Chieri. Cascina Maddalena. “Ma non è troppo tardi?”
Il Professor Guido Vanetti, insigne storico dell’arte e già ispettore onorario della Soprintendenza, ricorda in una lettera a 100torri, le vicende del sito oggi al centro di vivaci discussioni
“Alla cortese attenzione del Dr. Gianni Giacone
Ho letto, sul Suo giornale, il dibattito che si è acceso a Chieri relativamente alla proposta di demolire o ristruttura le sopravvivenze della Cascina Maddalena.
La veneranda età che ho raggiunto mi ha consigliato, da tempo, di ritirarmi nel mio eremo marentinese e lasciare ad altri il compito di mantenere la memoria del passato “glorioso” di Chieri, ma il tema che Lei ha trattato ultimamente mi ha spinto ad intervenire per esprimere un parere sopra le parti in causa.
E’ vero che la Cascina Maddalena è una delle ultime testimonianze di quella realtà storica che fu la formazione, tra il tardo medioevo e tutto l’Ottocento, del latifondo agricolo ad opera di enti religiosi e nobiltà locale, per cui varrebbe la pena di conservarne la memoria, ma mi pare che Chieri, oggi, abbia operato delle scelte sociali e urbanistiche che la vorrebbero proiettata nel futuro e non nel passato.
Se così è, contrariamente alle mie opinioni che mi portano a dire che, se non c’è un passato, il futuro non ha basi sulle quali fondarsi, non mi sentirei così sicuro nel propendere per l’invito, rivolto da alcuni cittadini e amici, di chiedere la conservazione della cascina Maddalena.
Negli anni Novanta, quando i quattro ospedali del territorio (Chieri, Carmagnola, Carignano e Moncalieri), si riunirono per creare l’attuale ASLTO5, fui incaricato di censire le loro proprietà immobiliari sparse su tutta la provincia. In quell’occasione mi interessai anche della Cascina Maddalena, che era ormai da tempo abbandonata, ma strutturalmente ancora non “collabente” ed era ancora circondata dai terreni agricoli che erano stati parte essenziale della sua realtà economica. In quell’occasione suggerii alla nascente amministrazione ospedaliera di pensare ad un recupero e riutilizzo dell’immobile, ma fattori diversi impedirono il prosieguo di quella proposta.
Quando in questi giorni ho letto che la proprietà è stata acquisita dal Comune e che è stata avanzata l’idea di un recupero, istintivamente mi sono detto: ”Adesso? Ma non è troppo tardi? Non potevate pensarci prima?”. Ciò perché, oggi, l’edificio ancora esistente non ha più nessun elemento che ne qualifichi le sue originarie caratteristiche di “cascina a corte chiusa” e l’ambiente che lo circonda non ha più nulla a che vedere con quello agricolo di un tempo. Se voglio recuperare una “macchina d’epoca”, ne ricostruisco la carrozzeria e il motore, ma se ho solo parte della carrozzeria e il motore è andato perso (in questo caso i terreni agricoli diventati oggetto di urbanizzazione), ciò che resta, purtroppo, è solo un rottame.
Grazie e buon lavoro”
Guido Vanetti