Chieri. Quella riqualificazione urbanistica con villette e discount…

Qualche riflessione sul progetto urbanistico che intende unire strada Andezeno e strada Baldissero

 

Scorrendo le pagine del Corriere di Chieri del 12 luglio, mi sono imbattuto in un articolo di riqualificazione urbanistica che mi ha imposto una sommessa riflessione.

Senza alcun altro motivo se non condividerla, chiedo spazio su questo giornale.

 

Si tratta del progetto urbanistico che intende unire strada Andezeno e strada Baldissero, riqualificando l’area con la demolizione del giacente fabbricato ex Piemme, per costruire un nuovo discount, e infine, delle nuove villette nel prato a monte.

Senz’altro, un allaccio stradale tra strada Baldissero e strada Andezeno è un’opera dovuta per alleggerire il traffico, destinate oltretutto a una strada molto rovinata: via Giuseppe di Vittorio che, variata in una mini bretella sarebbe finalmente aggiornata anche a livello di mantenimento urbano.

È vero che si tratta di interventi già approvati e in attesa di realizzazione, ma nel frattempo, di questi tempi le cose cambiano in fretta. Un’ipotesi su cui riflettere per pura accademia di logica alternativa, è legata alle due aree dove è prevista una variazione di ruolo.

La prima è legata alla struttura ex Piemme che, anziché essere destinata a riconversione abitativa, sarà ricostruita sotto forma di un discount che fa parte di una “grande catena” della quale sarebbe stato interessante, perché no? Saperne il nome.

La seconda è riferita alle nove villette efficienti e “sostenibili” che verranno edificate nel lotto che fa angolo con strada Baldissero, attualmente, pur con beneficio d’inventario, adibito al suo secolare ruolo di prato.

Si tratta di due operazioni destinate a far profitto. La prima proprio secondo il suo acronimo di BPR, che sta per Business Process Reengineering, perciò è lecito pensare che in una città come Chieri, dove si contano a centinaia gli alloggi vuoti e da riqualificare, un altro condominio non sarebbe stato un affare? Ben altra cosa un nuovo ipermercato, che a modesta opinione di chi scrive, sarebbe una mossa già vista, oggi persino obsoleta in un contesto più consapevole che, nelle grandi città, sta tendendo alla riapertura di tutti quei negozi oggi chiusi, che migliorano la vita di quartiere, e non solo quella.

Dunque, poiché i tempi cambiano, perché inserire una nuova struttura che da sito ex produttivo, trasformerà l’aerea in un nuovo sito produttivo, ma per chi? La collocazione è sulla direttiva Andezeno-Castelnuovo Don bosco e via. Non è difficile immaginare un’affluenza verso il nuovo discount da parte di pendolari da e verso nord-est. Ma in zona, un piccolo supermercato già c’è… Leste riflessioni per un’altra visuale. Oggi, non solo si tende a riqualificare i quartieri ridando vita alle piccole attività, anziché sopprimere chi resta, ma il clima che cambia, in ogni metropoli avanzata del mondo ha dato il via a una nuova era di progetti anticipata da quell’architetto Paolo Soleri che mi ispirò gli studi fine anni 70.

Si tratta della riforestazione urbana e della bioarchitettura; scelte coraggiose molto più attente alla restituzione all’ambiente ciò che l’urbanizzazione ha scippato nel tempo, piuttosto che a quel Business Process Reengineering, che a soffermandosi sulla parola business la dice lunga.

Piantare un piccolo parco di Paulownia, splendida pianta mangia-smog dalle infinite qualità, non è un grande affare immobiliare, eppure non ci guadagna solo la “sostenibilità ambientale”. Ma in certi Comuni arranca, idea poco in linea con vecchie scelte “soldo compatibili” che funzionano sempre.

Qui si inserisce la faccenda delle villette “sostenibili”. Non lo saranno mai, per motivo semplice: il terreno non è un bene rinnovabile e ne abbiamo già ucciso abbastanza. Poi, certo le villette godranno di ogni gadget tecnologico in ambito energetico e di conduttività termica (fattore lambda), ma per ogni metro di terreno costruito, lo scambio termico con l’atmosfera non è più lo stesso.

È vero che nove villette paiono poco in confronto al resto del mondo, ma in fondo non è che uno scusa che ne legittima altre. Dunque, il prato diventerà comunque cemento, come in quella vecchia canzone di Adriano Celentano, ma non si tratterà di un business di riprogettazione, ma un business e basta.

Sarebbe interessante sapere l’opinione delle talpe che abitano nella zona… Minuta, ma minata nella sua biodiversità, e poi: “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” (G.A.). Parole di chi se ne intendeva, perciò alzi la mano chi pensa che le nove villette resteranno nove o saranno capostipiti di una nuova distruzione di prati che rendono poco o niente. Già se ne intuisce una stradina laterale, ma questa un’illazione, è pensar male…

Chiudendo: immagine di uno scenario diverso, più evoluto e migliore, non è peccato. La strada serve davvero, e questa ci può stare. Il resto invece fa parte veramente di quei progetti avanzati che stanno rimodellando il volto di alcune città? Chieri sarebbe tutta da affidare a un progetto di bioarchitettura e riforestazione, ne uscirebbe una bellezza.

Carlo Mariano Sartoris