SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. UN DIPINTO CHE E’ TUTTO UNA SORPRESA

Non certo come il Duomo, ma a Chieri anche il  Santuario dell’Annunziata   è ricco di sorprese in fatto  di arte e di storia.  Sorprese tornate di attualità in queste settimane,  nelle quali la Confraternita della Misericordia, che gestisce il santuario, mette in mostra, insieme alla plurisecolare raccolta di ex voto,  una selezione di documenti  antichi che raccontano i momenti cruciali della sua storia, dalle origini medioevali ai nostri giorni. Dal punto di vista artistico, il centro di attrazione  del santuario è il dipinto raffigurante l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele alla Beata Vergine Maria: un’opera che,  racchiusa in una  splendida edicola marmorea, sovrasta l’altar maggiore ed è tutto una sorpresa. A cominciare dalla tecnica usata dall’artista: infatti, trattandosi di un dipinto eseguito su muro, verrebbe spontaneo pensare che si tratti di un affresco, ed è quello che tutti, compresi gli studiosi che hanno avuto modo di interessarsene, hanno creduto per secoli.  Doveva arrivare l’anno  1957 perché un semplice restauratore, il prof.  Severino Borotti, che aveva avuto l’incarico di staccare il dipinto dal muro e di restaurarlo,  si accorgesse che non si trattava di un affresco ma di una pittura ad olio su muro: una tecnica poco usata da noi, ma molto utilizzata nell’Europa del Nord, specialmente dai pittori fiamminghi.  Il professore, dopo aver staccato con successo il dipinto e averlo ricollocato in posizione più rialzata rispetto a prima, si rifiutò di restaurarlo, perché temeva per l’integrità della finissima pellicola di colore ad olio di cui era formato.

Antonio Mignozzetti