SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Chieri, la chiesa di San Giorgio: com’era

In verde la pianta originale della chiesa di San Giorgio. In grigio, gli ingrandimenti successivi. (da G. Vanetti, La chiesa di San Giorgio di Chieri)

Una “capella sancti Georgii”  è nominata per la prima volta nel 1141 dalla famosa bolla di Innocenzo II che elenca le chiese dipendenti dalla Collegiata di S. Maria della Scala. Doveva essere un piccolo edificio situato nel “castrum sancti Georgii”, il luogo più elevato della città, e vicino alla torre civica, l’uno e l’altra costruiti nei primi anni del Mille per volere di Landolfo, vescovo di Torino. Nei secoli XII-XIII, quando Chieri diventò e si affermò libero Comune, la cappella fu sostituita da una chiesa più prestante e la vicina torre municipale rialzata e adibita anche a campanile. Distrutta da un incendio nel 1412, attorno al 1441 fu ricostruita (foto 1) a spese della potente famiglia dei Villa, che praticamente ne assunsero il patronato.  Ma per compensare il forte dislivello esistente fra la facciata e l’abside, sotto quest’ultima si dovette costruire un ampio vano di compensazione che più tardi la Compagnia del SS. Nome di Gesù (o degli Angeli, o di San Michele) avrebbe trasformato in cappella, dedicandola a San Michele Arcangelo e facendone la sua sede.

La struttura gotica originaria è ancora integra, ma bisogna saperla “leggere” scartando mentalmente le aggiunte successive. Ne emerge un ambiente rettangolare (foto 2), che due file di colonne a fascio suddividono in tre navate, quella centrale terminante in un’abside poligonale. Non c’erano cappelle laterali. Il Theatrum Sabaudie (foto 1) documenta una facciata di mattoni a vista sulla quale si apriva un portale gotico sormontato da una trifora.

Nel 1584 (visita apostolica di mons. Angelo Peruzzi), nella chiesa oltre all’altar maggiore c’erano: altri due altari ai lati dello stesso (uno di San Rocco e l’altro di San Pietro);  due altari (uno dedicato alla SS.ma Trinità, l’altro a San Bernardino) addossati ad altrettante colonne; due altari aderenti alle pareti laterali (entrambi di patronato dei Balbiano) dedicati a San Sebastiano e a San Vito e due in fondo alla chiesa, ai lati dell’ingresso.

Nel Seicento la chiesa subì profonde trasformazioni e aggiunte. Il campanile ricevette l’attuale aspetto a pagoda.  La chiesa venne ampliata e furono create quattro cappelle laterali. In corrispondenza dell’altar maggiore fu costruito un piccolo campanile triangolare. Le cappelle si arricchirono di opere d’arte. Venne tutta affrescata anche la sottostante cappella di San Michele Arcangelo.

Antonio Mignozzetti