SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Chieri 1879. Il coro del Duomo trasferito per la seconda volta
Dopo il suo spostamento dall’inizio della navata centrale al Presbiterio (1501), cioè da davanti a dietro l’altar maggiore, il coro del Duomo è stato “tranquillo” per quasi quattro secoli. Fino al 1879 quando, in occasione del restauro generale della chiesa, dovette essere smontato per consentire i lavori. Terminati i quali, il conte Edoardo Arborio Mella, responsabile del restauro, affidò l’incarico di rimontarlo ai falegnami Tommaso Camandona e Giuseppe Pellegrini, con la supervisione dell’esperto di arredi antichi Alberto Maso Gilli. Ma volle che venisse rimontato non dove si trovava in precedenza, cioè addossato alle pareti del Presbiterio, ma nell’abside “…perché – sosteneva – quello era il luogo più consono per un coro quattrocentesco”. Il Gilli contestò quella decisione, minacciando di rinunciare all’incarico di sovrintendente: affermava che la sistemazione tradizionale del coro era la più logica, e che se fosse stato collocato dietro il nuovo altare, molto più grandioso del precedente ed esso pure arretrato di vari metri, quel capolavoro di scultura medioevale sarebbe diventato praticamente invisibile. Gilli aveva pienamente ragione, come si può tuttora constatare, ma dovette adeguarsi al volere del Mella. Il coro fu sistemato nell’abside, dietro il grande altare, assumendo per forza di cose una forma poligonale invece di quella lineare di prima. Ciò comportò il sacrificio di quattro stalli: due furono utilizzati per creare le giunture in corrispondenza degli angoli; gli altri due, insieme alle fiancate resesi superflue dopo la congiunzione delle due file preesistenti, per ricavarne le porte che il Mella volle aggiungere alle due estremità del coro.
Antonio Mignozzetti