Chieri – MARIA CALLAS ARTISTA CHE DIVIDE E RINNOVA

In occasione del centenario della nascita di Maria Callas, incontro con Edoardo Ferrati – “Le invenzioni di Maria Callas” (ascoltare e vedere la musica)-  Martedì 27 febbraio 2024, ore 21- Biblioteca Civica Francone, v. Vittorio Emanuele, 1 – Ingresso libero

 

Corelli con Maria Callas

Commentare e, soprattutto comprendere la vocalità di Maria Callas è impresa abbastanza ardua, ma agevolata da un’ampia discografia che copre un arco di tempo dal 1947 al 1969: l’intero percorso artistico, inclusa la fase declinante dove escono ancora con evidenza alcune zampate leonine. Callas artista che ha diviso pubblico e critica, nonostante ha  lasciato un segno profondo nel realizzare in modo moderno l’abbraccio al melodramma. La conversazione di questa sera vuole subito liberarsi dagli elementi extramusicali, ossia le frequentazioni mondane, i tormentati rapporti sentimentali e la rivalità (costruita in parte dai media) con Renata Tebaldi. Tutti elementi  emersi dalle decine di articoli (approccio alla gossip) comparse sulla stampa italiana, trascurando del tutto il ruolo fondamentale e l’impulso dato alla storia del melodramma. Peccato, un’occasione clamorosamente mancata che poteva essere utile per storicizzare l’arte del soprano greco in occasione del centenario natale. Più accorta la stampa estera, soprattutto quella di lingua inglese, con spunti davvero interessanti.

Focalizzerò dunque l’attenzione su due elementi che ritengo fondamentali: gli anni 1936-45 trascorsi in Grecia prima dell’exploit ne “La Gioconda all’Arena di Verona (agosto 1947) e il decennio trionfale (1950-59) alla Scala.

Non semplice la scelta degli ascolti audio. Dopo attenta riflessione ho deciso di puntare, oltre  un brano de “La Gioconda”, su due interpretazioni chiave del percorso callasiano:  Imogene da “Il pirata” di Bellini e “Anna Bolena” di Donizetti, due ruoli che io chiamo “invenzioni” perché da decenni assenti dalle scene, ma anche momenti chiave del melodramma romantico italiano. Nell’attività del periodo greco sono fissati i capi estremi della vocalità della Calla: soprano di coloratura (Rossini, Proh), soprano drammatico di agilità (Beethoven, Verdi) e soprano lirico spinto (Donizetti). Un campionario straordinario e vario nel registro sopranile.. Queste categorie non vanno intese come compartimenti stagni ma soprattutto può partecipare all’una o all’altra categoria. Orbene, la voce della Callas non appartiene a nessuna delle suddette categorie e questo spiega le perplessità e anche lo sbalordimento di critici e spettatori.

Quale via intraprendere per avvicinarsi con atteggiamento storico alla sua voce? Facendo riferimento al 1810 quando erano vivi e operanti Rossini, Bellini, Donizetti e il primo Verdi. In sintesi la comparsa delle centrali figure dei soprani Maria Felicia Malibran e Giuditta Pasta (che furono protagoniste dei due titoli che si ascolteranno) sono definite dai contemporanei “soprani sfogati”, che poi  Verdi userà la definizione di “soprano drammatico di agilità”, che è poi quella della Callas con tutte le caratteristiche di estensione, virtuosismo e, insieme, di emotività. .Forse, è lecita l’ipotesi che la voce della Callas fosse di contralto o  meglio di mezzosoprano che la portò a replicare l’opera della Malibran e della Pasta che avevano saldato la voce di contralto con quella di soprano, servendosi delle agilità e dell’accento appassionato. Un chiaro esempio indiscutibile come il melodramma si  realizzi con un atteggiamento indirizzato alla sensibilità.

Verrà proposto una dei rari filmati della Callas alcuni momenti  della famosa “Tosca” di Londra (in bianco e nero) con Tito Gobbi e la regia di Franco Zeffirelli (1959). Infine, una sorpresa audio che provocherà curiosità negli ascoltatori.

La Callas concluse la propria esistenza nell’anonimato e nella solitudine. Feroce e misteriosa è stata la sua dipartita: una diagnosi non chiara sulle cause del decesso, la cremazione affrettata, il silenzio del suo personale di servizio, la sparizione delle ceneri. Tutto lascia pensare che il 16 settembre 1977 fu qualcosa di  doloroso, ingiusto. Il suo mito non conosce tramonto, nonostante i 45 anni trascorsi. Una cosa è certa esiste ancora una ipoteca del cosiddetto “dopo Callas” grazie alla quale il melodramma ha saputo trovare modernità sul versante interpretativo

(presentazione  a cura di Edoardo Ferrati)