SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Un chierese benemerito di due Duomi: di Chieri e di La Valletta a Malta
Di Flaminio Balbiano, chierese dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, Gran Priore di Messina, Capitano Generale delle Galere (che come tale nel giugno del 1649 partecipò alla guerra di Candia fra Veneziani e Turchi meritando gli elogi della Repubblica Veneta), morto a Malta nel 1669 dopo 76 anni di militanza in quell’Ordine, gran parte dei quali vissuti a Malta, abbiamo già ampiamente parlato raccontando di tutte le attenzioni che riservò alla cappella della Madonna del Carmine che possedeva nel Duomo di Chieri.
Ma pochissimi Chieresi sanno che a Malta egli fu una personalità di primo piano, che ha lasciato importanti tracce di sé. Nel 1661, in omaggio alla città di Valletta, nei giardini dell’Upper Barraca fece costruire a sue spese un lungo porticato-belvedere che resta uno dei principali monumenti della città, e che essendo vicino all’ “Auberge d’Italie”, cioè alla sede dei Cavalieri di origine italiana, venne chiamato “Porta d’Italia”.
Sulla parete sud del portico esiste tuttora un monumento con lo stemma di Flaminio Balbiano e una lapide che lo ricorda: “Stroncati in guerra e respinti i Traci, lenita la citta’ della Valletta a questo luogo, scelto per essere difeso dalle milizie italiane, Fra Flaminio Balbiano, gran Priore di Messina, insigne non meno per il devoto ornamento di luoghi sacri che per la guida di entrambe le milizie e della flotta del suo Ordine, a sue spese diede più adeguata forma contro l’inclemenza del cielo nell’anno del Signore 1661”.
Fra il 1645 e il 1660, nel quadro del programma di generale decorazione dell’interno della chiesa conventuale dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, oggi Concattedrale di La Valletta (così chiamata perché condivide quel titolo con la cattedrale di Medina), fece decorare la cappella di Nostra Signora di Filermo, la più prestigiosa, dove era conservata l’icona bizantina che i cavalieri avevano portato con sé fuggendo dall’isola di Rodi dopo l’invasione turca.
La cappella, oggi riservata alla custodia del SS. Sacramento (e nella quale Flaminio è sepolto a sinistra dell’altar maggiore), è un autentico concentrato di sculture, pitture, ori e argenti. In ogni angolo fece scolpire il suo stemma, il barbio incoronato dorato su fondo rosso, e attorno alla cappella, in alto, poco sotto la splendida volta, fece scrivere in oro su fondo azzurro: “Nell’anno del Signore 1660, decorando con fregi d’oro e con immagini ed insegne scolpite la cappella della Vergine Immacolata, protettrice dell’ordine di Rodi e di Malta, Flaminio Balbiano, Gran Priore di Messina, attesta di averla eletta in perpetuo sua patrona”.
La scritta termina con il nodo di Savoia, che scorre anche attorno ai due archi che separano la cappella dal presbiterio.
A Malta, insomma, per merito di Flaminio Balbiano, chi si interessa di arte, non può fare a meno di sentir parlare di una città piemontese di nome Chieri.
Antonio Mignozzetti