genitrice Maria”. Nel 1405, ricostruendola più grande, i Chieresi continuarono a chiamarla “Ecclesia Sanctae Mariae”.  Ma di lì a poco il suo nome fu trasformato in quello di “Santa Maria della Scala”, con riferimento (Scala Paradisi) all’Assunzione di Maria in Cielo, e questo vari secoli prima che la Chiesa definisse quel dogma. Ciò premesso, ci si aspetterebbe di vedere all’interno del Duomo, collocata in bella evidenza,  una immagine  dipinta o scolpita dell’Assunta,  come nella chiesa di Santa Maria dei Frari di Venezia, sul cui altare risplende la famosa Assunzione di Tiziano, o come nell’omonima basilica di Napoli, dove, in posizione centrale, una imponente statua dell’Assunta spicca in un’elegantissima nicchia marmorea. Invece nel nostro Duomo i riferimenti all’Assunzione che ci son o restano poco visibili.  Non conosciamo come stessero le cose nel Quattrocento e nel Cinquecento, ma a partire dalla fine del Seicento, dopo la trasformazione barocca del Presbiterio e del coro promossa da Giovanni Battista Bertone, nel catino dell’abside spiccava, inserito in una sontuosa cornice di stucco, un grande dipinto raffigurante la Vergine SS. ma Assunta in Cielo. Quando, però, alla fine dell’Ottocento, si volle riportare il Duomo allo stile gotico originario, e per questo  vennero eliminate tutte le sovrastrutture barocche, scomparve anche il dipinto dell’Assunta. Edoardo Arborio Mella, responsabile del restauro, deve essersi reso conto di quanto fosse assurdo che una chiesa dedicata alla Vergine  Assunta venisse privata di ogni riferimento a tale attributo mariano (se si escludono quelli, quasi invisibili, di una chiave di volta della navata centrale e di un pannello del coro ligneo). Per porvi rimedio, incaricò Pompeo Bertini, artista milanese del vetro,  di raffigurare l’Assunzione nella vetrata centrale dell’abside. Meglio di niente, ovviamente, ma troppo poco: una vetrata, per bella che possa essere, in un grande tempio come il Duomo resta un elemento inevitabilmente secondario.

Antonio Mignozzetti