Maria Francesca Garnero: ricordi di una lunga e bella collaborazione
“Quel brindisi sotto la meridiana che purtroppo non potremo più fare…”
Ciao Maria Francesca!
Ti saluto oggi così come tante volte ho fatto affacciandomi alla porta del tuo ufficio, quando la Biblioteca era in Via Giovanni De Maria. Quando venni da te la prima volta, nel marzo 1993, ero giovanissimo e “serenamente preoccupato”: iniziavo infatti a occuparmi dell’Archivio del Duomo, dopo la scomparsa dell’indimenticabile Comm. Caselle e ricordo chiaramente la tua cordialità e affabilità nel conoscermi. Il tuo incoraggiamento fu prezioso.
Negli anni successivi seguirono tante collaborazioni o anche solo una visita da te perché volevi consegnarmi una pubblicazione o un invito a qualche evento. Senza riunioni o proclami si collaborava, si faceva rete per assicurare, a chi di Chieri e della sua storia si iniziava a interessare, la massima disponibilità. Ci si ritrovava per la presentazione di un libro, per una bozza da correggere, per lavorare su quelle iniziative culturali che avevano come scopo la valorizzazione del nostro territorio e della storia di Chieri.
Trovavi sempre il tempo, a margine delle attività, per domandarmi dei figli, del lavoro. Ti entusiasmavi se ti raccontavo dell’ultima scoperta in Duomo, di un’attribuzione certa a un’opera, di un documento antico ritrovato. Entusiasmo che significava incoraggiamento a proseguire.
Quella stagione che pareva dovesse continuare lungamente, perché le cose belle non dovrebbero mai finire, fu bruscamente interrotta. Anche qui non mancarono le tue parole di rammarico e di speranza. Poco prima che tu andassi in pensione, mi chiamasti per comunicarmi che chi si stava occupando dell’allestimento del Museo don Bosco in San Filippo si era accorto di un errore nella copia della meridiana nel cortile. Una verifica e scoprimmo che gli errori erano due: uno
sull’originale erroneamente restaurato e uno sulla copia; due errori facilmente risolvibili. Ma non ce l’abbiamo fatta, nonostante prima i tuoi, poi i miei, ripetuti appelli. Tanto eri appassionata che, quando ci siamo visti l’ultima volta, ne abbiamo ancora parlato e poche settimane fa ci siamo scritti nella speranza di risolvere questo “svarione”, perché, mi scrivevi, “anche a me sta a cuore questa faccenda”.
Afflictis lentae celeres gaudentibus horae, è questa la frase giusta, sulla base della quale bisognerà procedere alle due correzioni, e che significa che le ore passano celermente per chi è gaudente e lente per chi è afflitto. Nell’ultimo messaggio ti dispiacevi di non poter fare di più a causa della salute e io ti proposi, appena la correzione fosse avvenuta, di trovarci sotto la meridiana per un brindisi e tu mi hai risposto: “Certo!”. Spero di farlo quel brindisi, cara Maria Francesca, e guardare da quel cortile lo squarcio di cielo, dove ti immagino per sempre gaudente.
Ciao Maria Francesca! Arrivederci.
Roberto Toffanello