Superga, 4 maggio: per regalarsi una gita inaspettata…

Accadde domani. Il 4 maggio si evoca la tragedia di Superga. Perché è un rendez-vous da non perdere? Un breve excursus su dei fatti ancora vivi, seppure d’altri tempi. Una memoria patrimonio di tutti

 

Sabato 4 maggio 2024 saranno trascorsi 75 anni dalla tragedia di Superga che vide svanire in uno schianto la squadra del Grande Torino. Quegli “Invincibili” che all’epoca erano ritenuti la squadra più forte d’Europa e quindi, del mondo. Come ogni anno, anche domani si terranno le ricorrenze del triste evento, rendez-vous per un esercito di tifosi Granata, che ancora si identificano con quella squadra e con una storia del calcio che senza l’incidente, non sarebbe stata la stessa per molto tempo ancora.

Ecco perché questo articolo è uscito qualche giorno prima, per invitare ogni lettore, appassionato di calcio oppure no, che sia memore dell’evento, oppure giovane e interessato da altre cose, a ritagliarsi un momento di curiosità e regalarsi una gita inaspettata.

Si consiglia di salire dalla tranvia di Sassi (la Dentèra), gestita dalla GTT, che il sabato è in funzione dalle 9:00 alle 20:00, e dopo un tragitto molto suggestivo aperto nel 1884, scendere alla fermata sulla sommità che sovrasta Torino, e da lassù, portarsi al cospetto della maestosa basilica inaugurata nel 1731, opera del grande architetto Filippo Juvarra.

È una gita fuori porta, dai molti aspetti turistici e culturali, che trasporta in una grande ricorrenza, per capire, per lasciarsi sedurre dall’emozione che suscita tanta gente entusiasta e contagiosa, dal cuore umano prima che Granata.

In questo tempo fosco che ci assilla e ci fa paura abbiamo tutti bisogno di un momento di leggerezza e di festa. Un motivo aggiunto, perché quel giorno lontano riguardava un doloroso dopoguerra e il Grande Torino era una riscossa di una Patria distrutta da un conflitto mondiale, come si spera non accada più.

Quel che accadde a Superga il 4 maggio 1949 sono in tanti torinesi e torinisti a saperlo, ma la memoria storica è da consegnare a tutti.  Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, rientrava da Lisbona con a bordo la squadra del Grande Torino, reduce da una partita col Benfica. Alle 17:03, si schiantava contro il bastione posteriore della basilica di Superga. Il tremendo impatto, sentito anche dalla città, disintegrava l’aereo con tutti gli occupanti.

La fortissima ondata emotiva suscitata dal disastro, in quegli anni fece il giro del mondo e ancora oggi richiama a sé la nostalgia di certi “vecchi tempi” semplici e genuini, quando il mondo sembrava essere migliore.

Allora, tempi di un’aviazione civile italiana ancora in embrione, le cause del disastro furono molto dibattute. Di certo la visibilità era scarsa e si ipotizzò che per un forte vento trasversale l’aereo potesse aver subìto una deriva dal sentiero di discesa, allineando il velivolo con la basilica, anziché con la pista. In ogni caso, il trimotore pilotato dall’esperto tenente colonnello Pierluigi Meroni era comunque a rischio perché stava volando tra le nubi troppo basso. Infatti, ulteriori indagini attestavano la tesi di un altimetro difettoso.

Le vittime furono 31. Oltre ai dirigenti: Agnisetta, Civallieri e Bonaiuti, persero la vita tre giornalisti e tre membri dello staff: l’allenatore Lievesley, il direttore tecnico Erbstein, il massaggiatore Cortina e i quattro membri dell’equipaggio. Infine, lo schianto aveva portato via la vita dei calciatori: Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamenti e Schubert. In pratica, la totalità del Grande Torino che si era presentato a Lisbona. Solo due calciatori erano sopravvissuti, l’infortunato Sauro Tomà e Renato Gandolfi, escluso dal viaggio e sostituito dal terzo portiere.

Questa una veloce cronaca dei fatti, dedicata soprattutto a chi non conosce le varie sfumature. Il tempo passa, le generazioni si susseguono, avanzano nuovi miti, ma la memoria degli eroi va conosciuta e tramandata. Ecco perché l’invito ad un sabato “diverso” è destinato a tutti, soprattutto ai giovani e alle famiglie. Domani portate i bambini sulla cremagliera, fino alla basilica di Superga. Vedranno un posto bellissimo, faranno gli occhi grossi e sorrideranno tra le evocazioni di quei fatti lontani, che da triste ricordo sanno tramutarsi in festa.

Carlo Mariano Sartoris